"Grand Opening Hangar Bicocca.
Christian Boltanski, Fausto Melotti, Carlos Casas, Stefano Boccalini"
Milano. Hangar Bicocca. Via Chiese, 2 Milano.
25 giugno-19 settembre 2010.
Orari: tutti i giorni 11-19. Giovedì 14,30- 22. Chiuso il lunedì.

Il CUBO. E, nel cubo, una montagna di stracci. Più esattamente vecchi indumenti dismessi. In alto, dal braccio di una gru , pende una grande pinza meccanica rossa, di quelle che spostano detriti e rifiuti sui camion nei cantieri, che ondeggia sulla montagna di abiti. Ne afferra una quantità a caso, e sempre a caso, li sposta e li lascia cadere da un'altra parte del mucchio. E poi ricomincia: riprende abiti dalla stessa parte e li riporta dove prima li aveva presi, lasciandoli cadere. Il tutto in un allucinante assenza di voci umane. Solo ossessionante e lugubre il battito di un cuore umano che riempie come un continuo rombo, tutto l'ambiente.
5_boltanski_400E' l'opera dell'artista francese: Christian Boltanski con la quale sono state inaugurate le nuove eleganti ristrutturazioni dell'Hangar Bicocca di Milano, divenuto ufficialmente un "laboratorio d'arte", con nuovi spazi per ristoro, lettura e lavoro.
L'antica fabbrica della Pirelli, con la sua gigantesca struttura, oggi dismessa e riconvertita in spazio per esposizioni di Arte contemporanea, è in grado di accogliere opere dalle dimensioni gigantesche, come sono appunto le famose sette torri , i "Sette palazzi celesti" di Anselm Kiefer , che ora godono di una scenografia davvero splendida ed emozionante.
Per accedere all'opera di Christian Boltanski, il famoso "CUBO", l'artista ha allestito una specie di tunnel luminoso, un percorso di luce, lungo quasi come il capannone dell'Hangar.
E non si pensi al già celebre mucchio di stracci multicolori ai quali l'artista biellese Michelangelo Pistoletto ha accostato negli anni ruggenti dell'Arte Povera, il bianchissimo calco della Venere.
Gli stracci dell'opera di Pistoletto erano brandelli di tessuto, con una probabile allusione al mondo del lavoro biellese, dei tempi in cui, in certe fabbriche c'erano macchine e operarie addette alla cernita degli stracci, che poi venivano riutilizzati.
8_boltanski_400Qui, nell'opera di Boltanski , gli stracci , ben 30 tonnellate, sono "abiti", come ha precisato l'autore. E ogni abito rappresenta un individuo umano che ,dall'alto , dalla gru, un dio cieco "Dieu est aveugle", come ha detto l'artista , prende , solleva e poi getta, come inutili "stracci".Sono le persone, gli uomini, nel mucchio dell'umanità.
Intorno solo il rumore del cuore umano, divenuto un unico rombo, uguale. ossessivo, assordante. Il "cuore dell'umanità", come lo ha costruito Boltanski registrando il battito cardiaco di 500mila persone, per costruire il suo progetto utopico di un Archivio del cuore.
Potremmo attribuire all'opera l'eco di una lontana vena di classicità, con la citazione del Demiurgo "cieco" di reminiscenza platonica.
Evidentemente l'umanità, con tutte le sue sofisticate ricerche filosofiche, non sarebbe mai arrivata, da sola alla Buona novella di quel "Dio ti ama", di impostazione cristiana che consentirebbe al mucchio di "abiti vuoti" di risollevarsi e riprendere vita in una luce di speranza.
Boltanski , che ha alle spalle una profonda emozione personale legata alla Shoah, prosegue nel suo intento: " Vorrei riunire in un unico luogo la registrazione dei battiti del cuore dell'umanità". Lo scrive anche a fianco di un'apposita cabina dove a ogni visitatore è possibile registrare il battito del proprio cuore che andrà a sommarsi a quello di altre migliaia di individui.
Si potrà poi ritirare un cd con registrato il battito del proprio cuore: per 5 euro.
A distanza di anni, dice convinto Boltanski, si potrà così sentire anche il battito del cuore di chi non c'è più. La ricerca di una parvenza di eternità affidata ai moderni mezzi della tecnologia.
12_melotti_1_400Sempre all'Hangar della Bicocca, è allestita su grandi schermi l'opera dello spagnolo Carlos Casas che indaga con la cinepresa in luoghi del mondo dove vivere è un'esperienza estrema, ad esempio i deserti gelidi e i ghiacci della Patagonia,
All'ingresso dell'Hangar dove sono stati costruiti giardini, viali e grandi aiuole di fiori colorati, è stata collocata una grandiosa opera "Sequenze" di Fausto Melotti .
All'esterno dei capannoni è stata poi realizzata l'opera "Melting Pot 30" di Stefano Boccalini, una struttura stabile per ottenere, attraverso la compravendita, uno scambio vivace fra arte e pubblico, per una maggiore e migliore reciproca conoscenza.




Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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