Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
E’ una mostra singolare, bella e particolarmente interessante, allestita nella prestigiosa sede del Museo delle Culture di Lugano (Svizzera), la grande Villa Heleneum , affacciata tra gli alberi maestosi e i cespugli fioriti di un antico parco sulla riva del Lago, verso Gandria.
Una sceltissima serie di immagini nitide, preziose, sorprendenti ripropongono all’attenzione il gruppo etnico degli Armeni, un’antica popolazione che fu vittima di genocidio e che lasciò il segno della propria fede e della propria cultura millenaria nel territorio che le appartenne, attraverso le molteplici croci scolpite nelle pietre, immagine della Croce di Cristo, che campeggiano fitte , quasi a formare un pizzo, sulle pareti di antichi monasteri , di cappelle rupestri e di chiese che svettano improvvise fra le rocce nude di un terreno desertico su cui transitano lungo il giorno, si formano e si dissolvono grandi nuvole bianche appoggiate su un cielo blu.
Le croci, appaiono ovunque, come segno gioioso tra i viluppi di arabeschi fantasiosi, circondate da incantevoli raffigurazioni dei personaggi che hanno fatto la storia della religione cristiana( la Natività, la Crocefissione, la Resurrezione, la Vergine Madre di Dio) o figurano nitide e spoglie, in un susseguirsi di incisioni quasi uguali sulle pareti di antichi manieri e conventi o di massicce stele tombali.
Elio Ciol è un celebre fotografo friulano con un ricchissimo curriculum di opere e pubblicazioni che, nel corso di un suo viaggio in Armenia, ha ritratto le croci come nella sequenza di una sinfonia, parlando di “ canto delle pietre”, di “forza delle pietre”, tanto le croci incise “parlano” anche oggi di una civiltà millenaria che “ha espresso nei secoli, in modo quasi ossessivo ,la propria radicale adesione al Cristianesimo”.“Un ritratto lirico – così è stata definita l’opera fotografica di Ciol – giocato nell’esaltazione del contrasto fra luce e ombra, che intende deliberatamente suggerire l’amore per il creato e la forza della Fede”.
Un “viaggio spirituale” in cui è possibile cogliere “ il fascino segreto del paesaggio, dell’arte e della cultura armena”.
La mostra , parte di un progetto messo in atto da Alessia Borellini e Adriana Mazza, ricercatrici del MCL (Museo delle Culture di Lugano) è curata da Adriana Mazza, alla quale si deve anche il pregevole catalogo edito da Giunti (Firenze), in cui sono raccolte bellissime immagini e importanti saggi.
Le 76 fotografie d’arte esposte, realizzate con tecnica analogica e stampate in banco e nero entreranno a far parte delle collezioni del Museo delle Culture di Lugano.
Fotografie di Carmelo Patea