Quando l'arte racconta. "Epitaffio di Gllavenica".
Mostra "".
A cura di Apollon Bace. Torino, Palazzo Madama 24 gennaio - 7 aprile 2013.
Orari: da martedì a sabato 10-18. Domenica 10-19.

cristo_di_gllavenico_400Fra i "Tesori del Patrimonio Culturale Albanese" presenti nell'interessante mostra allestita nella Sala delle Guardie di Palazzo Madama, a Torino, c'è un particolare oggetto che conquista per la preziosità dell'esecuzione, e per la realtà che rappresenta.
Nella città della Sindone c'è, in questa occasione, una "sindone" nuova anche se assolutamente diversa da quella conosciuta alla quale è accostabile solo per similitudine di significato.
Si tratta di una raffigurazione del Cristo Morto deposto su un grande "lenzuolo" che ricorda il celebre "lino" (la Sindone appunto) di cui parlano i Vangeli, nel quale fu avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce, e che fu trovato poi accuratamente ripiegato nel sepolcro dopo la resurrezione.
E' il celebre e venerato "Epitaffio di Gllavenica" , della Cattedrale di Ballsh, un drappo sul quale è raffigurato il corpo del Signore che non manca di suscitare emozione.
In confronto all'assoluta semplicità della Sindone di Torino, che conserva soltanto l'impronta del corpo del Signore, e risulta con immediatezza essere un lenzuolo comperato sul momento, sempre secondo il racconto evangelico, per la sepoltura di Gesù, ed è infatti senza ricami e senza ornamenti di alcun genere, il lenzuolo raffigurato tra i tesori albanesi è un grande drappo di lino, interamente ricamato con fili di seta, d'oro, di rame e argento sul quale è raffigurato con vigorosa naturalezza, elaborato nell'essenzialità del disegno medioevale, il corpo del Cristo morto. Un "lenzuolo" che presenta una ricca serie di ornamenti.
Intorno all'immagine di Cristo, sono raffigurati, tra medaglioni ornamentali, diversi Angeli e Apostoli, ricamati secondo i canoni dell'arte bizantina, e in alto sono evidenziati due personaggi tipici tratti dal racconto evangelico della Passione: Maria, la madre di Gesù e Giovanni, il discepolo prediletto a cui Gesù morente raccomandò la madre.
La singolarità consiste proprio nell'imponente raffigurazione del "lenzuolo", oggetto che è solitamente ignorato o trascurato dagli artisti.
Il drappo, di raffinatissima fattura, è come scrive Apollon Bace, curatore della mostra "uno dei tre superstiti sudari con iscrizione dedicatoria di età medioevale. Serviva alle celebrazioni del Venerdì Santo. E' un tessuto di lino di 250 x 117 cm. Foderato e ricamato con fili d'oro, argento, rame e di seta rosa, blu, verde, e gialla di diverse tonalità che creano effetti di chiaroscuro. Sul sudario è ricamato in greco, con lettere d'oro, il vero e proprio epitaffio che ne ricorda il committente: il vescovo Kalisi di Gllavenica e Berart; la data: 22 marzo 6881 (1373) e l'autore: Gjergj Arianiti, con il ricamatore d'oro".
Oggi la Sindone di Torino torna attuale per la felice notizia che vedrebbe riaperta per l' "Anno delle Fede 2013" la Cappella del Guarini che normalmente ospita il "sacro lino", essendo in via di conclusione le imponenti opere di restauro che l'hanno quasi interamente "ricostruita" dopo il disastroso incendio del 13 aprile 1997.
L' "Epitaffio di Gllenica", ricordando un momento del sacrificio di Gesù. le si accosta idealmente per dignità e bellezza.



Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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