Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
Cambiare, comunicare, coinvolgere il visitatore. Sono mete che si possono raggiungere. Con criteri nuovi, con allestimenti speciali, con "accostamenti" strettamente voluti, per molti aspetti anche rischiosi, ma in realtà possibili, se a guidarli è una mano competente che sa di poter ideare e proporre cose di alto livello. In uno dei più celebri santuari italiani dell'arte: la Pinacoteca di Brera, è stato ideato un percorso nuovo, che consente a grandi artisti contemporanei di affacciarsi e quindi di insediarsi in modo assolutamente dignitoso e gradevole, fra i grandissimi artisti del Quattrocento, Cinquecento, Seicento italiano e oltre.
Una sfida? Un'iperbole? O semplicemente una volontà di esistere che a presenze ormai storiche nel campo dell'arte consente la possibilità di affiancarsi a capolavori di altissimo livello.
"Per far conoscere, per cambiare, per offrire al pubblico la realtà vitale dell'arte del Novecento- ha detto la soprintendente dell'Accademia di Brera," per promuovere nello spettatore una partecipazione attiva".
Ed ecco " Burri e Fontana a Brera". Un progetto in un certo senso avveniristico al quale hanno lavorato studiosi come Sandrina Bandera con Bruno Corà,Marina Gargiulo e Paola Strada con Cesare Maiocchi, con l'allestimento dell'architetto Corrado Anselmi e Antonella Pasquale.
Un'opera d'arte nell'opera d'arte, potremmo definire il loro lavoro, perché il tutto è giocato su "sensazioni" nuove che hanno determinato collegamenti e scelte fra le opere d'arte di due dei maggiori artisti del Novecento: Alberto Burri e Lucio Fontana ,con le opere dei grandissimi maestri della classicità, primi fra tutti Piero della Francesca, Raffaello e Caravaggio.
Il percorso costituito dalle nuove opere d'arte disseminate tra i grandi capolavori del passato è gradevole, e risultano sorprendentemente felici certi arditi accostamenti, che stabiliscono, come è nell'intento dei curatori, un possibile dialogo fra le opere e gli autori, nelle scelte cromatiche, nelle strutture pittoriche, o nell'imperiosità e nell'eleganza del gesto. Così il "Rosso plastica,1962" di Burri, con il Cristo deposto della "Pietà" di Carlo Crivelli , come ancora il "Rosso, 1952" di Burri accostato alla "Pietà" di Lorenzo Lotto, o le modulazioni cromatiche e i tagli di Fontana accostati alla S.Elena del Tintoretto e alla "Cena in casa di Levi" del Veronese
Ci sono le "Crete" di Burri a ripetere le luminescenze gessose della "Pala Montefeltro"di Piero della Francesca, e ancora un "Concetto spaziale,1950" di Fontana a evocare i bagliori della corazza del signore di Montefeltro che vi è raffigurato. O i buchi di Fontana a ricordare il corpo del"Cristo" del Bramante,
Il coraggio di apparire accanto alla "Cena di Emmaus" del Caravaggio è toccato al "NeroSC3,1954" di Burri, come a un preziosissimo scintillante, "Concetto Spaziale, 1967" di Fontana, l'accostamento al "San Francesco" di El Greco. Ancora il "Bianco Nero Cellotex, 1969" di Burri, accanto allo spettacolare "Ritrovamento del corpo di S.Marco" del Tintoretto, il rosa dell'abito della Maddalena di una cena del Veronese, con il rosa di una croce di buchi di Fontana. Un grande nitido "Nero e oro, 1993" di Burri di fronte alle limpidità di Cima da Conegliano e di Bellini. Un icastico "Sacco e Rosso SP2,1955" di Burri arditamente (o sommessamente?) proposto accanto allo "Sposalizio della Vergine" di Raffaello.
Sono comunque tutte opere di altissimo livello quelle proposte in mostra e prestate in maggior parte dalle Collezione Burri di Città di Castello e dalla Fondazione Fontana.
Consentono di respirare quella circolazione emotiva di grandissimo afflato fra opere distanti nei secoli, avvicinate da quella straordinaria esperienza di genialità che emana in ogni caso dall'arte vera, di dimensione grande.