"In confidenza col sacro. Statue vestite al centro delle Alpi".
Sondrio. Galleria Credito Valtellinese e Museo Valtellinese di storia e arte.
10 dicembre 2011- 26 febbraio 2012.
A cura di Francesca Bormetti. Orari: da martedì a venerdì: 9-12/15-18. Sabato e festivi: 15-18.
Chiuso il lunedì. Ingresso libero

2__madonna_roncaglia_400Iniziare una ricerca sulla religiosità dei tempi passati, soprattutto nelle zone alpine, è come spalancare la porta su una messe infinita di notizie, immagini e oggetti che restituiscono , attraverso le attestazioni della fede, pagine interessantissime di storia della società e del costume delle diverse popolazioni, nelle varie zone del territorio.
Lo dimostra un'interessante ricerca dedicata alle "Madonne vestite" in Valtellina, ossia a quelle statue che ancora oggi sono collocate sugli altari rivestite con abiti sontuosi, frutto della devozione, dell'ambizione e della fantasia dei devoti.
La mostra è allestita a Sondrio, nella Galleria del Credito Valtellinese, e apre con un titolo curioso "In confidenza col sacro".

L'iniziativa è nata dall'idea di una studiosa, Francesca Bormetti, alla quale si deve anche il consistente catalogo, che ha svolto una ricerca capillare sul territorio della Valtellina riscoprendo una miniera di cose interessanti.
La vestizione delle statue della Madonna, con abiti particolarmente sontuosi, fa parte di una tradizione antica ben radicata specialmente nel territorio alpino. 4__madonna_val_di_rezzalo_400
Le "Madonne". dal volto delicatissimo, vere e proprie statue, ma in molti casi soltanto manichini con parti mobili per agevolare la vestizione, hanno interi corredi: abiti, mantelli, e anche capi di abbigliamento legati all'usanza dei tempi, come ad esempio il busto, portato nei secoli scorsi da tutte le donne.
Erano le donne del popolo a preparare abiti e manti ricamatissimi, ma anche le ricche signore, le nobildonne che offrivano con orgoglio abiti fatti di tessuti preziosi, spesso intessuti d'argento e d'oro.
Le Madonne, (ma anche statue di angeli e Santi) venivano addobbate in occasione delle grandi festività, soprattutto per la festa del paese. Era un vero e proprio rito, fatto con devozione e con amore, in estrema "confidenza" con il sacro, come recita il titolo della mostra..
Ma perché vestire la statua della Madonna? Forse era il tempo in cui le persone avevano "il vestito della festa", e anche la Madonna doveva apparire in determinate occasioni più bella, anzi bellissima, come una regina. E ogni generazione, producendo abiti secondo il gusto del tempo, lasciava il segno della propria epoca.
O forse si può pensare un lontano retaggio dell'abitudine pagana di ornare gli idoli nel passato?
Anche nel Biellese, ancora oggi, in certe parrocchie o Confraternite, le Statue della Madonna vengono ornate con manti splendidi, e in certi casi con gioielli, in occasione della festa, o per le processioni. In particolare le statue della Madonna del Rosario, o della Madonna del Carmine. La Madonna di Oropa, poi, non aveva soltanto il ricchissimo manto, ma possedeva anche un suo corredo di gioielli, frutto delle donazioni dei devoti, tra cui anche una regina, che le venivano appuntati al petto.
29__poschiavo113_400La statua della Madonna, nel Santuario di Graglia è ancora oggi una statua"vestita". Indossa un lungo abito ornato di ricami e sulle spalle porta un prezioso manto. E' questo in genere l'abito delle Madonne di Loreto.
Nel territorio biellese però le immagini della Madonna, oggetto di venerazione, erano prevalentemente dipinte. Un particolare interessante di abiti sontuosi "dipinti", si può trovare nel Santuario del Mazzucco (Camandona), in cui la Madonna. raffigurata tra i Santi, è ornata da un ampio manto verde con ricami, ed ha in capo la corona.
Le statue collocate nelle chiese o negli oratori erano tuttavia di una bellezza che non richiedeva altri ornamenti. Ne esistono addirittura con gli abiti interamente dorati, altre hanno ricami e fiori già dipinti sul manto. Si preferiva forse questo modo più diretto e immediato per impreziosire la statua.
Francesca Bormetti dice però che alla fine dell' Ottocento, l'usanza di creare statue e manichini, trasformati poi dalle vestizioni ( molto particolareggiate) in bellissime e preziose Madonne, venne abolita da molti vescovi, e alcune statue furono bruciate o nascoste nelle soffitte o negli armadi delle sacrestie. 49._madonna_rezzalo_0038_400
Nel Biellese, se in qualche caso le vecchie Madonne vennero rimosse, talvolta per far posto a devozioni più recenti (Lourdes), altre finirono nei ripostigli delle chiese, altre ancora rimasero sugli altari, specialmente negli oratori delle Confraternite. Lo studio dei loro abiti, dei paramenti religiosi, sia nei tessuti che nei ricami, è comunque un mezzo per riavvicinare a una forma di devozione che rivela, oltre alle dimensioni della fede, gli aspetti più vivi e interessanti della storia del costume e delle civiltà locali.



Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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