100% ITALIA . CENT'ANNI DI CAPOLAVORI. NELL'ARTE ITALIANA DEL NOVECENTO.
A CURA DI ANDREA BUSTO.
21 SETTEMBRE 2018 - 10 FEBBRAIO 2019.
BIELLA. MUSEO DEL TERRITORIO. "FUTURISMO 1920 - 1944" .
Orari: da mercoledì a domenica 14,30-19. Sabato e domenica: 11-19.

20190109_175610_512"100% ITALIA. Cento anni di capolavori" E' la grande mostra dedicata al XX Secolo, il 1900, promossa dal Museo Fico di Torino e curata da Andrea Busto, che ha coinvolto tre diverse città piemontesi:: Torino, Biella e Vercelli, con 7 sedi espositive, tra le quali : Palazzo Gromo Losa a Biella Piazzo e il Museo del Territorio di Biella, in Via Quintino Sella, Chiostro di San Sebastiano.
In quest'ultima sede è allestita la Sezione dedicata alla stagione del Futurismo Anni 1920- 1944, curata da Luigi Sansone.
Oltre una cinquantina di opere, dipinti e disegni, con importanti sculture, che raccolgono i nomi di alcuni dei più prestigiosi artisti del Movimento Futurista.
Il Futurismo era nato il 20 febbraio 1909 con la pubblicazione sulle pagine de "Le Figaro" a Parigi, del famoso Manifesto del Movimento Futurista di Filippo Tommaso Marinetti.
" Dopo i tragici eventi della Prima Guerra Mondiale -si legge nella presentazione della Mostra - il Futurismo aveva ripreso nuovo vigore con la pubblicazione dei manifesti "Il Tattilismo" di Marinetti e il "Teatro della Sorpresa" firmato da Marinetti e Francesco Cangiullo a cui seguirono il "Manifesto dell' aeropittura" del 1929 e il "Manifesto della fotografia" del 1930.
A questi ultimi due manifesti si ispira l'intera costruzione della mostra al Museo del Territorio di Biella presentando, in un lucido ed elegante allestimento, pregevoli opere che testimoniano in particolar modo la stagione dell' "Aeropittura".
"Negli anni successivi- si afferma ancora nella presentazione- fu tutto un susseguirsi di proclami futuristi intesi a rinnovare la pittura, la scultura, la musica, la letteratura, il teatro, l'architettura e la fotografia"
Di questi tentativi di rinnovamento per entrare nella nuova dimensione avveniristica dell'arte rendono vivace testimonianza le opere esposte, tutte di notevole qualità, dovute ad artisti di grande fama, come Marinetti, Depero, De Sanctis, Farfa, Tullio Crali, Prampolini, Gerardo Dottori, Dingherhoff, Mino Rossi e altri.
Era il tempo in cui ci si era invaghiti del volo. L'aeroplano realizzava il sogno atavico dell'uomo finalmente attuato dalla tecnologia: "volare". E con l'aeroplano, come allora si diceva con esattezza, si poteva anche "scherzare", con manovre audaci, piroette nel cielo, picchiate e cabrate, vorticosi giri nello spazio, alla ricerca di emozioni sempre più forti.
Le opere in mostra esaltano attraverso eleboratissime creazioni d'arte: dipinti, disegni e perfino sculture, la "meraviglia" di sensazioni inebrianti, fino allora mai provate, e forse nemmeno immaginate.
Non certo facile tradurre in immagini dipinte, l'eccezionale dimensione di panorami visti in volo, o nel corso di vorticose manovre negli spazi celesti. La stessa potenza dei motori e delle eliche che con il loro movimento consentivano il volo era difficile da attuare.
I futuristi ci hanno provato filtrando i loro sogni con giochi di colori, superfici aggrovigliate , elementi stilizzati protesi verso il cielo, dipingendo anche il vorticoso girare delle eliche nello sforzo immane di portare in alto l'aeroplano.
Gli esiti sono sorprendenti, come dimostrano le opere in mostra, capaci di condividere, al di là dei canoni dell'arte tradizionale, le emozioni che le nuove prospettive di visione potevano offrire.

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Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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