Imer Guala. LA DOPPIA REALTA'. Rilievi dipinti 1989- 2008.
Museo del Territorio Biellese. Chiostro di San Sebastiano. Biella. 
3 luglio-3 agosto 2008. Orari: da martedì a venerdì 15-19. Sabato e domenica 10-19.

E' dedicata a uno degli artisti biellesi più noti e affermati, il pittore Imer Guala, la nuova mostra inaugurata al Museo del Territorio di Biella Una mostra di considerevole spessore contenutistico e di gradevole impatto visivo con cui Biella vuole celebrare uno dei suoi migliori artisti.

"La mia arte non deve essere ferma, ma in movimento" dice Imer Guala, "Voglio che vada, che cammini. Che incontri la gente  e suggerisca pensieri e contenuti, nuovi, diversi..."

Ed eccola, la sua arte: discreta, vigorosa e insieme dolce, chiusa nella perfezione formale di oggetti che parlano e si negano, in un ambiguo gioco di presenza-assenza che portano l'artista nei piani di un personalissimo surrealismo simbolico, o se si vuole, di un simbolismo magico, in cui immagine, figura e mito, si compongono e si contrappongono in un avvincente gioco di bellezza e poesia.

Imer Guala è nato a Cossato, ha iniziato la carriera artistica come allievo del pittore Boffa Tarlatta. Si è quindi trasferito a Milano, dove ha fissato la sua residenza , alternando lunghi periodi di permanenza a Nizza e in Francia. Ha conosciuto e frequentato grandi artisti tra i quali  Cocteau, Delvaux, Corrado Cagli e Giorgio De Chirico. Ha esposto in numerosissime e importanti mostre personali in Italia e all'estero, ricevendo ovunque ammirazione e consensi. Attualmente risiede e lavora a Sordevolo.

"I miei lavori, dice, nascono in modo imprevedibile da una frase sentita o da qualche cosa intravvista camminando. Mi piace passeggiare mentre oggetti e pensieri fluttuano e diventano visibili. Non mi interessa definire ciò che ottengo poichè temo il blocco e il limite del finito".

"Un tempo avevo l'ambizione di riuscire a concludere un contenuto, di esaurire un'idea circoscrivendola in uno spazio determinato. Ora penso diversamente: il tema si deve poter riprendere in più opere, con mutazioni che permettono di riproporre parti ed elementi appartenenti a periodi antecedenti."

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Anche per quanto riguarda la tecnica pittorica il discorso di Imer Guala si fa mutevole: "Sono partito da una pittura fortemente materica. Poi ho abbandonato pian piano la materia, affidandomi soltanto alla forma e al colore". Ora la materia ritorna, quasi come esigenza di un'antica  e mai dismessa fisicità. Nascono così i "rilievi dipinti", in cui ancora una volta è il gioco "doppio" di linee, superfici, ombre e luci a creare un sofisticato dialogo tra diverse realtà.

Ma l' indeterminatezza di cui parla Imer Guala, è in realtà compendiata  in una perfezione formale da cui nulla sfugge, nulla che vada oltre la magia di un disegno nitido, pulito, da cui parte tuttavia, alta e liberissima, l'indagine della dimensione fantastica e del pensiero.

" Inizio di un avvenimento", "La meta raggiunta", "Il teatro continua", "La recita della sapienza", "Luogo di memoria", "Dialogo apparente", "Aspettando Ulisse" "Il filo del tuo ritorno": anche i titoli sono un enigmatico invito alla ricerca, alla progressione, a un "oltre" che per Guala  appare sempre nuovo, nella dimensione sconosciuta di un universo infinito. Ma anche nel piacevole ritorno di elementi  divenuti cari e sempre amici, che popolano, negli azzurri e nei blu stemprati con tenerezza, mescolati a  fragili lumeggiature rosee, i suoi dipinti, in cui sembrano quasi avere respiro gli  effimeri eppure presentissimi personaggi che giungono dal sogno per approdare a un intenso momento di dialogo e di significato.

Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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