Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
Un grande parco nel verde delle campagne, ai piedi delle colline che circondano la cittadina piemontese di Pinerolo. Il Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso, svela tra i maestosi alberi, il verde dei prati e i fiori, le sue nuove, accoglienti strutture, ottenute da un recente restauro.
Un'oasi di pace tra il verde, con angoli per la sosta, per lavori d'arte, per un gentile momento di ristorazione. E, al centro di tutto, l'edificio che accoglie le opere d'arte presentate da interessanti mostre.
Gentilezza tutta "piemontese" per l'accoglienza, in quell'antica forma di cortesia che ancora caratterizza le terre sabaude del "regno". Protagonista della nuova stagione espositiva è una grande mostra interamente dedicata alla figura di un Santo particolarmente venerato in Piemonte, e più diffusamente, in tutta Italia: San Sebastiano.
"San Sebastiano. Bellezza e integrità nell'arte tra ‘400 e ‘600" è il titolo che il curatore Vittorio Sgarbi, ha scelto per la Mostra. E la ricerca indicata dalla sua proposta artistica offre un percorso che procede tra i capolavori esposti seguendo le linee di un'attenta analisi estetica che ben focalizza l'immagine di questo Santo attraverso le opere d'arte che i vari artisti hanno creato ispirandosi alla sua figura, e alle vicende del suo duplice martirio.
"Dal ‘400 al '600" : indica lo spazio di tempo prescelto Vittorio Sgarbi, che ha illustrato l'evolversi e il mutare della raffigurazione del Santo, nella pittura e nella scultura , tra le diverse valenze che hanno accompagnato la sua figura: tra canone estetico e valore devozionale, come assoluta celebrazione della bellezza del corpo maschile, mutuata dai canoni dell'estetica classica, e la proposta dei valori religiosi legati alla fede cristiana e al martirio.
San Sebastiano: occasione per l'artista di una importante dimostrazione del personale talento nella raffigurazione del nudo maschile in un' immagine presentata in chiesa, cioè in ambito religioso, e occasione di riflessione religiosa e invito alla preghiera dei credenti per implorare grazie celesti, in considerazione della santità ottenuta dal giovane Sebastiano attraverso il martirio.
Il corpo nudo , trafitto da frecce, caratterizzerà quasi ovunque l'iconografia del Santo, privilegiando questa raffigurazione sull'altra che in molte opere tuttavia si ritrova: la cura delle ferite da parte di Irene, matrona romana, che porterà Sebastiano alla guarigione, seguita però dal nuovo intervento del giovane in favore dei cristiani perseguitati, che ne determinerà l'ulteriore condanna a morte da parte dell'imperatore, per la quale sarà decapitato.
San Sebastiano con la Madonna e altri Santi, nelle opere del ‘400. ‘500. San Sebastiano solo, nei secoli successivi, legato all'albero o alla colonna presso cui verrà trafitto, caduto a terra e lasciato come morto, raccolto poi morente e curato da Irene.
San Sebastiano celebrato nella beatitudine celeste con accanto, spesso in mano, le frecce ormai soltanto simbolo del martirio.
La mostra, nel nitido allestimento curato da Antonio D'Amico, offre una superba lezione pittorica, nella varianti proposte dai diversi artisti: Raffaello, Tiziano, Paris Bordone, Rubens, Guercino, Guido Reni, Luca Giordano, De Ribera, Mattia Preti e maestri vicini a Caravaggio.
La religiosità, ossia l'aspetto devozionale, emerge quasi magicamente, dal sottofondo musicale, curato da Roberto Galimberti che accompagna il percorso espositivo con un allestimento che si sviluppa intorno al "Martirio di San Sebastiano" di Gabriele D'Annunzio, con musiche di Claude Debussy.