Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
Per visitare Asti? Per attraversare le belle sale ornate di capolavori d’arte di Palazzo Mazzetti? Per conoscere più da vicino una straordinaria popolazione che in tempo antichissimi toccò perfino le terre piemontesi?
La mostra “Gli Etruschi”, legati ad Asti anche nel segno del “vino lucente”: è il grande evento che la bella Città piemontese propone al pubblico. Un’occasione per far meglio conosce se stessa, e i monumenti che essa annovera, primo fra tutti, dopo le grandi opere di ristrutturazione e restauro, “Palazzo Mazzetti”, antica dimora signorile, oggi acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti che ne ha fatto un superbo contenitore per opere d’arte ed eventi artistici di rilievo, come questa bellissima mostra dedicata alla civiltà etrusca che apre in modo grandioso la serie delle importanti rassegne previste.
Gli Etruschi, dunque, con la raffinatezza della loro arte che non finisce di stupire e di creare curiosità e ammirazione.
Curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, la mostra “analizza il rapporto socio-culturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco che entrò in stretto contatto con le comunità indigene della Valle del Tanaro, ed ebbe inevitabili riflessi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica.”
Un programma ambizioso che è stato realizzato, con la creazione di un itinerario molto interessante in cui sono esposti 300 oggetti, in molti casi inediti, eccezionalmente provenienti dai Musei Vaticani e dai principali Musei nazionali.
Non solo un approccio estetico, tuttavia ma, come scrivono i curatori, “percorsi e riflessioni sui rapporti tra popoli e culture, sulla nascita della civiltà urbana, l’uso della scrittura, la funzione della ricchezza nella costruzione di sistemi economici complessi, la determinazione delle forme del potere, la formazione dello stato, la pratica della guerra”. E quindi gli aspetti della civiltà, l’atletismo, la cura del corpo, la convivialità, i riti e la religione, l’arte e l’artigianato.
Il percorso parte dall’immagine di un elmo crestato villanoviano in bronzo immerso nel Tanaro per ritualità e ritrovato ad Asti, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro. Si suddivide quindi in due parti: la prima con l’analisi attraverso oggetti e immagini dei temi caratteristici della civiltà etrusca.
La seconda parte con l’analisi dei “cerimoniali di banchetto”, documentati da servizi, arredi, ed immagini di pittura e scultura. Si vedrà, a questo proposito, la ricostruzione originale di una tomba con pitture. Per la prima volta inoltre è stato ricomposto il sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante.
Di grande bellezza e pregio i molti manufatti esposti, tra cui alcuni dei celebri vasi dipinti, canopi, sculture votive, gioielli e oggetti d’arredo.
E il “vino lucente” di cui si parla nel titolo? “Bere vino alla greca, secondo la ricetta omerica –scrivono i curatori della mostra– è una manifestazione della multiculturalità attiva in Etruria”. “La mappatura del genoma della vite e le crescenti evidenze archeologiche aprono interessanti prospettive per ricostruire la storia del vino”. Che, per quanto riguarda il territorio di Asti, sembra legarsi sempre più strettamente proprio all’influsso degli Etruschi.
Una mostra estremamente interessante, dunque, con un percorso ricco, proposto in modo nitido e avvincente, che assicura interesse e fascino.