"GUARDANDO ALL'URSS. REALISMO SOCIALISTA IN ITALIA DAL MITO AL MERCATO".
MANTOVA. FRUTTIERE DI PALAZZO TE.
30 maggio - 4 ottobre 2015.
A cura di Vanja Strukelj, Francesca Zanella, Ilaria Bignotti.
Catalogo edito da Skira. Orari: lunedì 13-18. Da martedì a domenica : 9-18.


p1140460_400Ora che l'URSS non esiste più (è stata sciolta nel 1991) e sulla bandiera della Russia non c'è più "falce e martello", ma è comparso "San Giorgio che sconfigge il drago", fra le ali spalancate dei due grifoni con la corona dell'antico impero, mentre lo sfondo rosso è stato sostituto con le bande bianca, azzurra e rossa. Ora che dalla Piazza Rossa sono sparite le lunghe file di persone che rendevano omaggio al mausoleo di Lenin, ma dalla chiesa della Madonna di Kazan,(fatta distruggere da Stalin e ora ricostruita) escono canti e inni religiosi. Ora che i "pellegrinaggi laici" degli intellettuali comunisti italiani hanno lasciato il posto a voli internazionali che portano innumerevoli gruppi di turisti ad ammirare la bellezza e la grandezza artistica dell'antica Russia imperiale, con la sue splendide chiese, i grandiosi palazzi , i musei ricchi di innumerevoli tesori e gli spettacolari monasteri.
Ora, è forse il momento di aggiungere pagine interessanti alla Storia dell'arte, guardando a istituzioni, come il Premio Suzzara, voluto nel 1948 da Dino Villani, alle Biennali di Venezia in cui erano presenti i Padiglioni Russi e al mondo del Collezionismo che può offrire, attraverso un consistente patrimonio di opere, una visione di quello che è stato il "Realismo sovietico" e delle risposte che a quel particolare mondo artistico ha dato un gruppo di artisti italiani.
E' nata così, la grandiosa mostra che è stata recentemente inaugurata nelle Fruttiere di Palazzo Te, a Mantova : "Guardando all' URSS. Realismo socialista in Italia dal mito al mercato" . E la preoccupazione di offrire una visione più smitizzata e precisa di quel particolare periodo artistico italiano che parte dagli inizi degli anni '40, sembra reggere un equilibrio di vedute, che si dipana lungo un ricco percorso di opere che propongono autori di rilievo dell'arte russa provenienti dalla Galleria Tret'Jakov di Mosca, in uno stretto confronto con gli autori italiani che ai modi del "realismo socialista sovietico" hanno tratto ispirazione, e successivamente, con il mondo del collezionismo.
p1140611_512Due momenti significativi per questa stagione: il Premio Suzzara, sentito e seguito da molti artisti italiani, e le presenze degli artisti russi ai Padiglioni sovietici delle Biennali. Grande impegno delle curatrici della mostra: Vanja Strukelj. Francesca Zanella, Ilaria Bignotti, che si sono avvalse anche della ricerca di studiosi dell'Università di Parma, riunendo i molti contributi scientifici raccolti, nel ricco catalogo edito da Skira.
E' in mostra così il "realismo socialista sovietico", che fa oggetto delle opere degli artisti, in una celebrazione vigorosa e senza orpelli, essenzialmente il mondo del lavoro nei suoi vari aspetti sociali e politici, ed anche il mondo della cultura.
E se, in prevalenza, nelle opere di questo genere, "il realismo" non rinuncia alla forza espressiva della scena raffigurata e alla imponente gestualità dei personaggi, non riesce tuttavia a sottrarsi, almeno in molti dei capolavori esposti, a quella morbidezza dei toni luminosi, alla dolcezza "solare" che è propria e tradizionale dell'anima russa, quale si può riscontrare ,ad esempio, negli antichi mosaici e nelle icone di cui erano quasi interamente foderate le chiese.
E' un' insopprimibile sensazione di luminosità, presente nell'opera anche quando si tratta del mondo del lavoro, come nei dipinti in mostra: "Operaie di elettronica al lavoro", o "Brigata di lavoratrici", oppure "Studenti-volontari nel pollaio", o perfino "La festa del grano".
Anche se, in altre opere esposte, è l'austerità delle scelte a prevalere: una certa corposità triste e drammatica, un realismo grave che segna l'emergere di una dimensione di oscuro affanno e pesantezza.
Negli artisti italiani che al realismo sovietico si sono ispirati, si intuisce lo sforzo celebrativo del lavoro, ma nella sua dimensione più pesante, quasi brutale: minatori, falciatori, gente che viaggia nella notte, contadini, pescatori, operai nei cantieri. E' indubbio il vigore delle opere, ma tutto nella raffigurazione è rappresentato con un taglio fortemente drammatico .
Fotografie di Carmelo Patea

 

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Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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