Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
“Giancarlo Cori”
17 maggio – 7 giugno 2009.
Museo del Territorio Biellese. Via Quintino Sella, sale piano terra. Biella.
Orari: giovedì 15-19. Venerdì 15-22. Sabato e domenica 10-19.
Con la mostra dedicata alle opere del pittore Giancarlo Cori (Pesaro 1933- Biella 1985), si completa la rassegna di artisti voluta dall’Assessore alla Cultura, Doriano Raise per ricordare e far conoscere i talenti biellesi che in tempi recenti hanno lasciato la loro impronta nel panorama dell’arte locale e nazionale.Giancarlo Cori era nato a Pesaro, ma appena il padre aveva ottenuto l’incarico di medico condotto a Chiavazza, la sua famiglia si era trasferita nel Biellese. Compì gli studi a Biella dove si diplomò ragioniere all’Istituto “Eugenio Bona”. Si impiegò alla Banca Sella, ma continuò a coltivare con grande impegno la sua passione per l’arte. Frequentò lo studio dello scultore Zucconi e in seguito divenne allievo del pittore Pippo Pozzi. Lasciò quindi l’impiego per dedicarsi interamente all’arte. Partecipò a mostre collettive, allestì mostre personali, conobbe il successo, vinse premi e trovò galleristi e collezionisti che seppero apprezzare le sue capacità.
La sua ricerca interiore lo portò ad approfondire tematiche esistenziali e ad accostarsi alla concretezza della vita con spirito disincantato, e spesso amaro.
Ma non inganni il visitatore l’autoritratto scelto come logo della mostra in cui l’autore sembra promettere atteggiamenti dirompenti e beffardi. Cori non si staccherà mai da un’eleganza formale che sembra in ogni caso dominare il suo spirito e la sua arte.
Passati i tempi in cui il rigore moralistico e accademico doveva governare, preservandole da atteggiamenti scandalistici , le opere d’arte, oggi più che mai,il linguaggio pittorico di Cori appare vigoroso, pulito, forte di una forza sempre dominata da una lucida razionalità e da una decisa padronanza di mestiere.
Giancarlo Cori , è bravo, decisamente migliore di altri artisti che hanno attraversato il suo tempo con maggior clamore. Sostanzialmente ha classe.
Il percorso della mostra parte dai lavori iniziali: un bel ritratto, una natura morta fatta con delicatezza, un paesaggio di ottima qualità.
Poi c’è l’incontro con la modernità del suo tempo: i tagli alla maniera di Fontana, le plastiche bruciate alla Burri, le sabbie, gli stracci.
Corì farà tesoro dei nuovi linguaggi. Ma i suoi dipinti avranno soluzioni diverse; impostazioni in cui la ruvidità delle superfici sarà assorbita nel colore, diventerà quasi una trasposizione plastica per le superfici di muri e pareti a cui si appoggeranno, resi quasi diafani, personaggi e figure. Saranno caratteristiche le sue lucide scansioni geometriche, studiatissime, in cui si affacceranno figure drammatiche, ironiche o pensose, e potranno anche splendere come piccoli gioielli luminosi i palloncini rossi e azzurri sfuggiti alle mani dei bambini.
I personaggi di Cori si faranno però sempre più cupi, misteriosi, fino a quella scarna e drammatica Crocefissione in cui le figure aspramente prosciugate avranno tuttavia la luminosità e la scioltezza del linguaggio scabro e assoluto di certi autori del Trecento.
Superbo , in mostra, un suo ritratto, quasi monocromo,.una delle opere più note, concentrato anche questo nel vigore assoluto del disegno e nella dimensione scura del volto e dei capelli, in cui il pathos sarà interamente affidato all’espressione gelida dello sguardo.
La maturità della sua arte potrà apparire compendiata in quel bel nudo femminile che conclude la rassegna dove il disegno essenziale, la superficie pittorica resa quasi materica, la linea e il colore sapranno esprimere la forza e la compiutezza dell’artista. Elegante, come sempre ha saputo essere Cori, di un languore equilibratissimo , si potrebbe quasi dire casto.