PITTORI DELLA LUCE. DAL DIVISIONISMO AL FUTURISMO
MART, ROVERETO (TRENTO)
A cura di Beatrice Avanzi, Daniela Ferrari e Fernando Mazzocca.
25 giugno – 2 ottobre 2016. Catalogo Electa.
Orari: da martedì a domenica 10-18. Venerdì: 10-21. Chiuso il lunedì.
A Rovereto, negli spazi avveniristici del MART, il grande Museo di Arte Moderna e Contemporanea, superba opera dell’architetto ticinese Mario Botta, è allestita una bellissima mostra dedicata ai “Pittori della luce” che ha come sottotitolo “ Dal Divisionismo al Futurismo”.
Titolo che sintetizza un corposo complesso di studi, dovuto in particolar modo ai curatori della mostra: Beatrice Avanzi, Daniela Ferrari e Fernando Mazzocca, in collaborazione con Fundacion MAPFRE di Madrid, che hanno individuato e sottolineato la “continuità” ideativa e propositiva stabilitasi fra le due correnti artistiche, espressione dei rispettivi momenti culturali italiani
E così, come ha brillantemente sottolineato il nuovo direttore del MART, Gianfranco Maraniello, nella piena attività del Museo, che mira a ridefinire una propria “identità” artistica e culturale, la parola chiave dei nuovi interventi è proprio “continuità”, nella realizzazione di un legame artistico-culturale destinato a reggere la fondazione e la proposizione delle opere.
Il Divisionismo come preparazione, prodromo al Futurismo, che proprio a Rovereto e Trento trova uno dei suoi maggiori profeti in Fortunato De Pero.
Percorrendo il pregevole itinerario della mostra, capace di creare emozioni con la sola bellezza delle opere esposte, offrendo in un secondo momento campo libero alle possibili riflessioni di ambito artistico, culturale e storico,si percepisce quanto di vero ci sia nelle riflessioni dei curatori della rassegna.
Il Divisionismo come momento preparatorio alle dirompenti ideazioni del futurismo, un tentativo vigoroso di produrre una “ linea nuova”, una formazione nuova nel mondo dell’arte con la rivoluzione che proprio il Futurismo porterà a termine con energia e determinazione.
Ed ecco i “pittori della Luce” Previati, in primis, con le sue angeliche cerature emergenti fra luce e ombre come la straordinaria “Madonna dei gigli”; Segantini con le luminosissime scene di montagna e di paese. E con lui e le sue struggenti visioni celesti , i dipinti di Nomellini , e la “denuncia” fatta visione poetica su alcuni aspetti della povertà sociale dello scorso secolo, di Pellizza da Volpedo e
quindi, di Morbelli, capace di illuminare di poesia anche la tristezza della vecchiaia, nei tetri saloni degli ospizi antichi, come “Il pio Albergo Trivulzio”.
Ma un’intera parete, un autentico posto d’onore, il MART di Rovereto lo ha riservato proprio a uno dei più celebri quadri di Emilio Longoni, appartenente al Museo del Territorio biellese: “Riflessioni di un affamato”. Così esposto il dipinto appare in tutta la sua alta dimensione di poesia e di bellezza.
Un vero capolavoro”, come lo ha definito ancora una volta , anche Annie-Paule Quinsac, la docente emerita dell’ Università della Carolyna, una dei massimi studiosi di pittura dell’Ottocento, presente all’inaugurazione della Mostra che, recentemente a Biella , in uno dei “Colloqui al Museo del Territorio”, aveva svolto, proprio sulla figura di uno degli “artisti della luce” ,un’approfondita conferenza.
Boccioni infine, con alcuni splendidi capolavori, e quindi Balla, Carrà. Severini, con altrettante opere d’arte a testimoniare, con il nuovo corso del Futurismo, l’approdo del rinnovamento artistico a cui, proprio il Divisionismo aveva aperto la strada.