“Egitto. Tesori sommersi”. 
Scuderie juvarriane della Reggia di Venaria.
Dafebbraio – 31 maggio 2009. 
A cura di Franck Goddio. Catalogo Allemandi.
Orari: da martedì a venerdì  9-18,30.  Sabato 9-23. Domenica 9-20. Chiuso il lunedì

Nel variegato panorama delle Mostre  d’arte  in atto in questo momento, una, in particolar modo,  si distingue  anche per l’eccezionalità  delle soluzioni espositive.
Si tratta di  “Egitto. Tesori sommersi”, una mostra dedicata ai reperti archeologici rinvenuti nelle acque del mare, ad Alessandria.
La mostra è singolare per il superbo contenitore in cui è allestita:  le restaurate Scuderie della Reggia venaria_egitto001_400 di Venaria Reale, dove tutto è straordinario  per vastità e  bellezza. Ma è singolare soprattutto per l’allestimento, altamente scenografico, ideato dal regista francese    Robert Wilson  , che utilizzando anche le musiche di  Laurie Anderson, ha fatto di un’esposizione archeologica, un racconto fantastico, un evento.
L’ingresso stupisce  e in un certo qual modo disorienta: si ha la sensazione di essere  in un ambiente “sommerso”, poi una camera buia ,  dove compaiono statue gigantesche, accresce ancor più l’impressione  “magica” e  l’attesa.  Si sbuca infatti in una camera chiara e molto  illuminata, in fondo alla quale,  bianchissima, quasi come una gemma solitaria, attende il visitatore una piccola statua : l’Osiride –canopo, un idolo, immagine  di una divinità.
E’ la “camera di riflessione”, che riporta il visitatore alle soglie  del mistero che avvolge e informa tutta la civiltà dell’Egitto antico.
018_sca_208_white_400Successivamente si apre la mostra vera e propria che allinea in speciali vetrine, simili a quelle destinate a contenere i preziosi in una gioielleria, i vari reperti archeologici: terrecotte, statuette in bronzo, monete, gioielli in oro, vasi dipinti , armi, e  sculture.
Il tutto appare così rivestito da un alone di magia che ben si adatta al fascino inquietante e per molti aspetti ancora oscuro delle antiche civiltà, in particolar modo  di quella egizia  a cui è dedicata la mostra.
Ricompaiono quindi  i  Naos  (piccole cappelle che contenevano statue di divinità) dei templi antichi, in granodiorite e in basalto,  le poderose sfingi  in granito e in diorite, le grandi  statue di dei, dee e regalità faraoniche; i  frammenti di stele iscritte e istoriate. Fino alla magnifica statua di un regina tolemaica  “bella come Afrodite” che compendia e conclude la rassegna.
Le città in fondo al mare. “ Luglio 1984. Invitato  a prendere parte allo scavo dei resti dell’Orient, la nave ammiraglia della flotta  di  affondata da Nelson  nella baia di Abukir , le mie prime immersioni archeologiche furono l’inizio di una straordinaria avventura scientifica. Il sito del grande disastro storico per la Francia avrebbe rivelato  le meraviglie delle città perdute dell’antico Egitto.” 
Così scrive  alla fine del bellissimo catalogo ,edito da Allemandi, ricco di splendide immagini e di saggi, il grande Franck Goddio, protagonista e maestro di archeologia subacquea, fondatore dell’ Institut Europea d’Archeologie Sous-Marine (IEASM) e co-fondatore dell’Oxford Centre for Maritime Arcchaeology (OCMA) associato all’Unversità di Oxford.
A lui e alla sua equipe di archeologi e studiosi si deve infatti il recupero dei tesori dell’antico  porto di Alessandria che sono oggetto della mostra.

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Un consiglio. 
Non  perdere , abbinandola alla mostra, una visita alla Reggia di Venaria , alla magnifica chiesa del castello dedicata a Sant’Uberto, uno dei capolavori dell’arte barocca, splendida per la ricchezza, l’armonia e l’eleganza delle linee e della scansione degli spazi, sempre sorprendente e felice nelle opere degli architetti del Seicento, primo fra tutti, il grande Juvarra. Irrinunciabile anche la visita alla sorprendente Galleria di Diana, alle stanze, e quindi, soprattutto nella stagione primaverile, ai bellissimi Giardini.



Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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