Indicazioni su mostre d'arte, non solo biellesi, visitabili con una gita di un giorno, proposte da Maria Teresa Molineris.
Kendell Geers, africano bianco, come ama sottolineare, cresciuto con i gravi problemi che affliggono la società africana, della violenza e dell’apartheid. E’ dedicata a lui “Irrespektive”, l’ultima grande mostra inaugurata recentemente al Mart di Rovereto.
Kendell Geers ha scelto l’arte come palestra di crescita individuale e insieme di “educazione sociale” e al sociale. Convinto che l’arte non debba essere considerata “politica”, ma debba essere un mezzo in cui l’estetica si coniuga con l’etica, trasformandosi essa stessa in etica. propone le sue interpretazioni artistiche nel segno di una nuova visione della creatività e della produzione artistica.
Le sue opere vogliono essere un richiamo forte che alla riflessione “personale” di chi contempla l’opera ed è coinvolto nell’emozione.Portano il segno della classicità a cui l’artista si richiama, da riscoprire nei linguaggi d’oggi, nella novità di una ricerca, che per Kendell Geers, è in realtà un marcato richiamo alle proprie radici, innestate nella cultura africana,come dimostrano proprio i vistosi segni grafici, bianco su nero, con cui ha ricoperto il suo volto nell’ “Autoritratto ” e all’inizio del percorso espositivo, la statua della “Nike”.
“Opere – ha detto lo stesso Geers- che hanno lo scopo di invitare a riflettere “non su ciò che l’artista pensa, o ha pensato, ma sulle emozioni personali che ognuno deve ricavare dall’opera stessa”.
Non a caso è un “Labirinto” fatto di grate metalliche su un intero pavimento di specchio ad introdurre il visitatore nel complesso itinerario della rassegna. Poi compare la camera – museo in cui gli oggetti più disparati che vi sono stati raccolti e collocati , assumono l’ambiguo aspetto di mostri e di miti.
Provocare, suggerire, obbligare a riflettere: queste le parole d’ordine che dirigono la sua produzione artistica in cui è forte e costante la denuncia della brutalità umana e della violenza: a partire dagli oggetti presi dalla realtà quotidiana che egli elabora e trasforma in altre raffigurazioni, nella marcata trasformazione di fatti ed eventi.
Abbinando i manganelli usati dalla polizia, ottiene strane croci che a loro volta compongono stelle, figure geometriche che sembrano creare una realtà nuova e diversa, insita, però, come egli afferma, in contaminazioni misteriose con la realtà primaria che egli mette in gioco.
Cosi nelle parole scritte, dove le mutazioni di alcune lettere possono creare significati misteriosamente già compresi per similitudine o per contrasto nella parola stessa.
Kendell Geers definisce queste indagini nell’archeologia semantica “manomissione formale dei segni alfabetici e del loro ordine naturale”: all’apparenza un gioco che in qualche modo risponde alla matrice dadaista-surrealista della sua arte , ma che in realtà assurge al ruolo di una trasfigurazione del linguaggio, tesa all’individuazione, che in realtà è soltanto una riscoperta, di una ulteriore verità contenutistica.
“L’arte per Geers –conclude la presentazione proposta dal Mart - diventa un modo di indagare la vita, di stimolare l’uomo verso la libertà attraverso l’estetica della simulazione, l’ironia e la critica radicale nei confronti della storia e della stessa istituzione artistica”.