stemma Zumaglia
Stemma: d'argento al castello di rosso, aperto e finestrato, merlato alla guelfa e torricellato di un pezzo centrale, seminato di Francia.
Zumaglia
Il brich di Zumaglia

IL TERRITORIO
Il “Brich”, cocuzzolo montano che sovrasta la zona, dà un tono di familiare richiamo al comune di Zumaglia che estende il suo territorio dai confini con Biella a quelli con Pettinengo e Ronco. La direttrice da Pavignano per Pettinengo entra in territorio di Zumaglia al bivio per Ronco e percorre il centro paese in sinuosa ascesa aggirando praticamente il contrafforte che si inserisce fra questo comune ed il vicinissimo Ronco. Verso est, nel vallone sotto le colline del Brik, scorre in confine con Pettinengo e con Ronco, un breve tratto del corso superiore del torrente Riasca.


NOTIZIE STORICHE
Etimologia: attestato come Zumalia, deriva dalla radice zu di origine celtica, che indica una “posizione elevata dal suolo” con il suffisso -aglia con il significato di “abitazione sulla cima”.

Zumaglia fu prima sotto la giurisdizione feudale dei Gottofredo, consignori di Bruranzo, che pare, edificarono il castello; poi sotto i vescovi di Vercelli. Uno di questi, Giovanni Fieschi, prese a tiranneggiare, sia Zumaglia che Andorno e Biella; né i richiami dell'arcivescovo di Milano e del Papa valsero a moderarlo: allora i Biellesi nel 1377 insorsero e lo rinchiusero in una torre del Piazzo tenendovelo per un anno. In quell'occasione gli Zumagliesi diroccarono il castello. Al vescovo Fieschi successe Ibleto di Challant. Il castello fu ricostruito. I francesi lo smantellarono. Ebbero poi il feudo di Zumaglia i D'Albier, i Chiambò, i Pelletta Buneo della Castellania; in ultimo, con titolo comitale i Pollotti, che lo acquistarono dai leone di Ronco, famiglia estinta nel 1757.


EDIFICI

Chiesa Parrocchiale dedicata ai SS. Fabiano e Sebastiano. Eretta alla fine del XVI sec. la chiesa ha una sola navata. Nell'interno pregevoli sono: un fonte battesimale, un confessionale, un armadio della sacrestia del XVII sec. opere di Giovanni Antonio Bartolomeo Termine e di Pietro Giuseppe Auregio. La facciata del 1743, è opera di Andrea Levis.

Il Castello
Si trova sulla cima del Brich di Zumaglia, (660 m slm); l'edificio risale al 1291 e fu edificato su una precedente costruzione. La fortezza fu potenziata attorno al 1329 su disposizione del vescovo di Vercelli Lombardo della Torre, signore della zona. Il castello venne poi distrutto nel 1556 a causa di un bombardamento delle truppe di Enrico II di Francia e ricostruito solo quattro secoli dopo, nel 1937, per opera del conte Vittorio Buratti. Attorno all'edificio fu allestito un parco e sono tuttora presenti alberi alberi di specie rare ed esotiche anche di notevoli dimensioni.

Villa BORSETTI
Elegante residenza di carattere signorile della seconda metà dell'800, a tre piani fuori terra. Le due facciate principali sono trattate ad affresco, con suddivisione in riquadri e decorazioni di gusto “Impero” Una torretta belvedere s'innalza dal tetto, in posizione centrale. Fasce di mattoni a vista a “denti di sega” coronano i volumi della villa e del belvedere.

Villa BONA
Eretta nel 1885 da Luigi Bona, appartenente ad una famiglia di costruttori di Vercelli, fu restaurata nel 1978 con un intervento molto curato e rispettoso dell'etica progettuale originaria. All'inizio del Novecento la costruzione è stata completata con il muro di cinta in pietra che si sviluppa secondo un perimetro triangolare. Al 1910-1920 risalgono l'edificio minore, la facciata affrescata a trompe-l'oeil e le decorazioni dei soffitti dei vari ambienti, eseguite da Oreste del Piano, pittore torinese. L'architettura è tipica della fine dell'Ottocento e si ispira a modelli palladiani, interpretando il tema della villa rinascimentale con la caratterizzazione della torre.

Si narra che Filiberto Fieschi, nel 1537, fece rapire e rinchiudere in una segreta, dalla porta murata, un certo gentiluomo Giovanni Pecchio che, con l'esecuzione di una sentenza aveva contrastato il Fieschi. Giovanni Pecchio, dopo 20 anni di prigionia venne liberato dai francesi, ma la leggenda dice che i suoi famigliari non lo vollero più riconoscere anche perché la moglie si era risposata, In realtà la moglie era morta durante la sua prigionia e il Pecchio dovette lottare con i figli per poter riavere il proprio patrimonio.
Si narra che nelle notti di plenilunio, sul Brich si aggiri una capra dalle lunghe corna, che saltabecca paurosamente fra rovi e rovine. In questa capra sarebbe rinchiusa l'anima senza pace di uno dei crudeli abitanti del castello.
Non mancano poi i balletti notturni delle streghe coi loro riti terribili e crudeli, né i lazzi degli gnomi che, unici burloni del luogo, si divertono a tagliare, durante la notte, le chiome alle belle fanciulle.


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Pagina realizzata nel mese di marzo 2016 - Testo di Giorgio Gulmini, notizie tratte da:
- Tip. Lib. “UNIONE BIELLESE” Biella, Biellese Industriale, Professionale, Commerciale, Artigianale, vol. 2° 1971.
- COMUNI DELLA PROVINCIA DI BIELLA , vol. III, collana a Cura del Consiglio Regionale del Piemonte, NEROSUBIANCO Edizioni, aprile 2005.
- EOS editrice Novara, STEMMARIO CIVICO Biellese, Cusiano, Novarese, Ossolano, Valsesiano, Verbano, Vercellese.
- Gabriella Giovannacci Amodeo, Nuova Guida biella & Provincia, Libreria V. Giovannacci, Biella, Stampa Urbana, Vaprio d'Adda, MI, 1994.
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