lunedì, Maggio 19, 2025
Roberto Moretto

Un’altra possibilità

Dalla stanza buia non proveniva nessun rumore, la pioggia scrosciante rendeva irreale quel momento.
Io ero disteso sotto le coperte, era piacevole sentire il proprio corpo stanco che si addormentava. Ascoltavo i pensieri che entravano ed uscivano giocando con me. quante volte avrei voluto ricreare una simile serenità durante il giorno, sentirsi sprofondare dentro in luoghi di pace, proiettati lontano dalle assurdità della vita, scivolando lenti nelle realtà dei sogni.
Sono momenti in cui si possono incontrare vecchi amici che non abbiamo mai conosciuto, momenti dove non esiste più il tempo, lo spazio, il rumore. Sono momenti in cui mi sento avvolgere dal silenzio (ed io entro in mondi nuovi) dove suoni e parole si capiscono ma non si sentono, dove figure e colori si percepiscono ma non si vedono.
All’improvviso squilla il telefono e addio poesia, addio mondi incantati e dolci della mia fantasia. Il telefono, eppure avrei giurato di averlo gettato nella spazzatura prima di addormentarmi! Mi alzo piuttosto seccato ma anche un po’ timoroso, spero che non sia successa qualche disgrazia:
“sono il commissario, la prego di venire immediatamente alla stazione di polizia”.
Poche parole che mi rimbombano in testa. Uno scherzo? Un errore? No! No! Sento che è vero, è successo qualcosa.
Mi infilo rapido un vestito, scendo a prendere l’auto e guido velocemente verso il Commissariato. La città di notte è ancora più strana che durante il giorno. Il buio ed il silenzio, le luci colorate e le strade vuote. Mi viene da pensare che abbiamo sbagliato qualcosa, è di notte che la città è vivibile; durante il giorno dovremmo far altro invece di incanalarci, gli uni sugli altri, in strade che sembrano goliardici scherzi.
Mi ritrovo stupito dei miei pensieri davanti al Commissariato, l’angoscia mi prende allo stomaco, all’ingresso non c’è nessuno ad attendermi. Mi avvio in un piccolo corridoio e busso alla prima porta. Niente, provo ad aprire, lentamente… C’è della luce all’interno.
Entro nella stanza ed uno spettacolo irreale mi si presenta davanti: la stanza è immersa in una luce giallognola, sembra rischiarata da torce appese alle pareti. Davanti a me una scrivania vuota, ma è sopra di me che mi si presenta lo spettacolo più pauroso che si possa immaginare. Non c’è nulla sopra di me! Niente, ne soffitto ne cielo, ne luce ne buio, niente aria, ne caldo ne freddo… Non c’è nulla! Avrei preferito veder penzolare dei cadaveri, avrei preferito dover lottare con un drago, avrei preferito essere assalito, picchiato, ferito… Ma il nulla, no!
Non so come potrei spiegarmi meglio, come si spiega il nulla? Ecco, io sono in presenza del nulla, non posso ne vederlo ne toccarlo ne sentirlo, ma lo intuisco forte e terribile.
A poco a poco tutto intorno a me scompare, restano i miei pensieri ed una domanda:
– sei contento di come hai vissuto?
poi scompare tutto, anch’io.
Mi sveglio di soprassalto nel letto, che razza di sogno. Istintivamente controllo il soffitto, sento la pioggia che continua a picchiettare fuori. Faccio un sospiro di sollievo, mi rilasso nuovamente sotto le coperte, mi giro dall’altra parte e torno a dormire;