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2050: Ultimo uomo a San Grato

Questo manoscritto è stato ritrovato in piazza Duomo, a Biella, il 15 marzo scorso. I fogli su cui è scritto risultano molto strani, un tipo di carta non in commercio.

Sordevolo, 1 agosto 2050 – Il sole colora di rosso il cielo sopra la chiesetta. Non ricordo più la mia età. Troppo tempo è passato, troppo dolore ho assorbito. Il paradiso è sepolto nei miei ricordi come la bicicletta che mi portava alla biblioteca di Mongrando, quando ero bambino, e che si fermava sempre lungo la corta strada perché sempre c’era qualcosa da osservare. Ricordo la caccia al tesoro tra le vie di Occhieppo, quando correvamo su strade rispettose della nostra fanciullezza. Ricordo le “Terre Rosse” di Camburzano dove il motorino diventava avventura dentro ad un bosco proibito per gli ingenui occhi che il mondo ha perduto. Addio. Addio per sempre paese ragazzo. Paese che eri vivo quando i nostri vecchi vivevano in grigio. Una volta da Occhieppo salivamo a San Grato a piedi; quando il paese era ragazzo. E adesso sono qui, solo, seduto sui gradini che un tempo erano grigi. Ora sono ancora grigi, ma è diverso. Osservo questo muretto di pietre che mi ha protetto e che mi salva da un panorama vuoto. Povera chiesa che stai alle mie spalle e non hai più nessuno da accogliere. Ricordi quando questo prato era verde e i ragazzi giocavano a pallone? Ridi? Non ricordi i pic-nic sotto gli alberi che non ci sono più? Taci? Sono davvero solo? Una volta c’erano i mirtilli, sembrava naturale che ci fossero. Una volta c’erano le persone, sembrava naturale incontrarle.

Poi siamo diventati adulti e senza automobile non uscivamo più di casa. Poi siamo diventati anziani e l’aria è diventata velenosa. Uno dopo l’altro ho visto le persone che mi stavano accanto morire. “L’aria è velenosa” urlavano inascoltati i pazzi. Nei primi tempi sui giornali locali si parlava di casi isolati, di malattia sconosciuta. Non si voleva creare allarmismo, era meglio che la gente morisse senza doversi anche preoccupare di morire. La civiltà dell’immagine aveva offuscato le nostre menti. E’ venuto il tempo in cui tutti si credevano importanti e nessuno più si comportava umilmente. La città di Biella aveva costruito un nuovo ospedale quando non serviva più: troppo tardi cestaio… cantava una poesia locale: tardi, cestaio, finisti il tuo lavoro: la frutta è colta. Passavano gli anni e si iniziava a parlare di catastrofe. Si iniziava a parlare di mondo morente quando gli uomini erano già morti. Io me ne venni quassù ma nessuno mi seguì. Non c’è differenza, dicevano senza sapere che è meglio morire guardando le stelle. Ricordi. Ormai non ho altro. C’erano i carabinieri a Sordevolo, la loro caserma era una vecchia casa in mezzo al paese: il tempo disse che non era adatta ed allora si abbatté un bosco per costruirne una migliore. Ma dalla loro caserma migliore i carabinieri non riuscirono a fermare chi costruiva il male. E adesso ci sono più solo i ricordi. Vorrei mandare questo foglio indietro nel tempo e farlo leggere a chi ancora non sà. Ecco, ora il vento è forte, lo lascierò volare via…