Maurizio Di Dio Busa

Mi salverò

Sono terrorizzato, accovacciato dietro a quelle alte sbarre di legno che mi tengono prigioniero, mi muovo a stento. La gola mi brucia, non riesco ad emettere nessun suono, nessuna invocazione di aiuto, la mia mamma probabilmente è vicina, ma non riesco a chiamarla, sono ormai ore che sono lì e ho anche tanta sete, non riesco a muovere i muscoli, probabilmente nella caduta mi sono fratturato qualche osso, ma tutto sommato non provo dolore. Visto che non riesco a muovere nessuna parte del corpo tranne la testa, cerco di spingere quell’enorme cancello per liberarmi ed uscire ma è troppo pesante da poter essere mosso con la sola forza della testa. Mi rassegno per un po’ cercando di riordinare le idee, ma sono ancora troppo giovane per conoscere tutti i trucchi per cavarmela in situazioni del genere, se si fosse mio padre, lui sì se la sarebbe cavata in qualche modo, magari spingendo con i piedi, lui ha i piedi molto grandi . Una formica si avvicina, se arrivano le formiche sono finito, ho paura che possano mangiarmi, no ma che dico, prima che lo facciano le schiaccio tutte. All’improvviso un rumore assordante, l’abbaiare di un cane vicino, vicinissimo, è sopra di me, per fortuna il cancello di legno che mi tiene prigioniero non gli permette di acchiapparmi. Il mio fragile corpicino trema tutto investito dalla potenza della sua voce. Sto per soccombere, il cane

spingendo ripetutamente il cancello mi ha schiacciato contro al muro ed ora il dolore si fa sentire. Alzo lo sguardo al cielo per recitare le mie ultime preghiere al creatore, ma guardando in alto vedo la mia mamma che mi chiama disperata, certo lei non può intervenire, non ce la farebbe mai con un cane così grosso, la sbranerebbe subito, con un grido disperato la mia mamma mi incoraggia a scappare da lì, a tentare, e proprio per colpa del mio primo tentativo che sono finito lì. Mi concentro, è la mia unica speranza, sento che qualcosa si muove, i muscoli carichi di adrenalina rispondono, il cane continuando ad avventarsi contro al cancello lo ha spostato di quel tanto che mi permette di muovermi, allargo il più possibile i miei arti e pregando li sbatto con violenza contro l’aria, saltello, mi alzo, saltello nuovamente e di nuovo mi alzo e ricado. Spaventato, stordito, sento l’alito della fauci del cane vicinissime chiudo gli occhi e prego, continuando a sbattere e saltellare, ed ecco il miracolo, vuoi per le preghiere vuoi per la forza della disperazione ma mi sto alzando prima lentamente e poi velocissimo sfuggo dal povero cane che dopo pochi metri è già lontano ad abbaiare contro il cielo laggiù in basso ormai sono vicino alla mia mamma che canta felice e con lei volteggio, cabro, viro, picchio verso terra e m’impenno su nel cielo, felice di essere un colombo al suo primo volo e che ha appena scampato la morte.

Maurizio Di Dio Busa