Quintina Boggio

La donna che nascose ai nazisti il tesoro di Oropa

Otto dicembre del 1943, duomo di Biella.
Il Vescovo Rossi sta pronunciando l’omelia per il giorno dell’Immacolata quando qualcuno gli fa’ cenno che c’è urgente bisogno di un suo intervento.
Il Vescovo, fattosi sostituire da un altro canonico, apprende che il rettore di Oropa, Pietro Angelo Boggio, sta subendo un duro interrogatorio da parte di un commando nazista. Decide di salire a Oropa.

I tedeschi lo accolgono senza tanti convenevoli. Se non collabora è già pronta anche per lui una zappa in un lager - si sente apostrofare. Il commando è alla ricerca di partigiani, armi, ma soprattutto del tesoro di Oropa.

Di partigiani non c’è traccia. Sono già fuggiti per i monti con le poche armi che nei primi tempi della resistenza son riusciti a rimediare. Del tesoro nemmeno l’ombra perché, ripete allo sfinimento don Boggio, è stato portato in Vaticano.

E’ una bugia. Il previdente rettore ha portato qualche tempo prima, di notte e in gran segreto, i preziosi del Santuario da sua sorella Quintina a Villa Engaddi, a Cossato. Lei non ha esitato. Ha posto il tutto in una credenza che occupava una nicchia della propria cantina. Poi, per maggior sicurezza, la notte stessa, ha costruito un muro che chiudesse la nicchia.

L’interrogatorio e le minacce a rettore e Vescovo proseguono fino a sera. Quindi, don Boggio invita i tedeschi a cena e li fa ubriacare fino a farli star male. Ripartiranno la mattina dopo, a mani vuote e con lo stomaco in subbuglio.
Il muro di Quintina rimarrà a proteggere i doni più preziosi fatti nei secoli alla Madonna nera fino alla fine della guerra quando torneranno in Santuario.
E’ grazie a gesti coraggiosi e semplici, come quello di Quintina e di suo fratello, che anche la forza della storia può essere deviata. Chi oggi entra ad ammirare i tesori di Oropa nel suo bel museo gli deve un grato ricordo.

Notizie tratte dal volume di Angelo Stefano Bessone, Preti e ambienti della Chiesa biellese intorno a don Oreste Fontanella, vol. 2, Biella 2000, p. 488 e dalla testimonianza del can. Lorenzo Viola raccolta da Marco Neiretti nell’articolo de «Il Biellese» La mitria antimitra, 11 agosto 1995 pp. 6-7.