Fata Lalla

La giraffa grassa dal collo corto

C’èra un posto, nel cuore dell’Africa nera, dove vivevano indisturbate e completamente felici centinaia di slanciate e belle giraffe. In questo luogo gli alberi crescevano moltissimo ed erano sempre carichi di frutti: così le giraffe non dovevano fare altro che allungare un po’ il collo e il pranzo era servito. Le cameloparde (giraffe) passavano le loro giornate a rimirarsi nelle limpide acque del lago che lambiva le loro casette. “Come siamo fortunate ad essere così alte, possiamo vedere ogni cosa senza neppure spostarci !” pensavano quelle vanitose. Ahimè, la felicità non è un bene di tutti, così come la perfezione. Infatti nel villaggio delle giraffe esisteva qualcuno che viveva nella più completa tristezza. Giraffagrassadalcollocorto: questo era il suo nome. Giraffagrassadalcollocorto era così dalla nascita: grande e grossa e con un collo corto come quello di un cinghiale. Le altre giraffe l’avevano sempre presa in giro e cercavano in tutti modi di evitarla. Questo atteggiamento le aveva sempre procurato una grandissima sofferenza. Nonostante ciò, Giraffagrassadalcollocorto si sforzava di essere gentile ed educata, perché sapeva in cuor suo che se le altre l’avessero lasciata parlare, sarebbe stata anche simpatica; ma dopo diversi tentativi andati male, si era rassegnata alla solitudine. Raramente le capitava di specchiarsi nelle acque del suo lago e sognava di trasformarsi in una bellissima giraffa dal collo slanciato, ma poi la sua immagine riflessa la lasciava desolata e in lacrime. “Così non può durare! -disse un giorno a voce alta- “Devo fare qualcosa. Ma che cosa ?” Allora pensò che forse il mondo non era abitato solo da giraffe e che forse esisteva qualcuno che l’avrebbe apprezzata per quello che era e cioè una creatura piena d’amore. “Partirò domani” decise, e corse a casa a preparare i bagagli. Radunò le poche cose che aveva e, senza rimpianti, il giorno seguente, partì. Camminò e camminò per giorni e per notti, senza fermarsi mai, sino a quando le apparve un un villaggio ai piedi di una montagna.
“Questo è il paese degli elefanti: benvenuto tra noi!” c’era scritto su un grosso cartello appeso ad un albero.
“Salve! -le disse un enorme elefante che portava una corona sul capo- io sono il re degli elefanti. Tu chi sei?”

“Sono giraffagrassadalcollocorto, posso fermarmi qui?” – “Certo che sei strana, Giraffagrassadalcollocorto. Comunque resta quanto vuoi” rispose il re degli elefanti, guardandola dall’alto in basso. Ogni giorno il popolo degli elefanti si svegliava prima dell’alba e usciva in pattuglia, attraverso la giungla, per controllare il lavoro di tutti gli animali. Queste lunghe marce di polizia elefantina provocavano un rumore così forte che sembrava quello di un terremoto. “Come faccio a resistere? Un rumore così mi porterà presto all’esaurimento nervoso! -singhiozzò un mattino Giraffagrassadalcollocorto- credo proprio che dovrò andarmene anche da qui!” Velocemente rifece i bagagli e ancora una volta si mise in cammino.

Superò montagne e foreste, laghi e pianure. Le sue zampe erano stanche e sanguinanti, eppure Giraffagrassadalcollocorto non si arrendeva. Stanca e senza speranze, si appisolò sulla riva di un grande fiume che proseguiva il suo corso tra i canneti. “Mi sembra di aver trovato un luogo tranquillo” pensò al risveglio. Non aveva aperto gli occhi del tutto quando sentì un dolore fortissimo alla caviglia. Un piccolo coccodrillo cercava di fare colazione con la sua zampa destra.
“Questo è troppo! –
urlò Giraffagrassadalcollocorto e si alzò di scatto- passi essere derisa e criticata, scartata e umiliata, ma scambiata per la colazione proprio non lo sopporto !” E si avviò coraggiosamente verso una nuova avventura. Dopo aver camminato di buona voglia tutta la giornata, giunse timorosa presso un villaggio costruito ai piedi di una collina. “Riuscirò a trovare almeno un angolino dove riposare in pace senza rischiare qualche brutta sorpresa ?” pensò la poverina che era anche affamata.

Mentre così rimuginava le si fece in contro, correndo e sorridendo, uno stranissimo personaggio che così parlò:
“Salve bellissima creatura, mi chiamo Quadrupedesenzanome e sono il re del villaggio dei Senzanome. Chi sei, da dove vieni ?”
“Sono Giraffagrassadalcollocorto e vengo dal paese delle giraffe. Non credo, però, di essere una venere!” rispose la poverina che, al sentirsi chiamata bellissima creatura,
era arrossita violentemente. Quadrupedesenzanome le si avvicinò e, fissandola negli occhi, le disse: ”Tu sei l’essere più bello che io abbia mai visto, vuoi sposarmi e diventare la regina dei Senzanome?”

Giraffagrassadalcollocorto non poteva parlare, perché il suo cuore batteva come un tamburo, ma dai suoi bellissimi occhi color “giraffa” caddero alcune lacrime di gioia. Allora Quadrupedesenzanome la condusse con sé nel villaggio dei Senzanome, dove vivono felici gli animali più strani e quelli abbandonati da tutti, per farne la sua sposa. Il paese intero fece cerchio intorno alla bellissima Giraffagrassadalcollocorto e tutti insieme iniziarono i festeggiamenti per le sue nozze con il loro amato re Quadrupedesenzanome.

E se non mi sbaglio, sono ancora in festa !

Fata-Lalla