I testimoni di Genova
racconto buffo
Mi trovavo nel mio appartamento, a Genova, indaffarato in un lavoro che non ero chiaramente in grado di fare…
Ore 14 – Stavo cercando di riparare il rubinetto della cucina quando vengono a suonare alla mia porta due distinti signori di una non meglio precisata setta religiosa, riparo alla meglio, temporaneamente, il rubinetto e vado ad aprire.
Dopo aver iniziato il discorso parlandomi di un profeta greco di origine francese chiamato Hànte Dù (o forse era un panettiere francese di origine sarda chiamato Antoneddu, non ho capito bene) la conversazione, o meglio, il monologo, ha toccato i temi più disparati, dalla urbanizzazione delle campagne alla colorazione delle alghe marine, dai problemi di sopravvivenza in Antartide al possibile problema della fame presso eventuali popolazioni cannibali della Svizzera settentrionale.
Ore 14.30 – Stavo coraggiosamente cercando di dire a questi signori che avevo anche molte altre cose da fare nella giornata, e ormai c’era una certa umidità sul pavimento, quando improvvisamente uno di loro cercò con ogni mezzo, anche con la forza, di vendermi una indispensabile Enciclopedia Universale Religioso-filosofico-teolisticheggiante di ben 20 pagine al simbolico prezzo di lire 50.000.
Ore 15 – Ho tentato in tutti i modi di far loro capire che non avrei potuto comunque concentrarmi su quel volume a causa del mio rubinetto, vi erano ormai tre centimetri d’acqua sul pavimento, ma poiché insistevano accettai di sfogliare l’eccezionale volume. Il libretto mi cadde di mano e venni sgridato con animosità e brutte parole da uno dei due portatori di pace e serenità, mentre l’altro lo faceva sgocciolare tenendolo tra due dita.
Ore 15.30 – Si vedevano ormai i pesci del mio acquario nuotare liberamente nella sala da pranzo quando per l’ennesima volta tentarono di rifilarmi l’enciclopedia condensata di tutto il sapere umano (il prezzo era nel frattempo calato a 950 lire).
All’improvviso le sirene coprirono le parole dei portavoce della pace e si videro arrivare tre autobotti dei pompieri chiamati dall’inquilina del piano di sotto perché non sapeva nuotare.
Ore 16 – Alla fine l’umidità portò anche dei risultati positivi. Uno dei due rappresentanti della pace cosmica, le cui scarpe da tennis non lo avevano protetto dall’acqua, iniziò a starnutire incessantemente preso da violentissimo raffreddore. Ne approfittai, sghignazzando, per vendergli un paio di vecchi stivaloni da pesca con i quali se ne andarono entrambi.
Dalla finestra li vidi parlare a lungo e animatamente con il capo dei pompieri che cercava di allontanarsi scuotendo la testa, restituendo un piccolo libretto.
Roberto Moretto