(1886-1967)

Nato a Graglia, fu pittore ben conosciuto dai critici degli anni ‘30 (ed ancor oggi ben presente nelle maggiori case d’asta). Noto come Paolo Giovanni Crida, in famiglia lo chiamavano Gioanin (leggi Giuanin), nonostante il suo nome fosse Paolo Andrea; era figlio del canavese Paolo e di Teresa Rama, una delle casate più conosciute del luogo. Pittore essenzialmente realista di grande sensibilità cromatica, mentre il mondo intero ipotizzava i linguaggi artistici più diversi ebbe la forza di mantenere salda la visione del vero. Giunse all’apice della sua arte con grandi sacrifici, non troppo presto e dimostrando ferrea volontà di riuscita. Fu apprezzato nel ritratto, nel paesaggio, nella natura morta e nella tecnica d’affresco con la quale decorò una sessantina di chiese nell’Italia del Nord, delle quali mezza dozzina nel Biellese.

L’exploit torinese
Nel capoluogo piemontese avviato alla piena industrializzazione, con la sua bravura ed il diploma di professore di pittura, aprì uno stimato atelier nella casa che era stata dei baroni Casana in Via Montebello, dove già aveva avuto studio il pittore Francesco Gonin; quivi restò per una ventina d’anni, dipingendo al cavalletto ed allontanandosi solo per attendere alla stesura di affreschi in case private, istituti, cappelle e chiese, sinchè uno dei bombardamenti su Torino nel 1942 lo privò contemporaneamente dello studio e del bell’alloggio. Crida fu chiamato a Roma ed a Napoli.


La scelta di tranquillità lontano dal chiasso del capoluogo

Tornato a Biella, aprì uno studio in un luminoso locale del chiostro di San Sebastiano e lo mantenne sino a quando fu pronto uno spazio d’atelier nella sua vecchia casa di Graglia, allargata e rimodernata. La scelta di non riaprire il fortunato studio di pittura in Torino fu decisa ed irrevocabile; lo stesso fu per la rinuncia a farsi pubblicità attraverso i critici, le mostre e le gallerie d’arte, che in parte aveva evitato anche nel capoluogo e da cui voleva definitivamente stare lontano. Le sue radici si mantennero salde al territorio biellese anche grazie a locali commesse private; onestà, impegno, puntualità, grande esperienza e continua ricerca della perfetta armonia nell’opera dipinta, nel messaggio pittorico come nella sua vita di buon marito e padre garantivano i committenti più esigenti. E da qualsiasi opera esalava la quieta serenità dell’autore. Nella città di Biella captò sì le immagini di imprenditori, costruttori e professionisti, di benefattori e di personaggi della scena politica e religiosa, ma pure volti ed aspetti di gente comune, di contadini, artigiani, commercianti, bambini, ritratti in tanti atteggiamenti e posizioni che riuscivano a rivelare molto del loro “essere nel mondo”.
Per i suoi lavori d’arte sacra era molto conosciuto a Torino e la sua bravura continuò ad essere apprezzata anche dopo che se ne allontanò. Nei primissimi anni ‘50 dovette aprire un più ampio atelier perché la committenza religiosa (soprattutto salesiana) da tutto il mondo richiedeva impegni maggiori e tele sempre più grandi.
Nel 1961 salì ancora sui tavolacci (fu pittore freschista di valore riconosciuto) per finire di affrescare gli interni della chiesa del Centro Salesiano di Muzzano con una dolcissima “Sacra famiglia”, dopo aver descritto sulla parete di sinistra due dei “sogni” di San Giovanni Bosco. Paolo Giovanni Crida era infatti conosciuto nel mondo intero come “il pittore di don Bosco”. Ma nella sua carriera dipinse anche un’altra cinquantina di santi e lavorò per una decina di congregazioni religiose. Eppure le opere “laiche” non hanno da invidiare quelle sacre. Un problema mai diagnosticato al cuore lo portò via sei anni dopo, ad ottant’anni passati, mentre continuava sereno a lavorare. Era il 15 Maggio del 1967.


10/03/2018 - Prof. Luigina Furlan

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