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Indice

  • Introduzione p.3
  • Premessa p.5
  • Le cascine, beni paesaggistici e culturali p.7
  • La cascina Oremo di sopra p.11
  • • Proprietà e tasse
  • • Una descrizione della cascina
  • • Dal mattone all’Università
  • • I documenti muti raccontano
  • • Margari in cascina
  • La cascina Ressia o S. Emilio p.35
  • La cascina Oremo Nuovo o Oremo di Sotto p.50
  • La cascina Bozzola p.59
  • La cascina La Palazzina p.65
  • Alcune cascine (fotografie) p.75
  • Casa d’angolo con Madonna p.78
  • Cascine Gravetti p.84
  • La cascina Minazia p.91
  • La Riserva Spina Verde p.103
  • Il Saniolo p.105
  • • I Frassati al Saniolo
  • • Oratorio dell’Annunziata
  • • La Madonna nel giardino
  • La religiosità p.141
  • Dialetto p.145
  • Conclusione p.147
  • Riferimenti bibliografici p.148





Le cascine del piano hanno una funzione e un’economia legata alla montagna... p.29
La cascina Ressia, rinominata S. Emilio, è rifiorita sia come struttura sia come luogo vissuto e abitato. Al suo interno c’é un bellissimo locale per la meditazione, ricavato da una stalla, già simile ad una cappella, grazie alle sue colonne in pietra. Anche solo per questa sala vale la pena di riflettere su quanto si perde di sapienza e di bellezza a lasciar decadere simili edifici... p.39
“Al busch al crës da dì e da nòc”... p.51
Per ora è ancora un luogo speciale, dove può capitare di incontrare una pecora, che sola soletta se ne va per la strada. Il pastore, avvisato, spiega tranquillo: “La và a dé ‘l làit a l’agnel ”... p.85
In uno schema riassuntivo, probabilmente della metà del XVIII secolo, i prodotti che si coltivavano... sono formento, segla, fabe, biada da cavallo, meliga biancha, meliga rossa, facioli, noci, canepa, fieno, vino e inoltre il ricavato dal torchio da oglio, dal giardino e dai mulini, che consistono in tre ruote di macina da grano, di due ruote da pista da canapa, infine di una ruota da pista da riso... p.112

Le cascine, beni paesaggistici e culturali

pag. 7


[...] occorre comunque avere una consapevolezza storica del paesaggio, che l’uomo ha trasformato in epoche diverse secondo la necessità che aveva, formando una tradizione di tecniche e sistemi produttivi, di regole e d’istituzioni. Nella comprensione del passato si possono guardare i paesaggi nella loro evoluzione, consci che i beni paesaggistici sono beni culturali. Un paesaggio dunque non equivale alla sola natura, è la combinazione, che evolve nel tempo, dell’azione di fattori naturali e culturali. Gli interventi odierni dedicati all’ambiente non possono riguardarne un solo aspetto, ad esempio l’ecologia, debbono tener conto anche degli altri. Pensare al paesaggio significa curare un rapporto equilibrato fra uomo e ambiente, che richiede non solo protezione, ma anche ricostruzione o restauro [...]

Proprietà e tasse

pag.12


[...] La famiglia Gromo, una delle più antiche di Biella, aveva terre, oltre a Biella, a Balocco, Bioglio, Buronzo, Candelo, Cervere (CN), Cossato, Graglia, Lessona, Mongrando, Muzzano, Ronco, Savigliano, Ternengo, Tollegno, Valdengo,Vercelli, Verrone, Viverone... Il possesso di tanti poderi generava ricchezze, fruttava beni in natura di varia specie, ma poneva anche il problema delle tasse corrispettive. Così, in epoca di riformismo, la nobiltà in genere contrastava la politica assolutista dei Savoia e le richieste dei loro intendenti di finanza, perché esigevano il pagamento delle tasse, anche dai beni feudali ed ecclesiastici, tranne da quelli di antica feudalità. Tuttavia i nobili, facendo spesso parte dei consigli comunali delle loro Comunità, riuscivano a ottenere notevoli esenzioni sulle loro terre... il conte di Ternengo, la cui prepotenza fa eleggere quelli che desidera per ufficiali ed esattori ai quali accorda aggi esuberanti... Oltre agli esattori corrotti, altri metodi sono usati per diminuirsi le tasse, come denunciare all’ufficiale ducale o regio una quantità di giornate di terra inferiore al vero o intestarli ad un membro del clero. Di qui la necessità di controlli puntuali. Quale rapporto c’è fra un nobile arrogante e una cascina? C’è il rapporto fra un imprenditore e i suoi mezzi di produzione, che, affinché rendano il dovuto, vanno difesi dalla “avidità” dello Stato che esige le tasse [...]

Che cosa produceva la tenuta dell’Oremo?

pag.21


Certamente molta uva, molto fieno, ma non viene indicato altro nei documenti. Un commento dell’attuale fittavolo accenna alla produzione di canapa e un po’ di riso. Nel passato tuttavia si producevano nella provincia anche la meliga bianca e rossa e il barbariato, cioè la semina di frumento e segale insieme. La canapa era coltivata ovunque, perché se ne ricavava un filo che, tessuto, forniva tovaglie, lenzuola, asciugamani, biancheria. Le piante di canapa venivano raccolte, fatte essiccare al sole. Con esse si formavano dei fasci che erano posti a macerare in acqua corrente, un po’ distanti dall’abitazione, perché la macerazione generava cattivi odori. La fase successiva era quella della pesta, in pratica una macina riduceva la canapa in poltiglia, che, pettinata, forniva un fiocco, che veniva filato e dato da tessere [...]

I "pum" di cascina Bozzola

pag.60


Marco Maffeo... pur mantenendo il lavoro tradizionale della cascina... ha scelto una interpretazione in chiave contemporanea della sua attività. Ha cercato per anni nelle valli locali frutta, in particolare meli, la cui coltivazione era stata abbandonata... hanno così recuperato la bellezza di settecento varietà diverse di mele e duecentocinquanta di pere, che altrimenti sarebbero state perdute [...]

Tavole, steri e giornate

pag.67


[...] l’introduzione del metro in Italia avvenne alla fine del XIX secolo, dopo un lungo periodo di uso e di opposizione da parte degli agricoltori, che preferivano continuare a misurare coi vecchi valori... Anche il contadino odierno la conosce e usa. Teresa Blotto, fittavola del Saniolo, nell’indicare l’estensione odierna della tenuta, ha subito precisato che una giornata equivale a 3801 metri quadri. La giornata si divideva in cento tavole. La stara erano probabilmente lo stero, unità di misura di volume dei solidi, ma usata per indicare quanta terra ci voleva per ottenere quella misura di cereali. Otto steri comunque valevano circa una giornata.



pagina realizzata in data 12 luglio 2019

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