Ricordi e personaggi che hanno lasciato un segno. Aneddoti, poesie, storie.
Circa 130 pagine. Testo in lingua piemontese con versione in italiano a fronte. Prima edizione 2017. Botalla Editore
Presentassion
Regole di grafia e fonologia
La Mòtta
Ël Pierino medich
Ij matòcc dël '99
Re dij cojon
Carvé e fasolà
Lo ciamavo 'l merlo
Rino 'l "Diobambin"
Angiolin ël mòlaressie
Brumasc
Cantarin-i
Blësse e Bestiëtte
Lunà 'd Magg
Sèire 'd Giugn
Gnancun
Oropa
Ma romp nen!
La lama Loëtta
La fomna sensa testa
Quand che '1 Quinto tostava 'l cafè
Ël profum dla boà
Ij quat' negossiant
L'ombra dròla
Fra "frin fron"
Progress
BËl contrasens
La sals
Tocoma fër
Ringrassiament
Presentazione
Regole di grafia e fonologia
Mottalciata
Pierino il dottore
I ragazzi del 1899
Re degli sciocchi
Carnevale e fagiolata
Lo chiamavano il merlo
Rino il "Diobambino"
Angiolino l'arrotino
Galaverna
Primule
Bellezze e bestiole
Lunazione di Maggio
Sere di Giugno
Nessuno
Oropa
Ma non rompere
La lama Lovetta
La donna senza testa
Quando Quinto tostava il caffè
Il profumo del bucato
I quattro negozianti
L'ombra strana
Frate "Frin Frun"
Progresso
Il controsenso
Il salice
Tocchiamo ferro
Ringraziamenti
I nostri tempi moderni hanno portato tante innovazioni, tante invenzioni che hanno facilitato molti lavori, dai più semplici ai più difficoltosi. I nuovi strumenti di comunicazione e tutte le novità elettroniche continuano a stravolgere in qualche modo, sia nel bene che nel male [...] D'altra parte, per contrapposizione, mi sembra giusto dire che tanto progresso ci ha portato nel corso degli anni, anche a rinunce, che spesso diventano rimpianti nel vero senso della parola. Per fare un esempio, e, mi farebbe piacere se ci fossero dei giovani che per caso dovessero leggere, vorrei far conoscere e soprattutto rinfrescare il ricordo di qualcuno, di quei mestieri che a causa tutti quei cambiamenti sopra descritti si sono persi parte o completamente.
Sono sicuro che le ultime generazioni non li hanno neanche mai sentiti nominare, se non quei pochi fortunati che hanno avuto dei nonni armati di gran pazienza ed amore, e tanto ben predisposti a raccontare le storie e le usanze di quando erano giovani loro.
Nei tempi passati tanti mestieri artigianali venivano portati nei paesi e nelle frazioni da gente che proveniva anche da fuori dalla provincia e dalla regione, e che si fermava anche settimane, fino quando c'era lavoro, prima di spostarsi da altre parti. Lavoratori fissi erano il sarto e la sarta, e in tutti i paesi ce n'erano almeno un un paio, il barbiere era già più raro nei piccoli centri, neanche a parlare delle parrucchiere, "moda" che sarebbe poi incominciata negli anni sessanta. Anche il fabbro era un mestiere radicato nei paesi, il quale con la forgia sempre accesa e l'incudine, il martello e le tenaglie preparava gli arnesi per i contadini e si occupava della ferratura degli animali, visto che tutti lavoravano la campagna con cavalli, buoi e mucche. Cosi pure il falegname, sempre pronto ad aggiustare o fabbricare da nuovo carri o "tombarelli" e, naturalmente, purtroppo per chi gli toccava, anche le casse da morto. Incominciamo subito a parlare dei mestieri ambulanti, forse di uno dei più vecchi: lo spazzacanno, mestiere delle tre "F": motto famoso che voleva dire fame, fumo e freddo [...]
L'ava dui porètt sël nas
l'era facc né tut né mès
al mangiava mè' dël ris
l'era 'n piòta a sauté föss
l'ava fin-a na gran vos
ca soa l'era sensa ùss.
Ma l'ava sempe 1 cheur an man
sël podia al fava dël ben
për cël jera mai un nemis
a tucc i can a-j dava n'òss
che mi sapia l'ha mai vgnù ross
l'è sempe stacc dricc mè' un fus.
A j'ën pòich ch'a j'han cognosulo
ël sò nòm a l'era: GNANCUN!
Aveva due brufoli sul naso
era fatto ne tutto ne mezzo
mangiava solo riso
era un asso a saltare i fossi
aveva persino una gran voce
a casa sua non aveva l'uscio.
Ma aveva sempre il cuore in mano
se poteva faceva del bene
per lui non c'era mai un nemico
a tutti i cani dava un osso
nonsSi è mai vergognato di nulla
è sempre stato una persona corretta.
Sono in pochi che 1'hanno conosciuto
il suo nome era... NESSUNO.
[...] Il bucato, più che la solita operazione di lavaggio della biancheria della settimana, per tutte le famiglie diventava una cerimonia ufficiale che coinvolgeva quasi tutti i componenti di casa. Già da alcuni giorni la cenere che si formava nelle stufe o nei caminetti, veniva raccolta [...] Le donne più anziane dicevano che le ceneri migliori per il bucato erano quelle di quercia, acacia, carpino e nocciolo specialmente quest'ultimo perché era molto ricco di potassio, utilissimo per creare quegli acidi buoni per sgrassare bene, mai però quella di castagno il quale causava delle macchie indelebili alla biancheria [...] La cenere ammucchiata veniva setacciata con certosina pazienza per eliminare eventuali pezzi di impurità e carbonella. Si era dunque pronti per incominciare a fare la liscivia (altro nome cui veniva con chiamato il bucato) in un mastello di legno nella base del quale c'era un buco con uno zaffo di chiusura fatto apposta per lo svuotamento del liquido, visto il peso, venivano sistemati lenzuola coperte, federe e asciugamani e preferibilmente bianchi. Quando il tutto era disposto si copriva con una tela di trama un po' larga dove veniva adagiata la cenere pulita; ricordo bene un particolare di mia nonna, che sotto la cenere metteva pure dei rametti di lavanda i quali avrebbero rilasciato quel profumo speciale. Nel camino, o su grossi fuochi preparati apposta per l'occasione, nella pentola grossa di rame l'acqua stava bollendo a più non posso, ed era questo il momento giusto che con un ramaiolo apposito veniva raccolta e versata lentamente sui panni sporchi al fino completo riempimento del mastello. Questa operazione veniva ripetuta più di una volta dopo aver svuotato tutto (da quel buco fatto apposta con furbizia) il liquido che aveva ormai finito la sua funzione di sgrassaggio e lavaggio grazie ai suoi acidi rilasciati dalla cenere [...]
Pagina realizzata il 14 agosto 2023, grazie a Botalla Editore
Lo scopo di queste pagine è di mostrare, attraverso i libri, le caratteristiche storiche, turistiche, sociali ed economiche del Biellese. Qualche fotografia e un po' di testo, senza pretesa di fare un lavoro perfetto, creando un archivio che cresce e migliora nel tempo. IL BIELLESE NEI LIBRI è a disposizione di tutti gli editori/autori che vogliano fare conoscere le opere riguardanti il territorio, un invito alla lettura dell'opera completa.