p. 05- Al lettore
p. 09- Una ermeneutica per leggere San Giacomo
p. 12- Il sagrato
p. 14- San Giacomo chiesa da ottocento anni
p. 17- Le volte e i pilastri tardo-gotici
p. 19- Il tiburio / cupola
p. 21- Abside guardata dal piano
p. 23- San Giacomo, casa della «Repubblica di Biella»
p. 27- Il campanone del Comune
p. 28- Le case del Piazzo di Biella nel Medioevo
p. 33- I quartieri e le coste del Piazzo di Biella nel Medioevo
p. 38- Un paese di montagna e la funicolare
p. 40- La cerchia delle mura
p. 43- Le mura protette e demolite
p. 46- La vita sotto i portici
p. 50- Il mercato
p. 52- La malavita
p. 55- Il tribunale
p. 57- Condanne a morte
p. 58- Gli ospedali
p. 63- La farmacia
p. 64- Le scuole
p. 67- La roggia medioevale del Piazzo
p. 69- La cura della roggia
p. 73- Il pozzo e la cisterna
p. 74- La secchia cerchiata
p. 76- Il castello del vescovo-conte
p. 78- La torre del castello
p. 79- Gli ambienti interni del castello
p. 81- I loggiati del castello
p. 84- Molte «mansiones»
p. 86- La cappella di San Martino
p. 89- Il mulino
p. 92- La biblioteca
p. 95- La convivialità
p. 98- I signori di Vallaise
p.100- La Serra e il Gran San Bernardo
p.102- I signori di Challand e l...Amedeo di Savoia
p.104- Biellesi ad Aosta
p.106- I santi d'Oltralpe
p.109- Gli ebrei
p.112- Enrico Villani, banchiere
p.114- Prestiti e usura
p.116- La zecca
p.119- Biellesi taccagni
p.121- Lo scudo di Savoia sulla porta della Torrazza
p.125- Piazzo: residenza della aristocrazia
p.129- La nobiltà nel 1785
p.132- Il declino del Secondo Stato / Nobiltà
p.134- L'alta borghesia
p.136- Dominazione francese (1803)
p.138- I banchi della nobiltà
p.141- Il banco di Amedeo Avogadro
p.142- I banchi della borghesia
p.144- Altri stemmi
p.146- La chiesa di San Giacomo emarginata
p.148- Povera, libera, bella
p.151- Unita al Capitolo dei canonici di Santo Stefano
p.153- Come Sant'Orso ad Aosta
p.156- I preti collegiali di San Giacomo
p.161- Preti nei 13 stalli di San Giacomo
p.164- Modello per i collegiali di Oropa
p.166- Il priore Antonio de Prinis
p.168- I Cortella priori di San Bartolomeo
p.169- Il banco di Santa Maria di Oropa
p.171- Il Piazzo che ha costruito Oropa
p.182- Le piccole scuole del Piazzo
p.183- Le scuole femminili e Antonio Rosmini
p.187- L'arciprete Giovanni Battista Vigna
p-189- L'asilo del Piazzo e le suore rosminiane
p.192- Rifondazione della scuola maschile e ricreatorio
p.194- La condotta medica del Piazzo
p.195- Liturgia nel Medioevo
p.198- Una Messa al Piazzo
p.200- Nobile semplicità
p.203- La Settimana Santa
p.206- Nobilissimi ierei
p.211- Iconografia
p.458- Abbreviazioni e sigle
p.459- Indice

pag 5 - Al lettore

Aristocratica, povera, bella. Chi? Lei, la chiesa di San Giacomo, in primo luogo. Dicendo questo, so che sto cantando fuori del coro. Ci sono stati vescovi, nei secoli scorsi, che l'hanno dileggiata nei loro giudizi. Guide di Biella, come quella celebre di L. Pertusi e C. Ratti del 1886, dedicano più spazio alla funicolare che all'architettura dell'interno di San Giacomo. Righe 78 dedicate alla funicolare e righe quattro, riducibili a due, all'architettura interna di San Giacomo del Piazzo di Biella, esattamente queste: «Sorge assai vicina alla piazza e vi si entra per un atrio aggiunto nel secolo XVI, essendo il rimanente del tempio del secolo XIII, modificato però da restauri specialmente nell'interno». Il resto riguarda i quadri, cioè elementi che si sono sovrapposti alla struttura (cfr. L. Pertusi e C. Ratti, Guida pel villeggiante nel Biellese, Torino 1886, p. 43).
È una chiesa vilipesa ed amata. Tutta una serie di vescovi di pianura, educati al gusto rinascimentale, ripetono nei loro verbali di visita pastorale che questa chiesa è uno schifo, un porcile («ipsam decanatam totam proinde ac si in ea porci habitarent... »). Quando i ladri, presto o tardi, ci ruberanno il trittico del 1497 che si trova nel coro, sarà un oltraggio personale per ciascuno di noi; eppure per uomini di cultura umanistica, come i vescovi e i loro vicari generali, era una indecenza a stento tollerabile: «vix ferenda; pro antiquitate indecenti» (cfr. Delmo Lebole, La Pieve di Biella, II, Biella 1985, pp. 545-549).
Non solo il dileggio, ma addirittura, alla fine del Settecento, in un clima di incomprensione del Medioevo, c'è stato il deliberato proposito di abbatterla; il progetto di costruire, nello spazio già occupato dalle tre navate demolite, una chiesa ad una sola navata, razionale, classica, lucente, moderna secondo lo spirito dei Lumi. [...]

pag 12 - Il sagrato

Senza dubbio apparteneva (ed appartiene) alla chiesa di San Giacomo il sagrato antistante, che fungeva da cimitero. Un atto stilato al Piazzo, nel castello del vescovo («In Castro episcopali Bugelle») il 20 febbraio 1327, parla del cimitero della chiesa di San Giacomo: «Item in placio medietatem pro indiviso duarum domorum sive Sedimentum qui-bus coheret Cimiterium Ecclesiaz Sancti Jacobi» (DB, p. 281). [...] Fungesse ancora da cimitero o no, quella terra era un sagrato, cioè spazio consacrato appartenente alla chiesa. Il testamento di Marta, figlia di Giacomo Gromo di Ternengo e vedova di Giovanni Bernardino Avogadro di Cerrione (4 giugno 1617) conferma il dato. Questo testamento è fatto «...sul piazo di Biella, nella camera seconda, quale [sic = qual'è] verso la piaza della Chiesa di san Giacomo, della casa delli molto illustri signori Girolamo et Molto Reverendo signor Anni-balle [sic] Gromo, dove l'infrascritta testatrice giace in letto amalata» (ARMO III, doc. 164, col. 527).
Vale per la chiesa di San Giacomo ciò che vale per tante parrocchie antiche della chiesa biellese: lo spazio che precede la chiesa appartiene alla chiesa, perché terra consacrata per la sepoltura dei battezzati. E così per Sala, Mongrando San Lorenzo, Salussola Matrice, Torrazzo, Magnano, Netro, per tacere della piazza del duomo di Biella, che è il «claustrum Sancti Stephani». [...]

pag 23 - San Giacomo, casa della "Repubblica di Biella"

L'espressione «Repubblica di Biella», riferita al Medioevo, è dello storico Luigi Schiaparelli, il quale la usa 32 volte in 25 pagine, per impedire al lettore l'anacronismo di pensare che il comune fosse, nel Medioevo, una semplice funzione amministrativa.
Il comune di Biella era qualcosa di molto simile ad una città-stato. Schiaparelli è a disagio quando deve spiegare come una città come Biella, che era sotto il potere temporale dei vescovi-conti di Vercelli, avesse degli Statuti (quelli del 1245) così rispettosi delle autonomie locali ed un codice penale equilibrato, con sanzioni penali, dati i tempi, miti.
Gli Statuti del 1245 iniziano nel nome di Gesù Cristo e sono fatti in onore dei patroni della città: la Vergine Maria, Sant'Eusebio, Santo Stefano e San Giacomo: «In nomine Domini Nostri Yhesu Xristi. Amen. Anno Dominicx Nativitatis millesimo ducentesimo XLV Jnditione IIIJ. Hazc sunt statuta et ordinamenta comunis Bugelle facta ad honorem Dei et gloriosx Virginis Marine et beati Eusebij, Stephani, beati Jacobi et omnium sanctorum» (DA, p. 331).
Lo storico citato non nasconde un certo disagio verso questo inizio, che «reputiamo — scrive — di piccola importanza»: «...lasciando il fatto, che reputiamo di piccola importanza, del principiare di quel codice da una vera invocazione religiosa al nome di G.C., di M.V., e dei S.S. protettori spirituali della Repubblica, che intendesi agevolmente essere uso generale e conforme all'indole dei tempi» (Luigi Schiaparelli, Una lettura sulle memorie storiche del Comune e sugli Statuti della Repubblica di Biella, Torino 1888, p. 10). [...]

pag 46 - La vita sotto i portici

Nella grande tela che sta sopra l'altare del beato Agostino de Fango (1425 circa - 1493) nella chiesa di San Giacomo, il pittore Luigi Ciardi (1822-1902) ha voluto dipingere il beato Agostino in mezzo alla gente, nel contesto urbano del Piazzo, caratterizzato dalla fuga dei suoi portici, anche se la formazione artistica, ricevuta all'Accademia Albertina di Torino, ha indotto il pittore a idealizzare questo ambiente. La gente che l'artista ha messo attorno ad Agostino de Fango è l'essenza di un borgo medioevale nelle sue componenti: clero, nobiltà, borghesia, artigiani, mercanti, poveri. Un occhio di riguardo per una donna ossessa, per una mamma che ha in braccio un neonato morto, per un bambino che piange per una brocca di vino che gli è sfuggita dalle mani: sofferenze a cui Agostino ha risposto con tre miracoli.
Se il beato Agostino de Fango tornasse, troverebbe questo borgo medioevale sostanzialmente com'era al suo tempo. Troverebbe la roggia che, per quanto sepolta viva, percorre ancora il Piazzo in tutta la sua lunghezza; troverebbe la porta della Torrazza appena imbarocchita; troverebbe la porta di Andorno e quella di Ghiara al loro posto; troverebbe il ghetto degli Ebrei al vicolo del Bellone o Berlone (che si chiamava già così nel '300); il palazzo del Comune davanti a San Giacomo; troverebbe conservato il modulo architettonico dei porticati, caratteristico dei borghi medioevali. Un santo è passato per questo borgo, sotto questi portici, in queste strade, salendo queste coste, pregando nella chiesa di San Giacomo (che è rimasta tale e quale dall'autunno del medioevo) [...]

pag 148 - Povera, libera, bella

Se la chiesa di San Giacomo non fosse stata povera, molto probabilmente sarebbe stata stravolta, per farla diventare una chiesa barocca. Se non fosse stata povera, molto probabilmente sarebbe diventata obesa di decorazioni, se non demolita per sostituirla con una chiesa più agréable, più gradevole.
Proprio la povertà ha conservato la chiesa di San Giacomo. Si sono spesi i pochi soldi che c'erano, per tenerla in piedi: soldi contati, appena sufficienti a salvaguardare le strutture, che sono giunte a noi sostanzialmente integre, nelle austere linee tardo-gotiche.
Proprio perché povera, i nobili stessi non hanno avuto interesse ad occuparla con patronati, se non in modo molto, molto marginale.
Anche la sua piena libertà da patronati laicali nobiliari è un frutto miracoloso della sua dignitosa povertà e della dipendenza dal capitolo di Santo Stefano [...]



Grazie a Angelo Stefano Bessone
pagina realizzata il 04 06 2016

Lo scopo di queste pagine è di mostrare (attraverso i libri) le caratteristiche storiche, turistiche, sociali ed economiche del Biellese. Qualche fotografia e un po' di testo, senza pretesa di fare un lavoro perfetto, creando un archivio che cresce e migliora nel tempo. IL BIELLESE NEI LIBRI è a disposizione di tutti gli editori/autori che vogliano fare conoscere le opere riguardanti il territorio. La pubblicazione avviene in forma gratuita.
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