L'alpinista scienziato e politico

Nato nel 1827 a Mosso, laureatato nel 1947 in ingegneria idraulica, fu scienziato, economista e politico. Lavorò nell'industria tessile di famiglia e svolse attività accademica e teorica nei campi della geometria e della mineralogia. Fu il primo in Italia ad introdurre il metodo delle proiezioni assonometriche e si occupò dei principi geometrici della cristallografia. Brevettò una cernitrice elettromagnetica per separare il rame dalla magnetite e inventò uno strumento per misurare la frizione. Fondò il Club Alpino Italiano nel 1863. Nel 1868 il mineralogista tedesco Johann Strüver scopre un nuovo minerale e lo chiama sellaite in onore dello scienziato biellese. Fu tre volte Ministro delle finanze del Regno d'Italia (dal 03/1862 al 12/1862, dal 09/1864 al 12/1865, dal 12/1869 al 07/1873). Morì il 14 marzo 1884 nella sua abitazione (all'interno del lanificio) e venne sepolto nel cimitero di Oropa, nella monumentale tomba di famiglia a forma di piramide.



Testo tratto da un articolo di Alfredo Bocelli apparso su Rivista Biellese nel luglio del 1923.

Di Quintino Sella si può e si deve discorrere... Ingegno alacre, perspicuo, con una visione di realtà quasi profetica, illuminata da un amore di patria, ardente come una fiamma... Egli fu matematico e mineralogo illustre, industriale ricco, Ministro grande. E la sua eloquenza traduceva in parole questa meravigliosa armonia dello spirito... Fin da ragazzo dimostrò memoria meravigliosa, recitava quaranta canti della Divina Commedia e squarci di classici latini...

Ottenuta la laurea, si dedicò alla mineralogia, e il Des Ambrois lo mandò alla Scuola delle Miniere a Parigi. Ma ecco il '48, e Sella torna per fare il soldato. "Un contadino vale meglio di voi", gli dice il Des Ambrois "L'Italia ha bisogno più di teste che di braccia. Perché uno Stato vada bene, ciascuno ha da fare unicamente ciò che gli spetta. Tornate a Parigi". E Sella ci torna... Professore a Torino... dirige distretti minerari, pubblica memorie scientifiche, ordina e illustra collezioni. Lo studio delle rocce lo spinge sulle Alpi e in quei duri sforzi del salire, in quel cimento, in quel pericolo delle erte pareti e degli abissi, nell'aria pura, nella solitudine austera, su, tra cielo e terra, egli sente tutta la profonda bellezza, la virtù educatrice delle vette... Ed eccolo apostolo dell'alpinismo. Esplora ogni valle, sale ogni vetta: anche oggi quante capanne, cime, passi portano il suo nome? E fonda il Club Alpino. La passione delle Alpi conviene al suo corpo, come alla sua anima. Forte di muscoli e di carattere; intrepido di fronte al pericolo materiale e morale...

Quando quest'uomo, così temprato, entrerà nella vita pubblica, splenderà di tutta la sua luce. Infatti, appena deputato, è Segretario Generale, Ministro. Erano le più buie ore della nostra finanza; ed egli accetta appunto il portafogli delle Finanze... allora il credito pubblico era quasi compromesso, i bisogni dell'Italia, appena costituita, erano senza fine... Egli non si sbigottisce è assuefatto a scalare le Alpi. Ed eccolo all'opera... non isterilisce le fonti della ricchezza per salvare il bilancio. Si arma di scure e di spada e senza pietà tronca e taglia per le massime economie; gridino i colpiti, non se ne scusa. E siccome non basta, impone e tassa con ferocia. Tutta l'Italia lo maledice? Non importa. Egli l'ama l'Italia, e la vuol salvare: se la sua persona è travolta nell'odio, piega il capo...
Così Quintino Sella dispone il pagamento bimestrale delle imposte ed esige inflessibile tutti gli arretrati, che ormai dileguavano nel dimenticatoio... Egli strappa le carni al contribuente italiano, ma l'onore è sacro. Ecco qui, intiero, il giovane che sa a memoria Dante, Tito Livio e Virgilio; l'uomo che preme coi calzari ferrati le cime delle Alpi, vergini di orma umana, e guarda il cielo con le nuvole ai piedi. Così, quando è necessario, egli non esita, e propone la tassa sul macinato; la famosa tassa. L'ha meditata a lungo; ha pubblicato un volume di quattrocento pagine; ha bilanciato il pro e il contro. Ci vuole, la propone. — Assassino della povera gente! — urlano le turbe...

Oltre che per la restaurazione finanziaria della Patria, la sua memoria deve essere sacra agli Italiani per la parte ch'egli ebbe nella nostra politica estera del '70 e nell'occupazione di Roma... Vero uomo di Stato, non politicante. Infatti, egli restaurò le finanze, non seguì la Francia, occupò Roma. Ma quando dovette fare il capo della Destra nella schermaglia parlamentare, non ci si scaldò, e quando fu incaricato di comporre il Ministero non vi riuscì. Si disse di lui: "uomo astuto" e, alludendo alle caricature, "scarpe grosse e cervello fine". Ma non è esatto. L'astuto avrebbe fatto egregiamente il capo della Destra, e chi sa quante volte sarebbe stato Presidente dei Ministri. Egli, invece, pensò soltanto all'Italia. Negli ultimi anni visse, si può dire, appartato dalla politica, e si dedicò al maggior lustro dell'Accademia dei Lincei, di cui era degno presidente...


Pagina pubblicata il 23/08/2020

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