E' arrivato anche nel Biellese l'Ibis Sacro, animale venerato nell'Antico Egitto ma oggi considerato una specie invasiva

Nell'Antico Egitto, la divinità Thot (dio della sapienza, della scrittura, della matematica) era rappresentata sotto forma di ibis sacro, uccello che volava sulle rive del Nilo. Gli ibis erano allevati per poi essere sacrificati, mummificati e messi in anfore per i fedeli che invocavano una grazia a Toth.
Oggi, scomparso dall'Egitto, vive nell'Africa subsahariana, e si è presentato in diversi Paesi europei. Qui viene documentata la sua presenza nel territorio biellese e dintorni con fotografie scattate nel periodo di settembre/ottobre 2019

I primi stranieri, greci e romani, che visitarono l’Egitto furono incuriositi in particolare dalle divinità zoomorfe che caratterizzavano la religione del paese e dal culto che si tributava a certi animali sia da vivi sia da morti.
Le immagini divine egizie infatti si presentano con grande frequenza in questo aspetto, interamente zoomorfe oppure antropomorfe con testa animale: hanno un significato simbolico e sono da leggersi quali “proiezioni” di concetti e entità soprannaturali in forme materiali razionalmente recepibili. Per le loro specifiche facoltà certi animali erano ritenuti manifestazioni viventi (ba o “anima”) o ipostasi, cioè supporti materiali, di determinate divinità.
L’ibis sacro, animale non temuto, ma ammirato e venerato perché riusciva a uccidere i serpenti più velenosi e poiché sapeva riconoscere se l’acqua era infetta o contaminata, rappresentava il dio Thot, divinità di prim’ordine, una delle figure più complesse dell’intero pantheon egizio, collegata alle arti magiche, al sole e alla luna, alla scrittura. Proprio per questo l’ibis sacro aveva un’importanza considerevole nella vita degli antichi egizi.
Scriveva Eliano (II-III sec. d.C.) nel suo Della natura degli animali: “L’ibis è per natura un uccello molto aggressivo, oltremodo vorace, che mangia schifosissimi cibi se è vero, come dicono, che si nutre di serpenti e di scorpioni. Ma quelli li digerisce senza difficoltà e questi li può defecare molto agevolmente. E’ molto raro vedere un ibis malato. Questo uccello ficca il becco dappertutto, non bada al sudiciume ma vi si aggira sopra, andando in cerca persino là di qualcosa da mangiare. Quando però torna alla sua dimora prima si lava e si pulisce accuratamente. Si dissetava, invece, con acqua purissima, tanto che è riportata l’usanza dei sacerdoti egizi che si purificavano solo con l’acqua in cui si fosse dissetato un ibis sacro”.
Il culto di un animale sacro consisteva essenzialmente nella venerazione, secondo forme rituali prestabilite, della statua che lo raffigurava nel tempio. All’interno del recinto templare erano custoditi singoli animali sacri, nei quali si credeva che si fosse incarnata stabilmente una determinata divinità; essi erano scelti in base ai segni distintivi esteriori indicati nei testi sacri. Era anche porevista la pena di morte per chi si macchiava dell’assassinio di un animale sacro.
Andando al passato, praticamente è solo l’Egitto antico che ha riservato agli animali un trattamento post mortem in tutto e per tutto simile a quello dedicato agli uomini (anche se gli animali non morivano sempre di morte naturale, ma erano uccisi e sacrificati all’occorrenza).
Il centro di culto del dio Thot era a Khemenu (el-Ashmunein), chiamata dai Greci Hermopolis Magna, capitale del XV nomos dell’Alto Egitto. A 12 km a nord di Ermopoli ci sono le necropoli di Tuna el-Gebel, in cui sono stati ritrovati circa 4 milioni di ibis imbalsamati in modi molto diversi. Solo un essere umano era seppellito tra gli ibis: il gran sacerdote Anknhos, fedele officiante di Thot.


Federica Bertoni - Tratto dal catalogo della mostra Aegyptiaca animalia: il bestiario del Nilo, Torino ottobre 2000-giugno 2001
Link di approfondimento:   www.parcodelmincio.it     www.parcodelpoalessandriavercelli.it


Video e fotografie di Pietro Monteleone scattate a Occhieppo Inf, Leri, Gifflenga

Pagina realizzata il 01 12 2019


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