La Rocca di Verrua venne ceduta nel 1534 dai Savoia ai fratelli Scaglia di Biella. La Fortezza è un imponente complesso fortificato situato in cima a un colle che domina la città di Verrua Savoia, in provincia di Torino. Nel corso dei secoli, la fortezza ha subito numerosi assedi; la sua posizione strategica, all'incrocio tra le vie di comunicazione tra Piemonte e Francia, la rese un teatro di eventi cruciali per la storia del territorio. Durante la Guerra dei Trent’anni, che vide i Savoia alleati ai francesi contro spagnoli e austriaci, la fortezza sostenne un grande assedio (1625). Agli inizi di agosto il duca di Feria, governatore di Milano, e il capitano don Ponzalo de Cordoba, giungono forti di 25.000 fanti, 5.000 cavalieri e 20 cannoni. Nonostante i tre giorni che il duca reputa sufficienti per risolvere l’assedio, l’esercito imperiale attacca per tre mesi, bombardando quotidianamente. Il 17 novembre si ritira lasciando sul campo oltre 10.000 uomini.
Una targhetta sulle sue mura racconta le perdite (morti, feriti, prigionieri, disertori) di due storici assedi. Nel 1625 l'esercito franco-piemontese perse 8.000 uomini contro le 12.000 perdite dell'esercito spagnolo. Nell'assedio del 1705 l'esercito austro-piemontese perse 7.000 uomini contro i 12.000 dell'esercito franco-spagnolo.
In tempi recenti, la fortezza diventa simbolo di incuria. Nel 1955 il castello e la circostante collina vengono ceduti dai Marchesi di Ivrea a un’impresa di estrazione cementifera. Il castello resta abbandonato ad atti vandalici e sottrazioni di ogni genere. Nel 1957 crolla la parte situata nella zona collinare presso il ponte sul fiume. A causa del crollo, le macerie travolsero una casa ed una trattoria, causando la morte di numerose persone.
È una delle più belle testimonianze dell'arte romanica in Piemonte. Si trova in una valletta tra boschi e vigneti a poca distanza dall'abitato di Cavagnolo. L'abbazia venne costruita nella prima metà del XII secolo per opera dei monaci benedettini dell'abbazia di Sainte-Foy-de-Conques (Francia). I religiosi transalpini si erano spinti fin qui per rinverdire le sorti del piccolo santuario preesistente dedicato a Santa Fede, nobile giovinetta tredicenne martirizzata il 6 ottobre 303 in Francia.
Nel Medioevo, il monastero fu ricco e fiorente, arrivando a possedere terre e fattorie persino Oltralpe e a versare notevoli decime ordinarie ai vari papi. Nel 1372 la comunità di Santa Fede raggiunse il massimo splendore. L'abbazia rappresentava un crocevia tra la Francia e l'Italia, come luogo di sosta per i pellegrini che viaggiavano verso Roma.
Con l'arrivo dell'età napoleonica, l'abbazia fu soppressa e i suoi beni confiscati. Nel 1895, i padri Maristi ne acquisirono la proprietà e avviarono un'opera di recupero che permise di conservare l'integrità dell'edificio romanico. L'abbazia ed il monastero sono stati "messi in vendita" (così riportano i giornali del periodo) nel 2010 ed oggi sono recuperati grazie alla Comunità Siloe: www.comunitàsiloe.org
All'interno, la pianta della chiesa presenta tre navate che dovevano originariamente terminare in altrettante absidi: solo quella centrale, che ospita l'altare, si è conservata. Essa è fiocamente illuminata da tre strette monofore. L'architettura è solenne, segnata da alti pilastri in pietra con semicolonne che reggono gli archi delle volte. I capitelli esprimono una grande varietà di forme con motivi floreali e zoomorfi (in un caso anche una testa umana).
Prima realizzazione: dicembre 2007, fotografie di Lucia Missaggia | Aggiornamento: maggio 2024 Franca, Daniele, Stefania, Roberto