E’ con grande piacere che pubblico questa attenta e verace rifflessione, credo che molte persone potranno trovare attraverso qeste righe ,uno spunto concreto per Vedere un po di LUCE. ( NICO)
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Ho trovato il coraggio di scrivere, vincendo la mia pigrizia!
Cercando un quaderno ho trovato il calendario 2007 del Villaggio Verde. Il villaggio Verde è stato per me, il luogo dove ho fermamente pensato di sperimentare quello in cui credevo fin da bambina.
Era stato pensato come un esperimento di vita basato su principi spirituali, dove il fine ultimo fosse il riconoscimento della Fratellanza(riconoscimento di noi stessi nell’altro).
Un luogo dove avremmo costruito abitazioni, avviato attività (commerciali, artigianali, culturali…..), che avrebbero contemporaneamente sostenuto materialmente e fatto crescere spiritualmente gli abitanti.
Così è stato a Findhorn. La più antica e famosa “intentional community” eco-compatibile nata negli anni 60 e attivissima ancora oggi, dopo innumerevoli trasformazioni di vario genere.Ospita migliaia di persone all’anno ed è diventata la punta di diamante della sperimentazione della fattibilità concreta di attuare una completa autonomia energetica eco-compatibile, ora con rappresentanti presso le Nazioni Unite.
Del Villaggio Verde è rimasto un luogo non usato al meglio e poche persone che lo tengono ancora in vita.
Gli avvenimenti che sono seguiti, mi hanno allontanato da quel luogo, permettendomi di trovare quello che da tempo cercavo: Me stessa!
Le delusioni più importanti, le sofferenze, hanno messo a nudo il mio Essere.
Sono volate via le aspettative, le utopie fasulle e mi sono ritrovata a vivere nel bel mezzo di quella realtà che ho sempre evitato cercando di cambiarla.
Il sogno non è mai morto dentro di me, questo e le esperienze vissute, cercando sempre il senso vero degli accadimenti, mi hanno permesso di affrontare situazioni che mai avrei pensato di affrontare e soprattutto di poterlo fare.
Oggi a 50 anni suonati, rivedo tutto questo, ripercorro il lungo e difficile cammino nel mondo della tossicodipendenza,delle carceri insieme a mio figlio e mi chiedo dove sta il filo che collega tutto.
Mi chiedo cosa vuole da me la Vita e come mettere al servizio degli altri questa straordinaria esperienza di vita.
Sì, perché so di essere una donna fortunata, lo sono perché attraverso tutto questo ho potuto mettere alla prova la mia Fede
Fede in una logica più grande di noi e nella sua perfezione.
Con me nasce una profonda ricerca della Verità, Amore e Libertà.
Ho sempre pensato che Dio fosse infinitamente Buono e che tutto quello che accade è la più alta espressione di Dio attraverso l’Uomo.
Non ho mai potuto pensare che Dio potesse giudicare mentre ci chiede di non farlo, che potesse stabilire chi è buono e chi è cattivo chiedendoci di amare tutti così come ameremmo Lui.
Il male è solo assenza di bene e non credo si possa conoscere il bene senza aver sperimentato il male stesso. Questo io penso.
Ogni situazione e persona racchiude in se i due aspetti e solo attraverso il riconoscimento si può arrivare ad una più ampia visione della realtà.
Nel corso degli anni, molte persone mi hanno accusata di agire cercando consensi, approvazione e riconoscimento. Avevano ragione! Ho scoperto,nel tempo, da dove nasceva questa esigenza e ho capito che oltre ad averne bisogno per colmare le mie insicurezze, c’era il desiderio profondo di comprendere le azioni, i fatti accaduti, le scelte e le persone.
Ho sempre cercato di comprendere gli avvenimenti attraverso il confronto con gli altri, spesso ho dovuto farlo da sola, non sempre ci sono le condizioni e le persone . Spesso si è soli!
Riconoscimento per me vuol dire analisi degli eventi senza pregiudizi, con la capacità di entrare nel dettaglio senza perdere di vista l’insieme.
Questo, secondo me, aiuta le persone a ritrovare i propri talenti, le proprie inclinazioni, il nostro temperamento.
Questo ci aiuta a capire di cosa ha davvero bisogno l’altro per crescere.
Ho avuto la fortuna, nella mia vita, di incontrare persone che vivono mettendo al primo posto l’Anima e che hanno contribuito alla crescita di molte persone, compresa la mia.
La domanda che mi spinge oggi a scrivere quello che penso e qual è il mio modo di intendere una Comunità, è sicuramente la domanda che nasce dal cuore di ogni madre che percorre questo sentiero:
PERCHE’ MIO FIGLIO SI DROGA?
PERCHE’ I NOSTRI FIGLI SI UCCIDONO CON LA DROGA?
PERCHE’ I NOSTRI FIGLI VANNO IN CARCERE PER DROGA?
Queste sono le domande che ogni madre fa a se stessa e dovrebbe essere ascoltata dai nostri uomini di potere, politici e non.
La mancanza di ideali, di valore e di sentimenti, sacrificati nel tempo a favore della perfezione esteriore, dell’avere e del denaro, porta i giovani e non solo a trovare appagamento in false felicità:
droga- alcool- consumismo sfrenato- chirurgia plastica- anoressia- obesità- psicofarmaci- bullismo e alla fine POTERE.
In realtà ci sono molte persone che hanno bisogno di riempire i vuoti creati dalla mancanza di Amore.
Tutti i giorni incontro persone che hanno bisogno di un abbraccio!
Ho conosciuto diverse Comunità e alla fine mi rendo conto che tutti gli sforzi fatti, vengono in parte
invalidati dalla volontà di un potere che ha tutto l’interesse ad avere giovani storditi, incapaci di pensare e di conseguenza di scegliere.
Oggi le Comunità devono fronteggiare l’emergenza creata dagli effetti, me è nel mondo delle cause che si può agire per cambiare i risultati. Medicare le ferite e lavorare per cambiare ciò che le ha causate.
Bisognerebbe reinserire nella società , ragazzi e persone capaci di scegliere e di contrastare, questo assurdo potere economico-politico, senza lottare, semplicemente non rispondendo più a questi input.
C’è bisogno di giovani che vanno nel mondo, che si inseriscono nella società e allo stesso tempo non ne sono posseduti.
Dopo esperienze forti, solo mettersi al servizio degli altri ci fa sentire pieni e appagati.
Ho potuto osservare che chi ha più bisogno ha sempre molto da dare, deve solo riconoscere che è così.
E’ difficile per me stilare un progetto di Comunità ma, sento di doverlo fare e di sottoporlo a voi.
Sono sicura che scrivere quello che penso può essere utile, se non altro a me stessa.
Ho osservato che la sfera emotiva e creativa è quella più penalizzata nei giovani e sicuramente la scuola, per come è strutturata, non permette loro di esprimerla e viverla correttamente.
Esistono scuole che tengono conto di questo e attraverso l’educazione all’arte (in tutte le sue forme),all’osservazione e all’ascolto, stimolano la creatività e la fantasia dei bambini.
Sto parlando della scuola Staineriana.
Mi sono sempre stupita di come certi uomini di potere, mandino i loro figli in questo tipo di scuola e affossino contemporaneamente quella pubblica!
Perché non mettono al servizio della scuola pubblica questo o parte di questo metodo.
Parlo della scuola perché i ragazzi che trovo nelle comunità, sono il risultato di un sistema educativo che non funziona. Non si educano i bambini e ragazzi ad essere persone libere, consapevoli della propria individualità e della sua importanza in quanto unica.
Grande responsabilità grava sulle persone che hanno il compito di educare, indirizzare e osservare i
ragazzi. Devono essere loro stessi consapevoli del perché si trovano lì dove sono!
In una Comunità gli educatori e gli operatori devono saper ascoltare senza pregiudizi, con la mente libera e sempre pronta al cambiamento.
Cambiamento proprio e dell’altro, perché l’essere umano è in continuo movimento, non è mai fermo.
PROGETTO.
LE REGOLE
Ci sono regole che aiutano il vivere insieme e regole che educano e non possono essere uguali per tutti.
Ogni volta che l’uomo ha creato regole, leggi ecc., qualcun altro ha trovato il modo per trasgredire.
La regolamentazione del vivere con gli altri deve nascere spontanea e se le persone non hanno da pensare a come trasgredire, hanno più tempo per accorgersi di dove sono e perché. In ogni persona deve essere stimolata la voglia di essere rispettato e di rispettare gli altri.
Le regole devono essere comprese profondamente da tutti, quindi ognuno deve esprimere il suo parere a riguardo ed esporre il suo punto di vista su cosa pensa sia giusto o sbagliato e su come agirebbe in una situazione che mette in pericolo la comunità o un suo membro.
L’esperienza fatta a Summerhill mi conferma che in un clima di libera espressione e accettazione i ragazzi trovano dentro di loro le regole che portano ad una convivenza serena nel rispetto degli altri.
Si potrebbero eliminare tutte quelle regole che non vengono accettate e quindi non rispettate (vedi sigarette, orari, uso del tempo libero ecc.). Sono regole che non cambiano la consapevolezza della persona e la mettono in condizione di perdere tempo a lamentarsi.
Non devono mancare momenti in cui si analizza l’andamento della comunità (una o due volte al mese) e deve esserci un coinvolgimento dei ragazzi sulle decisioni di ciò che deve cambiare e perché.
I ragazzi devono sapere cosa vuol dire gestire una comunità, cosa costa mantenerla e da dove viene ciò che usano. Questo serve a farli sentire a casa e a non vivere la comunità come un parcheggio temporaneo o solo un posto che è meglio del carcere.
Considerare il loro punto di vista può metterli nelle condizione di sentirsi stupidi ad ostacolare un luogo dove l’unico interesse comune è la loro piena realizzazione!
Una regola dovrebbe essere che ogni ragazzo (in grado di farlo) si occupi di chi ha più bisogno, esattamente come in una famiglia il fratello maggiore si occupa di quello minore.
All’interno di una comunità ci si dovrebbe esprimere liberamente e si dovrebbe imparare a comprendere i fatti senza inutili sensi di colpa, ma con la capacità di analizzare la propria vita assumendosi le proprie responsabilità. Noi siamo gli unici artefici delle nostra vita e quindi gli unici responsabili di ciò che ci accade.
AUTOGESTIONE.:
Autogestione per me vuol dire che i membri delle comunità devono provvedere alle loro esigenze.
Il primo passo è stabilire quali sono e capire quali possono essere in grado di soddisfare autonomamente.
Coltivare quello che serve per nutrirsi, farsi il pane, dolci, questo guidati da persone che possono insegnare e che sappiano trasmettere loro la voglia di scoprire la soddisfazione di saper provvedere al proprio sostentamento. Che sappiano far scoprire loro la creatività che c’è nelle preparazione del cibo e la gratificazione nel cibarsi con ciò che si è prodotto e preparato.
Questo aiuta a riconoscersi nei risultati.
Le persone anziane in questo hanno molto da insegnare! Soprattutto possono trasmettere il rispetto per il cibo e la capacità di non sprecare e buttare via nulla.
Artigiani e artisti possono insegnare a costruire mobili che servono, a provvedere alla manutenzione, a rendere armonico il posto dove si vive.
Attenzione a tutto ciò che è nuovo nel campo del risparmio energetico, delle costruzioni ecc.,invitare chi già da tempo sperimenta nuove tecnologie.
Artisti di tutti i generi che possano stimolare la creatività di ognuno e che sappiano trasmettere il loro amore per quello che fanno al di là del denaro e della fama!
Provvedere ai propri bisogni e usare l’arte, aiuta le persone ad essere in tempo presente e quindi a non cadere in paranoie distruttive.
Oltre all’arte un’altra disciplina utile è lo sport, perché permette di scaricare le tensioni, la rabbia e ci aiuta ad avere una buona consapevolezza del nostro corpo.
Questo dovrebbe aiutare ad avere cura dell’unico veicolo per la nostra Anima:
Autonomia e autosufficienza, basata sul riconoscimento delle nostre vere necessità (spirituali e materiali) e conseguente appagamento.
Per autosufficienza intendo anche che i ragazzi devono potersi mantenere attraverso le attività produttive della comunità. Tenendo presente che il morale di una persona dipende dalla produttività, una persona che produce è sicuramente una persona felice.
GENITORI
Le visite dei genitori dovrebbero essere un momento di vero incontro.
Sul piano delle parole ci si allontana, fare delle cose insieme fa in modo che ci si incontri in un modo diverso. Madre e figlio o padre e figlio possono preparare insieme il pasto domenicale, i biscotti per la colazione del giorno dopo, verniciare un mobile, lavare una persiana ecc.
Ognuno può insegnare e dare all’altro qualcosa di suo e raccontarsi sul piano delle azioni.
Si è tutti sullo stesso percorso e ognuno trae da questa esperienza quello che gli serve per crescere,il continuare a sentirsi vittime e cercare di far sentire in colpa i propri figli non serve a nessuno.
Se come genitori ci si trova a vivere questa esperienza, vuol dire che si deve imparare qualcosa!
Siamo sempre al posto giusto nel momento giusto e non cade foglia che Dio non voglia:
E’ bene che ci si ritrovi in quanto esseri umani che prendono atto di ciò che vivono e ne fanno qualcosa di utile per la loro vita.
Tante sono le idee che girano nelle mia mente e solo il confronto con chi da anni si occupa di recupero, può aiutarmi ad esprimerle e ad attuarle.
Quello che so è che conoscere voi e Atonia Tanzi (Ass. il Cammino), mi ha fatto capire che solo incentivando la libera espressione fisica e spirituale crea esseri umani consapevoli e responsabili.
Sicuramente ci saranno sempre ragazzi che continueranno a delinquere e a drogarsi, sicuramente possiamo aiutarli a comprendere che quello è ciò che vogliono e che solo loro sono i responsabili delle eventuali conseguenze.
RAPPORTI CON L’ESTERNO
E’ importante interagire con il territorio, a tutti i livelli.
E’ importante saper usare al meglio ciò che la tecnologia ci offre, questo serve a far sentire la voce dei ragazzi attraverso articoli, conferenze, incontri ecc. non si può continuare a pensare alle comunità come a contenitori dove vengono parcheggiate persone scomode.
Abbiamo tutti gli strumenti e la conoscenza per mettere a frutto, con amore, quello che facciamo in modo da riempire vuoti altrimenti incolmabili.
Per quanto mi riguarda,vivo il costante cambiamento di mio figlio e il maturare del nostro rapporto.
Il cambiamento è cominciato dopo che il mio essere si è arreso alla volontà di Dio.
Ho sperimentato l’impotenza e l’incapacità di risolvere un problema , ho capito che dovevo solo rispettare il cammino evolutivo di mio figlio e che solo lui può scegliere di cambiare.
So che mio figlio ha molto da dare e sento che è sulla strada giusta per comprenderlo.
Come madre spero, senza illudermi, che possa farcela !
Sottoporvi i miei pensieri e le mie riflessioni è per me un momento di verifica, ho nel cuore il desiderio di poter collaborare con strutture come la vostra e in un futuro poterci essere a tempo pieno.
Grazie in anticipo per il tempo che dedicherete alla lettura di quanto scritto e grazie per il lavoro che fate.
Cinzia Basanisi