Una creazione può essere nuova a tal punto che all’inizio, o anche per secoli interi, non viene considerata una creazione religiosa. Ad esempio è possibile che certi movimenti in apparenza politici, preparino o già esprimano il desiderio di una certa libertà profonda; movimenti del genere sarebbero trans politici, o potrebbero diventarlo; ciò, però, a causa del loro linguaggio del tutto nuovo, non verrebbe visto.
[…] Io non credo, comunque, che possano scomparire certe rivelazioni primordiali. Anche nella civiltà più tecnologica c’è qualcosa che non può mutare: ché c’è il giorno e la notte, l’inverno e l’estate. Anche in una città senza alberi, c’è il cielo con gli astri ed è sempre possibile vedere le stelle e la luna. Fintanto che ci sarà il giorno e la notte, l’inverno e l’estate, credo che l’uomo non potrà essere cambiato. Senza volerlo, siamo integrati in questo ritmo cosmico. I valori possono cambiare […] ma c’è sempre questo ritmo: luci-tenebre, notte-giorno. L’uomo più areligioso vive in questo ritmo cosmico; del resto lo si ritrova nella sua stessa esistenza: la vita diurna e il sonno con i sogni […].
Siamo condizionati, ben s’intende, dalle strutture economiche e sociali, e le espressioni dell’esperienza religiosa sono sempre condizionate dal linguaggio e dalla società, e dagli interessi, tuttavia questa condizione umana noi la assumiamo qui, in questo cosmo i cui ritmi e i cicli ci sono dati. La nostra condizione umana noi la assumiamo a partire da questa condizione fondamentale. E questo “uomo fondamentale”, lo si può definire “religioso”, quali che siano le apparenze, poiché si tratta del significato della vita.