Di Alessandro Martire
Le origini dei nativi delle praterie Molte sono le teorie sul popolamento dell’America, formulate dagli storici e dagli archeologi, i quali hanno affermato ed affermano tutt’oggi che i nativi sarebbero migrati attraverso lo stretto di Bering giungendo in Alaska e quindi dall’Alaska sino agli attuali Stati Uniti; tutto ciò dovrebbe essere accaduto circa 40.000 anni fa.Alcune Nazioni di Nativi accettano tale teoria, altre affermano la loro esistenza nel “continente della tartaruga” (così i Nativi chiamano L’America) sin dall’inizio della creazione.
Altri famosi ricercatori come ad esempio Heyerdahl, hanno evidenziato la provenienza di alcuni ceppi etnici da alcune isole dell’oceano pacifico.Secondo alcuni studi eseguiti dal ricercatore Wissler alcune tribù sono sempre state presenti nel “continente della tartaruga”; in seguito avvennero migrazioni dalle coste est ed ovest verso la parte centrale del continente dovuta sia a pressioni territoriali intertribali, sia per seguire le mandrie di bisonti che si spostavano continuamente.
Per quanto riguarda il Popolo Lakota (conosciuto come Sioux) si sa che verso i primi del 1700 essi migrarono dalle foreste dell’est verso il Minnesota e successivamente verso le colline nere. Secondo la loro tradizione orale le loro origini sono proprio da ricercarsi nelle sacre “HE SAPA” e non accettano le teorie che li vedono come popoli migrati attraverso lo stretto di Bering.Le varie nazioni pur nella loro indipendenza e singolarità, mantenevano contatti con le altre grazie agli scambi commerciali evolvendo così un linguaggio che potremmo definire internazionale che permetteva di comunicare anche fra gruppi etnici – linguistici diversi fra loro.
Le battaglie ed ostilità tribali cessavano durante il periodo degli scambi, concedendo temporanee alleanze e momenti di pace. Il linguaggio dei segni o gesti può definirsi il metodo più efficace mai creato dall’uomo per i rapporti interpersonali e commerciali. Alcuni testimoni oculari dell’epoca (come Carl Bodmer e George Catlin) lo definirono… “estremamente aggraziato, fluido e pratico anche a grandi distanze”. Non vi era infatti bisogno di notare il movimento delle labbra o le espressioni del volto. Ciò divenne particolarmente utile per coloro che volevano conversare senza essere uditi. Anche la pittografia usata dai nativi come la nostra scrittura, era un modo raffigurativo per esprimere in un disegno un intero pensiero.
Dobbiamo subito chiarire che l’espressione usata dall’uomo bianco: Indiano, è essenzialmente errata: infatti quando ci si vuole riferire ad un Indiano Americano lo si dovrà chiamare col nome della Nazione a cui appartiene ad esempio: Mandan-Lakota- Cheyenne_Hidatsa etc. Anche le caratteristiche antropologiche variano da Nazione a Nazione: bassi e tozzi i Nativi del sud, longilinei e snelli quelli delle pianure e del nord.
Nel 1837 l’artista Alfred Jacob Miller, descrisse con queste parole i Nativi che incontrò nelle pianure… “Uguali in questo continente popoli ritratti nelle sculture greche e romane, aggrazziati, con lunghissimi capelli talvolta sino ai talloni, fieri e dal colorito bronzeo…”. Parlando delle terre dove vivevano questi popoli, così si espresse lo scout Thomas Tibbles nel 1850… “Nessuna terra più bella fu mai creata…”.
I Popoli che là vivevano, erano in piena armonia con tutto ciò che li circondava. Le spedizioni verso ovest dell’uomo bianco che ebbero inizio nel 1803, classificarono queste Nazioni in relazione alla radice linguistica da essi parlata:
ALGONCHINI: Piedi neri – Cheyenne – Arapaho – Grossi ventri – Atsinas ed i Cree delle pianure
ATHABASCAN: Sarsi – Lipan – Apache jicarilla
CADDOAN: Pawnees – Arikaras – Wichitas
KIOWA: kiowa
SIOUAN: Mandan – Hidatsa – Crows – Lakota – Assiniboin – Iowa – Poncas – Otos – Osage – Omaha e Kansas
SHOSHONES: Shoshoni del wind river – Comanches ed Utes. Tutti questi gruppi potevano parlare tra loro fluentemente usando il linguaggio dei segni; erano frequenti fra questi gruppi scaramucce e battaglie soprattutto per il dominio sui territori di caccia o per il reciproco furto di cavalli, ma grandi guerre così come attuate nel mondo occidentale – Europeo, erano assai rare.
Questa loro naturale divisione non permise mai grandi alleanze che potessero consentire una forte opposizione all’uomo bianco, il che portò senza dubbio alla loro sottomissione alla diversa cultura proveniente da oltre oceano. Le origini delle popolazioni indigene nord Americane
Le più accreditate ricerche scientifiche del 1920 – 1930, condotte da ricercatori come Ales Hrdlicka e da dipartimento di ricerca dello Smithsonian Institution, hanno inizialmente provato che l’attuale America era relativamente popolata circa 12.000 anni fa. Con l’introduzione della datazione usando la tecnica scientifica del “Carbonio 14” – (C – 14), hanno provato che la presenza dei primi Americani deve sicuramente essere datata in tempi più antichi. L’utilizzo delle datazioni su reperti archeologici e storici, mediante l’utilizzo del carbonio 14, risale al 1940. I test col carbonio 14 hanno permesso ai ricercatori una più esatta e sicura datazione per le loro ricerche. Il carbonio 14 è un elemento radioattivo che è assorbito da ogni forma vivente a vari stadi durante la sua vita. Alla morte di questa forma di vita, la quantità di c14 cessa di essere assorbita ed accumulata e la quantità fino allora assorbita dalla forma vivente si scinde in carbone non radioattivo. Quindi misurando il grado in cui tale scissione è progredito, i ricercatori determinano quanto tempo fa avvenne la morte di tale organismo vivente. La datazione di un albero, ossa, capelli, pelliccia, corna animali ad esempio possono essere misurate con un certo grado di precisione ed esattezza con il predetto metodo e fino a 50.000 anni or sono. Ma ricordiamoci che oggetti non viventi come vasi, terrecotte, utensili derivanti da parti non viventi non potranno essere datate con tali metodologie scientifiche.
Molti ricercatori convengono, oggi, che esseri umani vivevano nel nuovo mondo in un periodo da 40.000 a 50.000 anni fa. Queste convinzioni e prove archeologiche provengono dal Sud-America, nella Patagonia del sud i test col c-14 hanno provato ed evidenziato segni di vita umana almeno 12.000 anni or sono; quindi la domanda spontanea che ci dobbiamo porger è la seguente: Quanti millenni sono occorsi a tali popolazioni per coprire 11.000 miglia (17.600 chilometri) dallo stretto di Bering allo stretto di Magellano?
In Perù tracce di vita umana sono databili almeno 14.000 anni fa sino a circa 25.000. Evidenze del Brasile datano tale presenza da almeno 17.000 anni fa a circa 32.000, secondo alcune ricerche accreditate. Così in Messico la datazione al Carbonio 14 fa risalire la presenza umana a circa 32.000 anni. Quindi la conclusione dei ricercatori è che se tracce umane in Messico risalgono tra i 23.000 anni ed i 32.000 quanti anni prima deve essere avvenuta la migrazioni di clan, bande o gruppi umani dallo stretto di Bering?
Sicuramente molti anni prima. Un reperto archeologico – un grattatoio d’osso- trovato nel 1966 lungo la zona conosciuta come: “Old Crow River” nel territorio dello Yukon, e testato al Carbonio 14 ha datato il reperto a circa 27.000 anni fa. Nell’isola di santa Rosa – che si trova a 45 miglia a sud delle coste sud della California, furono trovati i resti di un piccolo Mammoth con evidenti tracce di attività di caccia. Non sono state trovate ossa umane a santa Rosa. Ma sono stati trovati dei resti di carbone in una zona destinata alla cottura del cibo e testati al carbonio 14. In marzo del 1977 il risultato è stato annunciato dal dott. Rainer Berger dell’Università della California, a Los Angeles, la datazione risale a oltre 40.000 anni or sono. Al momento della presenza umana nel continente Nord Americano fu sviluppata una tecnica di caccia nei confronti della mega Fauna, molto potente ed in larga scala. Gli archeologi si riferiscono a tale periodo (approssimativamente 50.000\10.000 fino a 5.000 anni B.C.) come periodo “litico” o “Paleo-Indiani”.
Il termine “litico” – deriva dal greco ed indica “pietra”. Paleo sempre dal greco e significa – “antico”. Tale periodo è seguito dal cosi detto “Foraging” o periodo “Arcaico” (periodo che va da 5000 a 1000 B.C.)
Seguirà il periodo detto “Formative” che va da circa 1.000 anni B.C all’anno domini 1.000. Gli Indigeni Americani sviluppano in tale periodo vasellame, villaggi stanziali, commerci, ed iniziano le prime forme di agricoltura.
I Paleo – Indiani svilupparono eccellenti tecniche di caccia alla mega-fauna, con tecnologie di realizzazione di armi formidabili, per quel periodo, e divennero i maggiori predatori esistenti. Prove della loro esistenza e della loro vita da cacciatori sono state rinvenute nelle ultime decadi. Alcuni strati geologici vicino alle cave della città di SANDIA, locata vicino ad Albuquerque – Nuovo Messico – hanno portato alla luce punte di freccia e lance vicino ai resti di ossa di animali estinti.- la datazione di tali punte è stata datata a circa 12.000 anni fa. Gli archeologi non hanno in tal caso esattamente determinato a quali tipo di armi tali punte si riferissero, per cui sono state indicate semplicemente come “punte”.
Questa Popolazione, chiamata “Sandia people” – cioè gente dell’epoca Sandia – non si diffuse in maniera preponderante nel continente, ma mantenne il controllo di un’area geografica limitata; poi circa 11.600 anni fa, una nuova “cultura” di cacciatori di mega fauna apparse ed ebbe un drammatico effetto sullo scenario dell’intero continente. Questi gruppi sociali sono identificati come – Clovis people – cioè “gente del periodo Clovis”. Tale nome – clovis – deriva da scoperte archeologiche importanti rinvenute nel 1932 nel New Messico, appunto Clovis. Lungo le rive di un’antico ed ormai scomparso lago, vi erano Mammoth, bisonti ed altre specie di cui alcune oggi estinte, i ricercatori hanno rinvenuto anche in questo caso armi e punte in pietra di varia fattura vicino ai resti ossei di detti animali.
La caratteristica degli oggetti litici del periodo Clovis era quella di avere una precisa forma ben lavorata ed accuratamente ideata nella forma geometrica, le punte spesso seghettate erano delle armi micidiali usate su vari tipi di armi come dardi, lance ed atlatl. A quel tempo ancora l’arco non esisteva ed il propulsore di dette armi era il corpo umano, ma chi erano le popolazioni dell’era Clovis? Non possiamo dare una risposta esatta a tale domanda, ne possiamo esattamente determinare da dove provenissero, né come avessero appreso o da chi avessero appreso determinate tecniche di lavorazione della pietra e tecnologie di caccia così sofisticate. Due sono le maggiori teorie scientifiche maggiormente accreditate, e precisamente:
E’ possibile che alcuni gruppi di cacciatori nomadi svilupparono autonomamente tecniche di produzioni di armi maggiormente sofisticate rispetto ai loro predecessori semplicemente ciò sarebbe da attribuire ad uno sviluppo della mente di tali uomini. La seconda teoria è quella che ipotizza le migrazioni di bande di cacciatori dalla Siberia con tecnologie di caccia particolarmente sviluppate in dette aree, i quali avrebbero poi trasmigrato nell’America settentrionale portando con loro dette tecnologie.
Certamente la cultura cacciatrice – clovis- si è allargata e diffusa su tutto il continente dall’Alaska al Cile e dall’Arizona alla Nuova Scozia. Le estinzioni delle specie animali
La popolazione della megafauna e fauna del nord dell’America subì una notevole diminuzione, in parte certamente dovuta alle attività di caccia di massa delle popolazioni che vivevano nel continente nel periodo – clovis -. Sappiamo che durante il “pleistocene” durata circo tre milioni di anni, più di 60 specie animali fra le quali i grandi mammiferi, scomparvero dal continente. Più della metà di loro scomparve appunto durante il periodo in cui le popolazioni del periodo – clovis – svilupparono le loro tecniche di caccia di massa. Un altro fenomeno accadde quasi nello stesso periodo. Le dimensioni di alcune specie di megafauna scomparvero – come ad esempio i bisonti di dimensioni mastodontiche, sopravissero le specie di dimensioni minori come ad esempio il moderno “bison-bison”.
Molti ricercatori e scienziati hanno elaborato accurate ricerche supportate da prove, che evidenziano come alcune specie sono scomparse a causa di drastici cambiamenti climatici durante il pleistocene. Le temperature divennero più mitigate, più calde, ed alcuni mastodonti e grandi mammiferi non adattandosi a questi cambiamenti climatici, scomparvero. Un’altra interessante teoria proposta da alcuni scienziati ha evidenziato in detta causa di estinzione anche fattori legati all’arrivo di alcune “malattie” importate dall’Asia da quei gruppi che traversarono lo stretto di Bering e che possono essere la causa di estinzione di alcune specie animali. Ciò comportò un cambiamento anche nel modello sociale e di vita delle popolazioni del periodo – clovis – le quali erano per eccellenza cacciatori nomadi in continuo movimento nel continente e che a causa della scarsezza delle gigantesche prede fino ad allora cacciate, dovettero cambiare il loro ancestrale nomadismo per adottare tipologie di vita semi sedentaria con conseguente modifica di tecniche di caccia rivolte ora, verso selvaggina di più modeste dimensioni, talvolta addirittura integrando nella loro dieta frutti e bacche selvatiche, che sarebbero in seguito divenute la base di una primordiale forma di agricoltura e che permise alle popolazioni dell’epoca di sopravvivere conseguentemente alla riduzione di animali da cacciare.
Circa 10.000 anni fa nuove migrazioni portarono popoli nomadi nelle grandi praterie nord- americane. Gli archeologi li hanno denominati – “Folsom People” – cioè le popolazioni del periodo Folsom. Il nome deriva dai molti reperti rinvenuti nella località Folsom del New Messico, nel 1926. Furono, infatti, rinvenuti in detta area molti resti d’ossa di animali e strane nuove forme di armi di pietra diverse da quelle rinvenute a quel tempo. L’analisi delle ossa a dimostrato che si trattava di ossa della specie di “Bison antiquus” un gigante tipo di bisonte dalle lunghissime corna che abitava l’America del sud-ovest circa 8000/10.000 anni fa. Per la prima volta le punte in pietra elegantemente rifinite hanno una precisa caratteristica: la base delle punte reca per circa metà della loro lunghezza un solco ben lavorato e smussato. E’ in questo periodo che viene ad assumere una caratteristica nuova e definitiva un arma dal nome Azteco che si chiama ATLATL. Un propulsore che permetteva al lungo dardo di incrementare in termini di lunghezza la gittata fino a quel tempo coperta solo dalla forza di propulsione del braccio umano; adesso è aggiunto un propulsore aggiuntivo di legno che permette ai cacciatori di ottenere una considerevole nuova gittata del dardo con quest’ingegnoso e nuovo sistema, il quale rivela senza ombra di dubbio una capacità intellettiva di queste popolazioni molto diversa ed evoluta rispetto alle precedenti.
Assume importanza in queste popolazioni, anche un aspetto nuovo: il gusto del bello mediante la creazione di ornamenti in osso e l’inizio di utilizzo di parti animali come protezione spirituale; ecco che assistiamo alla nascita del senso del “soprannaturale” cioè di una forza “mistica” legata all’ambiente ed agli animali. Il periodo folsom non estende la sua caratteristica molto a sud delle pianure nord Americane e presto è soppiantato da una nuova cultura che indichiamo come: “Plano Hunters”, cioè i cacciatori delle pianure. Preda per eccellenza il progenitore dell’attuale bison-bison. Si presenta con queste popolazioni la prima forma di caccia poi meglio conosciuta come “buffalo jump”, cioè il far correre una mandria verso un dirupo, poi i bisonti caduti nella mortale trappola naturale sarebbero stati macellati dalle femmine del gruppo di cacciatori alla base del dirupo stesso. Un famoso sito del genere è stato infatti rinvenuto vicino a Kit Carson nell’attuale Colorado, dove sono stati rinvenuti i resti di oltre 200 bisonti macellati. Tale tecnica perdurerà, nelle grandi pianure fino all’arrivo del cavallo il quale trasformerà poi per sempre il sistema di caccia del buffalo jump e del piskin.
Il numero necessario di cacciatori per eseguire tale tecnica di caccia era presumibilmente di circa 150-200 soggetti, il che deve necessariamente portare ad un’altra conseguenza: la creazione già a quel tempo, e sicuramente anche prima, di un’iniziale e primordiale organizzazione sociale con precise regole per la sopravvivenza della banda o del gruppo nomade di cacciatori. Così sicuramente si ebbe l’evoluzione della leadership del gruppo e dei ruoli maschili e femminili. Nel momento in cui assistiamo alla fine del Pleistocene alla scomparsa della “megafauna” nel continente nord-Americano, le popolazioni che sopravvissero dovettero realizzare un nuovo modello di vita e nuove tecniche di caccia per predare animali notevolmente più piccoli, e la dieta di queste popolazioni cominciò ad essere formata anche da bacche e frutta selvatica, nonché da pesce e da volatili particolarmente piccoli. Questo nuovo periodo chiamato dagli archeologi “ARCAICO” od anche in inglese “Foraging”, si vennero così a formare i primi gruppi “semi-sedentari” evolvendo ed affinando un nuovo modello sociale ed organizzativo. Vi fu quindi un inizio di rudimentale forma di agricoltura ed addomesticamento di animali. Iniziò fra i vari gruppi una prima forma di scambio, di arte come la realizzazione di oggetti primordiali di abbellimento ed anche la costruzione con argille di vasellame per essere utilizzato per i primari bisogni di questi gruppi. Il periodo Arcaico è comunemente datato fra 5000 e 1000 anni prima di Cristo. I precursori del periodo arcaico in America erano un gruppo umano che viveva nella parte nord-ovest sulle coste del pacifico, conosciuto fra i moderni archeologi come “Old Cordilleran Culture” ovvero le popolazioni dell’antica cordigliera. Essi erano contemporanei alle popolazioni prima identificate come Folsom, Clovis, ed essi erano originariamente stabilizzati nella valle del fiume Columbia sicuramente 9000 anni prima di Cristo e forse anche in epoca più remota. Essi erano cacciatori ma anche persone con rudimentali tecniche di coltivazione di certe piante, ed occuparono la stessa zona geografica per centinaia e centinaia di anni se non millenni. Altro gruppo umano degno di nota erano i così detti: “Popoli del deserto” – un’altra antica civiltà che emerse nel periodo arcaico nelle zone attuali della California dell’est, Nevada, Utah, e parte dell’Oregon, Idaho, Wyoming. Il sito famoso relativo ad essi si chiama “Ranger Cave” nell’angolo del Gran lago salato nella parte ovest dell’attuale stato dell’Utah, dove esami al carbonio 14 hanno provato la presenza umana risalente ad almeno 11.500 anni fa. Il nome a tale sito archeologico fu dato dal ricercatore E.R. Smith negli scavi del 1941. Un altro noto archeologo americano fece degli importanti scavi nel 1950, dove riportò alla luce i resti di pecore di montagna, cervi ed antilopi. Sui resti ossei di detti animali i test al carbonio 14 ha datato tale presenza a più di 11.000 anni or sono, sono state altresì rinvenute piccole punte di freccia e di lancia, in un altro livello del sito, sono anche stati rinvenuti dei cestini in fibra vegetale e mortai in pietra per macinare i semi datati circa 8.000 anni B.C..
Sono stati rinvenuti anche frammenti di pelle lavorata, probabilmente usata per una forma rudimentale di mocassini, realizzati in pelle di antilope legati con tendine, altri resti hanno dimostrato che queste popolazioni utilizzavano nella loro dieta semi, bacche selvatiche noci. Molti sono stati i ritrovamenti di monili realizzati nel periodo arcaico e realizzati con conchiglie, ossa di animali, artigli e denti sempre di animali, ciò deve far presumere un’elaborata forma mentale del “bello” ed una certa sofisticata organizzazione sociale. Sono stati rinvenuti dei frammenti di abiti del periodo arcaico che recano degli ornamenti in conchiglia, ma in detti siti archeologici anche a quel tempo non vi erano varietà di conchiglie marine e tipicamente appartenenti alle coste pacifiche del nord ovest, quindi ne dobbiamo desumere che gli scambi, anche fra gruppi fra loro molto, molto distanti a quei tempi erano presenti e fiorenti. Quindi in detto periodo gli scambi commerciali, sociali e culturali erano sicuramente già esistenti fra diversi gruppi che vivevano nel continente nord Americano. Evidenze archeologiche provenienti da siti importanti che si trovano in Alabama e Florida hanno dimostrato che grandi gruppi di popoli del periodo arcaico vissero in villaggi permanenti attraverso vari secoli.
La vita sociale
Tipi – La vita socialeOgni Nazione era a sua volta suddivisa in piccole bande o clan i quali potevano essere costituiti da gruppi familiari estesi o da gruppi senza rapporti di parentela. Generalmente questi clan si riunivano per le cacce al bisonte durante l’autunno ed in primavera e sempre per l’annuale danza del sole in estate. Il gruppo viveva nel classico Tipi (la famosa tenda a forma conica) o nelle abitazioni permanenti fatte di corteccia di albero, adatte in special modo ai gruppi etnici stanziali e non nomadi. Anche questi gruppi stanziali durante gli spostamenti usavano il tipi.
Appunto il tipi con tutti i suoi accessori rappresentava il modo più adatto per viverci durante i frequenti spostamenti. Poteva ospitare fino ad otto persone ed anche una sola donna poteva montarlo in soli 15 minuti e smontarlo in 5. Ogni oggetto familiare veniva impacchettato in speciali sacche fatte di pelle di bisonte. Un intero accampamento poteva mettersi in marcia in soli 20 minuti caricando tutto il materiale su delle slitte costituite da due pertiche legate in punta e completate da pali trasversali e trainate o da cani o da cavalli. Il tipi in inverno era facilmente riscaldabile con poca legna in estate si potevano arrotolare i suoi lembi creando delle piacevoli correnti di aria che rinfrescavano gli occupanti.
L’effetto prodotto da un campo indiano di notte era fantastico: i tipi illuminati all’interno dal fuoco che ardeva sembravano gigantesche lanterne e le decorazioni esterne risaltavano producendo immagini indimenticabili. Le nazioni nomadi che seguivano le mandrie dei bisonti erano soggette a frequenti trasferimenti del campo e gli spostamenti generalmente avvenivano all’interno dei propri confini di caccia; potevano scoppiare delle battaglie inter tribali per un certo territorio più ricco di selvaggina rispetto ad un altro, ma dobbiamo sempre precisare che le battaglie fra Nazioni non ebbero mai quegli effetti devastanti che le guerre avevano in Europa nella stessa epoca.
Sebbene la carne del bisonte rappresentasse il principale nutrimento, i Nativi delle pianure nella loro dieta, utilizzavano anche mais selvatico, bacche, frutta selvatica, ed altre verdure commestibili che crescevano spontaneamente come il “timpsila” una specie di patata che nasceva nelle praterie. Vari tipi di selvaggina erano parte integrante della dieta come i cervi, le antilopi, i fagiani, i galli di prateria etc. Il pesce non era frequentemente utilizzato tranne che da certe nazioni come tra i Mandan ed altri che vivevano vicino alle coste o nelle regioni dei grandi Laghi.
Alcune Nazioni utilizzavano anche la carne del cavallo e del cane. Il luogo per erigere un villaggio veniva attentamente scelto, sempre vicino ad un fiume, ben protetto da colline, facilmente difendibile e dove ci fosse stato un buon pascolo per i cavalli del villaggio. La disposizione dei tipi era circolare con l’entrata rivolta verso est ogni gruppo familiare disponeva il tipi uno vicino all’altro ma ciò non rappresentava una rigida regola.
Per la scelta del luogo dove erigere il nuovo campo vi erano persone direttamente incaricate e con grande esperienza. Un capo infatti si distingueva tra la sua gente anche in relazione a questo tipo di scelte. Ogni Nazione aveva delle caratteristiche proprie nell’erigere il campo ad esempio, un campo vicino all’acqua e lontano dalla foresta era sicuramente Lakota; un altro invece nella prateria, ma vicino alla foresta poteva essere Cheyenne od Arapaho; un campo situato in uno spazio aperto ma all’interno di una foresta era probabilmente Kiowa o Comanche. In primavera i tipi erano riparati e ne venivano costruiti dei nuovi, grazie alle pelli ottenute con la caccia di primavera, mentre con le pelli ormai vecchie ed affumicate dei tipi le donne producevano gambali e mocassini.
Quando gli uomini non erano occupati nelle due principali attività: la caccia e la guerra, si dedicavano alla costruzione e riparazione delle armi ed ad un approfondimento della ricerca spirituale oltre che all’importante ruolo dell’insegnamento ai giovani. L’estate rappresentava il fulcro della attività spirituale con lo svolgimento delle principali cerimonie.
All’inizio dell’autunno venivano organizzate massicce battute di caccia al bisonte che potevano essere svolte o da gruppi familiari organizzati fra loro o dall’intera tribù. In autunno le donne erano indaffarate in varie attività sociali, quali la preparazione della carne da seccare ed affumicare per l’inverno, la lavorazione della pelle per fare vestiti, mocassini, borse, bambole per i figli piccoli, e la raccolta di grandi quantità di legname per avere il combustibile per l’inverno.
Gli uomini spesso impegnati in scorribande contro altre tribù, lasciavano il campo per settimane intere. L’uomo bianco, in special modo al tempo in cui i Nativi furono rinchiusi in riserve, riteneva che queste popolazioni fossero composte da fannulloni buoni a nulla. La realtà era ben diversa perché tutti gli individui erano pienamente coinvolti nel buon andamento della vita sociale ed ognuno doveva rispettare delle regole, non scritte, ma fortemente impresse ormai nel codice comportamentale di ogni nativo. Nessun ruolo era più importante di un altro e la sopravvivenza di un gruppo dipendeva dalla abilità e dal coraggio nonché dalla’ onestà di ogni singola persona.
All’arrivo della stagione fredda veniva spostato il campo estivo verso il luogo prescelto per svernare, dove il gruppo sostava fino al mese di aprile. Il campo invernale era considerato dai Nativi della prateria come la vera casa. In questo periodo, infatti, cessate la caccia e le battaglie, ci si preparava ad affrontare la nuova stagione. Un momento quindi di meditazione e di riflessione per i futuri piani e per gli spostamenti dell’intera tribù. In questa stagione tribù amiche si riunivano formando così campi invernali immensi a causa dei vari gruppi composti dalle diverse Nazioni.
Gli anziani discutevano e ricordavano le vecchie battaglie e le vecchie cacce ed istruivano i giovani e spesso giocavano d’azzardo. Antiche storie venivano narrate la sera intorno ai fuochi, e così facendo gli anziani tramandavano ai giovani tutta la cultura e la storia del loro Popolo. I giovani così facendo, conoscevano e ricordavano tutta la storia della loro Nazione e diventavano loro stessi i portatori ed i futuri insegnanti della cultura tradizionale. Anche il modo di trasmettere l’antica tradizione seguiva dei canoni ben precisi che dovevano essere appresi nel giusto modo per essere poi trasmessi alle future generazioni.
Le donne svolgevano in inverno una serie di attività importantissime, erano continuamente indaffarate nel preparare vestiti, riparare i tipi eventualmente lacerati, insegnare alle figlie i compiti della donna, spiegare loro i riti sacri attraverso i quali sarebbero divenute vere donne. Dovevano preparare il cibo e le scorte per i mesi più duri, ricamare con aculei di porcospino i vestiti e ciò richiedeva enorme pazienza ed anche un discreto senso estetico. Diversamente da ciò che spesso i bianchi hanno pensato della donna Nativa, essa non era una schiava, bensì il completamento essenziale dell’uomo. Spesso alla moglie venivano anche chiesti consigli.
La monogamia era la regola ma, talvolta, l’uomo poteva avere più mogli e ciò naturalmente richiedeva che l’uomo avesse la capacità di mantenerle con i figli, quindi doveva avere grande abilità di cacciatore e doveva essere un grande guerriero per essere capace di difendere il proprio gruppo familiare. Gli uomini non potevano sposarsi sino a quando non avevano raggiunto una certa maturità, come aver contato un colpo (cioè l’aver toccato un nemico in battaglia o con la lancia o con il particolare bastone da colpi senza però averlo ucciso) o aver partecipato ad una scorribanda procurandosi numerosi cavalli, o aver preso parte ad una caccia al bisonte o ad una spedizione di guerra, provando così il loro valore.
I matrimoni dovevano avvenire fra appartenenti a clan diversi, impedendo così nascite all’interno di uno stesso gruppo familiare. Se una moglie tradiva il marito in alcune tribù come i Piegan ed i Piedi neri era possibile arrivare fino a sfigurarle il volto.
Nell’inverno, spesso gli adulti insegnavano ai giovani come fare armi e ornamenti sacri, inoltre istruivano teoricamente sulle tattiche che avrebbero poi applicato in primavera ed estate sia nella caccia che nelle razzie di cavalli contro altre tribù.
Le abitudini sociali
Le abitudini socialiI Nativi delle pianure erano Popolazioni che vivevano in armonia con l’ambiente che li circondava, combinando la loro esistenza con le stagioni e con le forze della natura.
La vita sociale si basava su un profondo legame che accomunava tutti i singoli componenti di un clan, profondo rispetto reciproco, lealtà senso di giustizia e di generosità erano alcune delle virtù essenziali di un Nativo; e nel rispetto di queste, l’intero villaggio viveva. La vita sociale si articolava su quattro livelli principali:
Sul profondo legame esistente all’interno di un clan (meglio però definirlo come “tyospaye” o famiglia in “senso allargato”) che accomunava ogni persona in un vincolo inscindibile. Sul legame esistente all’interno di un intero villaggio e che si manifestava nella celebrazione di eventi sacri, nella caccia comune al bisonte, nelle danze sacre, e nelle frequenti migrazioni. Ogni singola persona, sebbene mantenesse la propria autonomia, era consapevole di appartenere ad un tutto (che era poi il villaggio intero) e che doveva di conseguenza adoperarsi per il bene di ogni singolo componente senza fare azioni a livello personale che avrebbero potuto portare a drastiche e pericolose conseguenze per tutti. Sulla libertà di ogni singolo di svolgere tutta una serie di attività che ricadeva nella propria sfera di azione quale i commerci e scambi a livello personale con altri membri del villaggio, i fidanzamenti e gli sposalizi e organizzare piccoli gruppi per razzie di cavalli o piccole scorribande contro tribù nemiche,etc.
Sulle società create all’interno di uno stesso villaggio. Queste associazioni interne nascevano o perché ricopiate da altre o perché derivanti da sogni e visioni. Attraverso le visioni si definiva il significato e il ruolo delle nuove società, il numero dei suoi componenti, i simboli sacri che essa avrebbe avuto e le danze che si sarebbero dovute svolgere. Una volta che il Consiglio degli anziani legittimava la creazione di questa società altri componenti del villaggio erano invitati a parteciparvi e così la società iniziava ad operare sia internamente sia esternamente al villaggio. Si potevano avere, all’interno di un villaggio, anche più società, ed il relativo ordine gerarchico era determinato dall’anzianità.
Alcune società erano riservate ai soli uomini, altre avevano come ausiliare le donne che avevano ruoli minori e quest’ultime, non potevano mai partecipare a quei determinati riti riservati ai soli componenti maschili. Si avevano alcune società composte da sole donne.
Certamente quelle che avevano ruoli più importanti erano le società guerriere i cui compiti erano molteplici, come mantenere l’ordine sociale all’interno del campo, organizzare le battute di caccia, punire coloro che violavano norme sociali contro patrimonio comune, assicurare la sicurezza del villaggio e la prosperità dello stesso. Il leader del campo non dava il monopolio del controllo sociale ad una sola società ma ciò si aveva a rotazione fra più società sostituendone spesso i membri fino ad eseguire una rotazione di tutte le società e di tutti i componenti per poi ricominciare questo cerchio.
Vi erano 2 tipi di società guerriere: quella basata sulla gerarchia relativa all’età dei suoi membri quella non basata sull’età.
Nella società che si basava sull’età ogni ragazzo a partire dai 15 anni doveva passare attraverso varie fasi,mentre in quella non basata sull’età un uomo restava membro del gruppo per tutta la durata della sua vita di guerriero mantenendo la sua posizione pressoché immutata. La consistenza delle società guerriere variava da 10 a 60/70 componenti circa.
Ogni società aveva il suo nome, i suoi segni distintivi, il suo tipi sacro, le proprie danze, il proprio fagotto di medicina (vedi: Il concetto del “sacro” nelle culture delle popolazioni aborigene del Nord America). Anche le acconciature variavano da società a società si può prendere come esempio la suddivisione in società tra i piedi neri, qui si avevano le seguenti società:
LE COLOMBE ( composta da soli ragazzi giovanissimi)
LE ZANZARE (giovani che già partecipavano alla guerra)
I CORAGGIOSI (guerrieri con esperienza)
I CANI CORAGGIOSI (gruppi di guerrieri appartenenti al clan del coyote talvolta con specifiche mansioni di esploratori)
LE VOLPI
I TORI che avevano il grado gerarchico più elevato ed erano anche i più anziani.
Spesso i nomi delle società erano gli stessi anche in tribù diverse, ma lo schema gerarchico interno era mutevole.
Le tribù che utilizzavano il parametro dell’età erano: MANDAN – HIDATSA – ARAPAHO – GROS VENTRES.
Le tribù che invece non utilizzavano il parametro dell’età erano: LAKOTA – ASSINIBOINES – CHEYENNE – CROWS – PAWNEES – ARIKARA – WIND RIVER SHOSHONES.
I cree (gruppo etnico di nativi delle pianure) ad esempio avevano una sola società guerriera alla quale tutti i giovani erano invitati.
Tra i Crow ed i Cheyenne ogni membro era volontario, e vi erano varie gerarchie come sopra descritte. I più coraggiosi divenivano poi leaders della società ed onorati e rispettati da tutti i singoli componenti del villaggio. All’interno della società guerriera ogni membro indossava abiti finemente decorati con aculei di porcospino intrecciati e\o perline. Potevano portare le famose piume di aquila tra i capelli (ognuna delle quali aveva un preciso significato, che poi spiegheremo) ed i leader portavano i copricapi anche con strascico. Ogni membro usava colori e disegni tipici del clan che utilizzava anche per dipingere e contrassegnare il proprio cavallo. Anche le armi così come gli scudi da guerra, per la danza riportavano quei determinati simboli caratteristici del gruppo. Ogni leader e il suo assistente avevano sia le “bandiere”, cioè lance senza punta dalle quali pendeva una striscia di pelle o stoffa e alle quali erano attaccate varie piume di aquila sia il bastone curvo avvolto spesso in pelle o pelliccia simbolo del leader.
Spesso i bambini del villaggio imitavano (così apprendendo ) le società degli adulti, simulando le stesse azioni, e tutto il villaggio era estremamente divertito da questo singolare gioco dei piccoli. Gli animali svolgevano un ruolo importantissimo in queste società. Infatti ad esempio l’orso, il lupo, la volpe, l’aquila, il cervo, etc. infondevano ai guerrieri i loro “poteri” o qualità essenziali come la forza, il coraggio, l’astuzia, la rapidità e l’eleganza, l’istinto; quindi, molte acconciature, segni distintivi e movimenti replicati nelle danze sacre si rifacevano scrupolosamente alle movenze ed agli atteggiamenti di questi membri delle “NAZIONI- ANIMALI” (bisogna subito precisare che nella cultura dei nativi la parola stessa animale non esiste, si parla di altre “nazioni”).
Ad esempio la società guerriera del lupo adottava come sua acconciatura una pelle di lupo portata sopra la testa che discendeva verso la schiena. I membri di questi gruppi spesso avevano il ruolo di “esploratori”. Anche le armi utilizzate, ad esempio i manici dei coltelli, erano costruiti con parti di questi animali utilizzandone per esempio la mascella superiore.
Ogni guerriero aveva un suo animale che lo proteggeva, lo consigliava e lo difendeva e questo animale poteva essere stato visto in un sogno od in una visione e quindi poi, per tutta la vita del guerriero, quel particolare essere diveniva la sua guida. In tutto lo schema sociale il ruolo della danza e della musica era molto importante; attraverso queste arti si esprimevano le proprie sensazioni, le paure, i desideri, le speranze e con esse si innalzavano le preghiere, si raccontavano le storie e gli eventi importanti del gruppo, si insegnava e si tramandava la cultura ai giovani,si mimavano gesta di caccia o di guerra che rimanevano così patrimonio di tutti nel tempo. I danzatori sempre disposti a cerchio, seguivano sempre un movimento da sinistra verso destra, come il movimento del sole. Se le donne vi partecipavano, generalmente erano disposte in un cerchio interno a quello formato dagli uomini. Ogni gesto, parola e musica doveva seguire un esatto schema tradizionale e se qualcosa di sbagliato accadeva, la cerimonia doveva cessare. Alla fine di ogni danza seguiva un banchetto al quale tutti partecipavano raccontando antiche leggende, dicendo storie che facevano ridere ed in genere si aveva un senso di gioia e di festa che si spandeva per tutto il villaggio. Questo infatti era uno dei momenti di aggregazione sociale fra i più importanti. Gli strumenti musicali erano tamburi, fischietti d’osso, sonagli di tartaruga, flauti. Il ritmo del tamburo indicava generalmente il battito del cuore della madre terra ed in particolare il battito cardiaco personale. Tutta la danza doveva avere il ritmo naturale dell’uomo e di madre terra, il tutto si fondeva in un unico suono ed ognuno trovava il suo equilibrio naturale con tutto il creato divenendo parte di questa armonia universale; in esso “Wakan Tanka” (cioè il grande sacro), viveva.
Le qualità personali
Le qualità personaliAvendo a grandi linee chiarito il tipo di vita sociale dei Nativi delle pianure, si può facilmente comprendere come una persona adottando quel modello sociale e di vita quotidiana avesse in sé il senso della libertà, della gioia, del piacere di vivere la vita in tutti i suoi molteplici aspetti, rimanendo costantemente legato all’importantissimo equilibrio ed all’armonia esistente in tutto il creato. In questo spirito i Nativi delle pianure ebbero il periodo di maggior importanza che durò fino al 1875 circa. Dopo quello sociale il secondo importantissimo aspetto della vita dei nativi delle praterie riguarda la profonda sacralità che si rifletteva su qualsiasi attività sia generale che personale, tre, fra le sette virtù del Popolo erano particolarmente importanti e cioè: LA CARITÀ – LA TOLLERANZA – LA GENEROSITÀ, che venivano costantemente seguite definendo il tipo dell’ organizzazione sociale oltre alle loro principali caratteristiche personali.
Spesso l’uomo bianco ha descritto queste Popolazioni come esseri selvaggi, pagani ed anche animali, non riuscendo a comprendere che il modello Europeo di società, di civiltà, carità cristiana, indirizzo economico-industriale, era completamente sconosciuto a questi Popoli ed assolutamente inadatti alla loro visione dei rapporti tra gli uomini e del rapporto col mondo circostante. La loro SPIRITUALITÀ (da non considerare mai una religione), era basata su principi completamente diversi da quella dei bianchi, tanto che al contatto di queste due culture si ebbe un inevitabile scontro e una progressiva distruzione di quella che in termini di “forza”, e prepotenza risultò essere la meno potente. Col contatto con l’uomo bianco, anche la cultura dei nativi venne in parte inquinata. I nativi non erano pronti ad affrontare una civiltà come quella che proveniva da oltre oceano. Possiamo portare come esempio esplicativo che nessun nativo aveva mai cercato di inventare un oggetto che misurasse il trascorrere delle ore e del tempo, perché non ne aveva bisogno. I loro ritmi di vita erano basati sul movimento del sole per la giornata, e con quello degli astri e delle stagioni per il generale trascorrere del tempo. Non avevano necessità di rincorrere il tempo perché i loro ritmi più lenti permettevano loro di avvicinarsi ad ogni aspetto della vita con calma, così da comprendere i valori esistenti nel loro habitat. Il nativo era parte di tutta la natura, alla stessa stregua di tutti gli altri esseri. Non era ad essi superiore e non aveva il “diritto divino” di sottometterli ed utilizzarli a suo piacimento. La stessa caccia che per l’uomo bianco era da sempre un piacere, uno sport privo di rispetto verso gli animali, per il Nativo era uno degli aspetti più sacri della sua vita. Tra i Nativi la “menzogna” era una cosa gravissima e poteva avere conseguenze pesanti. Con l’uso della “sacra pipa” si era vincolati a dire sempre la verità. Il cannello in legno rappresentava anche l’esigenza di dire sempre il vero in modo diretto. Per ciò ogni Nativo era molto attento a parlare per non rischiare mai di dire qualcosa che, in seguito, si sarebbe potuta dimostrare inesatta. Il furto era completamente sconosciuto all’interno di un villaggio ed ognuno lasciava i suoi averi personali nella propria tenda senza il minimo timore di essere derubato. Se qualcosa veniva trovata e non se ne conosceva il legittimo proprietario, l’oggetto era portato ad una persona incaricata la quale camminando all’interno del villaggio annunciava che qualcuno aveva perso un oggetto di proprietà, dando così modo di ritrovare il proprietario della cosa smarrita.
Accettato il principio di base che il nativo aveva in sé il senso della difesa propria e dei componenti del clan, egli non esitava ad impossessarsi delle proprietà dei nemici. L’ospitalità era sacra; il cibo era continuamente diviso fra tutti. L’amicizia che iniziava dai primi anni di vita era sacra, ed in battaglia un amico non esitava a dare la vita per salvare l’altro. Si possono citare le parole di Tom Newcomb uno scout del Generale Miles il quale affermò…: “non ho mai visto gente così gentile, ospitale, e generosa in tutta la mia vita… questi Sioux sono davvero straordinari”.
Il profondo rispetto per gli anziani, per i genitori, e l’autocontrollo erano comuni a tutti. I litigi nel campo o all’interno del gruppo familiare erano rari; i giovani obbedivano senza esitazione ai genitori ed ai leaders del campo, alle organizzazioni che controllavano il campo. Talvolta le liti potevano avere un finale particolarmente grave come la distruzione dell’altrui proprietà ed anche l’uccisione del rivale, ma ciò accadeva assai raramente. Se avveniva un omicidio, l’uccisore poteva essere a sua volta ucciso dalla “polizia dell’accampamento” o allontanato per sempre dal villaggio. Anche un capo, se uccideva un membro del villaggio anche solo per difesa personale, poteva averne conseguenze gravissime perdendo la fiducia e la credibilità della sua gente, e poteva essere lasciato in disparte, il che rappresentava sicuramente una delle punizioni più dure. Per ogni cosa che veniva fatta era necessario rispettare comportamenti codificati, perfino nella spartizione del cibo, atto nel quale vigeva la norma del rispetto per gli anziani. Ad esempio ai giovani veniva detto di non mangiare le parti tenere del bisonte… “altrimenti le gambe si sarebbero indebolite e sarebbero diventate altrettanto tenere…”. Ciò perché le parti morbide della carne dovevano essere offerte agli anziani che naturalmente avevano più problemi di masticazione rispetto ai giovani. La parte più calda della tenda era riservata agli ospiti, ed era il posto d’onore. Un nativo non avrebbe mai attraversato lo spazio che vi era fra una persona ed il fuoco, senza avere prima chiesto il permesso ed essersi scusato per aver interrotto il flusso di aria calda. Quando un ospite arrivava, non lo si importunava con domande, lo si lasciava tranquillo in silenzio in modo che potesse… “prendere il respiro”, prima gli veniva generalmente offerta la sacra pipa e dopo egli parlava nel più assoluto silenzio di tutti i presenti e non veniva interrotto MAI sino a quando non diceva le parole… “ho finito” oppure…. “ho detto”.
Fra parenti spesso il genero si indirizzava alla suocera attraverso un altra persona e non direttamente, per rispetto, ma tale regola non era di osservanza assoluta. La regola prevedeva anche che il proprio nome non venisse pronunciato in presenza di altre persone, e ci si rivolgeva agli altri usando le parole: padre-madre-cugino-fratello-zio-zia, etc. La pulizia personale era importantissima. Non curanti delle stagioni, i Nativi erano soliti lavarsi in un corso d’acqua sia la mattina che la sera. I bagni purificatori erano eseguiti quotidianamente da tutti e le saune oltre ad avere scopo igienico rappresentavano uno dei più importanti riti sacri dei Nativi. Anche la cura dei capelli era importante: sia gli uomini che le donne si pettinavano i capelli quotidianamente con pettini in osso, e spesso utilizzavano del grasso animale per proteggerli e lucidarli. Il digiuno era una pratica comune, come l’allenamento alla corsa per molte miglia in tutte le stagioni. Anche il nuoto era molto considerato. La lealtà e la responsabilità erano anch’esse virtù importantissime. Ogni bambino riceveva insegnamenti severi su come comportarsi sia nei confronti della sua famiglia che dell’intero villaggio sia per il bene di tutti che del proprio.
Le razzie di cavalli e le battaglie inter tribali erano essenziali per mantenere un equilibrio fra le diverse tribù, e la gloria che un capo poteva riportare per una delle azioni citate era intesa come espressione di responsabilità di un soggetto verso il proprio villaggio. L’orgoglio era un sentimento molto forte nella personalità dei Nativi, il profondo rispetto verso madre terra era insegnato ai giovani sin dai primi anni di vita; come si insegnava loro a pregare e ringraziare per le gioie ed i benefici che quotidianamente ricevevano dalla terra e da tutto il creato. Il volo degli uccelli era paragonato al volo che un giorno lo spirito di ogni uomo avrebbe fatto, ed il vento era considerato il respiro del “grande padre” che spargeva la vita per il mondo.