Troverai rune… possenti segni, vittoriosi segni, che colorò il Vate possente, che formarono gli Dèi potenti e che incise il Dio che tra gli dèi possiede la forza della parola creatrice. (Dialogo dell’Alto Edda).
Il legame delle popolazioni germaniche con il mondo spirituale è sempre stato molto profondo: i miti, la religione, il folklore sono così intimamente connessi con la magia, con le forze sovrannaturali e cosmiche, con i poteri divini, da far apparire le foreste dell’Europa centrale come un territorio misterioso e inquietante agli occhi degli abitanti dell’Impero romano, che proprio in queste selve conobbe le prime sanguinose disfatte e iniziò il suo lento declino.
Dotata di caratteristiche profondamente indoeuropee, funzionalmente tripartita, lontana dalle sottigliezze dottrinali e filosofiche delle civiltà mediterranee, la tribù germanica ha mantenuto in vita più a lungo di altre, perlomeno in Europa, il retaggio culturale e spirituale dei popoli fratelli che millenni or sono occuparono le immense pianure euroasiatiche: e se è vero che lo sciamanesimo è un tratto distintivo di queste etnie, è altrettanto vero che in poche altre tradizioni come in quella germanica riveste un ruolo così importante.
Odino il furente, il dio cieco da un occhio, padre degli dèi e degli uomini, è la più potente raffigurazione di Dio sciamano che l’Europa abbia conosciuto. Complessa figura mitica, volta a volta ispiratore dei potenti, psicopompo, dio della guerra, Odino è anche depositario di una saggezza misterica che è stata dolorosamente conquistata attraverso un vero e proprio rito di iniziazione sciamanica: anzitutto, sacrificando l’occhio destro nella fontana di Mimir, Odino ottiene l’apertura del terzo occhio e vede il passato come il futuro, il tempo infinito e la memoria. Quindi il dio si trafigge il fianco con la lancia (la ferita di Odino che si auto infliggevano gli esaltati guerrieri germani) e rimane appeso per nove notti e nove giorni al frassino sacro Yggdrasill, sacrificando me stesso a me stesso, in compagnia solamente dei corvi Hugin (Pensiero) e Minin (Memoria), e dei lupi Freki e Geri: in questo modo la mente del dio è libera di viaggiare, un viaggio sciamanico alla fine del quale Odino raccoglierà il dono più prezioso che porterà all’uomo: le rune.
Secondo A. Hofler e altri studiosi di storia delle religioni, Yggdrasill non è altro che l’Albero Cosmico del mondo eurasiatico e il rito compiuto dal dio è da mettere in relazione con la scalata iniziatica degli alberi che viene effettuata dagli sciamani siberiani; gli stessi animali che assistono Odino durante l’impresa sembrano rappresentare due spiriti ausiliari in forma mitizzata, credenza che ritroviamo del resto in altre tradizioni scandinave, come testimonia H. E. Ellis. Lo stesso Odino può assumere diverse forme: egli diviene un uccello o una belva racconta Snorri nella sua Ynglinga Saga, un uccello o un drago e si porta in un attimo in paesi lontanissimi….
Questi viaggi estatici in forma animale sono caratteristici di diverse tradizioni sciamaniche e molto vicini alle pratiche degli sciamani asiatici.
E’ interessante notare che questa trasformazione in animale, unita a estasi guerriera, era propria anche dei mitici berserkir, quelli vestiti di pelli d’orso, e degli uljhednir, quelli vestiti con pelli di lupo, i feroci guerrieri sprezzanti del pericolo che si gettavano in battaglia coperti solamente di pelli d’orso o di lupo dispensando terrore e morte.
Questi favolosi guerrieri erano membri di gilde consacrate a Odino, dio della guerra, si sottoponevano a crudeli riti di iniziazione e sembra assumessero sostanze inebrianti e droghe prima della battaglia: le radici di questa trasformazione magica dell’uomo in una belva sanguinaria affondano nelle prime albe del continente eurasiatico, nei riti di caccia delle popolazioni paleo-siberiane, nelle cellule più profonde dell’essere umano.
Il termine rune ha una chiara origine indoeuropea, e si ritrova nelle antiche parlate celtiche e germaniche con il significato di bisbigliare, mormorare: colui che sa è perciò colui che sussurra le rune, uno sciamano o un iniziato ai misteri runici. L’origine è misteriosa, sicuramente indoeuropea, se non prettamente germanica; è comunque più un codice sacro piuttosto che una comune scrittura della vita quotidiana, come sottolinea H. Hecout. In effetti, l’approccio all’utilizzo delle rune resta tuttora magico e spirituale: l’energia che circonda e pervade le rune è in grado di modificare sensibilmente, tramite vibrazioni sottili, l’energia posseduta da ogni essere vivente o inanimato. Le rune erano utilizzate per diversi fini magici e divinatori: esistevano, infatti, rune della nascita e della fertilità, dell’amore e della morte, della salute e del combattimento, come insegna la valchiria Sigfrida all’eroe Sigurd: Bisogna incidere le rune della gioia sul corno che usi per bere, per gustare la buona birra. Bisogna incidere le rune della vittoria sull’elsa e sul pomo della spada per ottenere la vittoria. Bisogna incidere le rune del desiderio per conquistare la donna amata. Bisogna incidere le rune della nascita per aiutare la partoriente. Bisogna incidere le rune del fuoco sulla prua della nave, sul legno del timone e sui remi per salvare il destriero del mare dagli scogli affioranti e dalle onde. Bisogna incidere le rune della medicina per riconoscere le malattie e guarire le ferite….
L’utilizzo delle rune a fini divinatori è descritto già nel I secolo da Tacito nel suo Germania: Un ramo di nocciolo viene tagliato in parti uguali sulle quali vengono poi incise le rune; quindi le placche di legno vengono gettate su un telo bianco e l’oracolo le interpreta! Questi signori delle rune, figure frequenti e familiari anche nei paesi scandinavi e tra i Lapponi, rappresentano il cordone ombelicale che tiene legate per millenni queste popolazioni alla loro origine e ricordano di un tempo in cui gli dèi camminavano tra gli uomini ed elfi e nani gareggiavano con questi in sapere e conoscenza. Infatti, è bene ricordare che le rune di Odino si trovano tra gli Asi, si trovano tra gli Elfi, alcune tra i saggi Vani, alcune tra gli uomini. (Sigdrifumàal Detti di Sigfrida, XI secolo).
Il fascino che circonda tuttora questi simboli misteriosi e arcani è significativo ed è frutto della potenza che essi esercitano: doni che gli dèi, collegati ai segni primordiali ed elementari del cosmo, hanno la indubbia capacità di influire sul profondo della psiche e dello spirito e di far irrompere le forze caotiche e pure dell’universo nella realtà quotidiana. L’utilizzo delle rune, associato a posizioni precise del corpo e delle mani, a suoni potenti e vibranti di energia, ad alberi e a pietre, è sempre stato compiuto con cautela proprio per la potenza intrinseca nell’evocazione stessa delle entità a esse collegate: già nelle antiche saghe si deplorano i maghi incapaci di controllare le energie da loro scatenate tramite l’invocazione runica.
Lo sciamano che, ieri come oggi, intraprende il viaggio iniziatico, deve sottoporsi a un addestramento rigoroso per conoscere perfettamente se stesso e i segreti delle lettere runiche: lo scopo finale è quello di rendere manifesta la sostanziale unicità del mondo materiale e di quello spirituale e di comprendere perciò l’unica legge che regola il funzionamento di questo come degli altri mondi.
La via occidentale verso la spiritualità non può prescindere dal recupero della più pura tradizione indoeuropea, dalla comprensione dell’importanza dei segni e dei significati a essi connessi, dall’Ogham e dalla runa, e di quanto è più vicino, e quindi divino, alla natura umana.
Le lettere lunari sono rune, ma non le si può vedere – disse Elrond – non quando le si guarda direttamente. Si può vederle soltanto quando la luna brilla dietro di esse, ma ciò che conta di più, anzi il punto fondamentale, è che la luna deve trovarsi nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le lettere furono scritte. Furono i nani a inventarle e le scrissero con penne d’argento, come potrebbero dirti i tuoi amici. Devono essere state scritte in una notte di Ferragosto, quand’era luna crescente, molto tempo fa.
- R. R. Tolkien, come altri che hanno varcato il confine dei mondi, ha dunque conosciuto il potere delle rune. Il sentiero della foresta germanica è ancora aperto per chi ci si voglia avventurare: è un percorso affascinante ma arduo, irto di pericoli e di sfide, di rischi e di nemici; ma chi ha fede salda e cuore puro non deve temere nulla: rune di argento vivo indicheranno la via.
Pubblicato sulla rivista esoterica bimestrale L’Età dell’Acquario, numero 114, marzo/aprile 1999.