In questa relazione tenuta da Rossana Dedola in occasione della prima conferenza di rilancio di eranos nel 2006 sono riassunti con toni vivaci ed appassionati molti degli aspetti che permettono di capire come si è venuto progressivamente a formare “lo spirito di Eranos”
La storia del Monte Verità è molto particolare, e altrettanto singolare è la storia delle Conferenze di Eranos che si svolsero principalmente ad Ascona in Casa Gabriella, ma che, almeno nei primi tempi, si estesero sino al Monte Verità. Se ripercorriamo col pensiero tutti gli incontri avvenuti in un territorio così circoscritto, spontaneamente ci si pongono parecchi quesiti: che cosa ha spinto in questi luoghi i protagonisti di due così diverse vicende? Che cosa ha portato i primi alla scoperta di un posto a cui hanno dato il nome di Monte Verità e i secondi a farne un irrinunciabile punto di incontro?
All’inizio del secolo scorso, il Ticino sembrò attirare come una calamita tutta una serie di personaggi che abbandonarono la società in cui vivevano per cercare un nuovo luogo in cui abitare. Ad Ascona erano già arrivati gli anarchici, e vi si erano insediati, non solo il russo Michael Bakunin, ma anche il tedesco Erich Mühsam e Raphael Friedeberg. Solo in seguito furono raggiunti dai veri protagonisti dell’esperienza del Monte Verità.
Da un punto di vista geologico questa regione ha veramente un “magnetismo” speciale cui non è stata trovata ancora una spiegazione scientifica plausibile. Anche la forza di tale fenomeno magnetico, oltre alla bellezza, alla rigogliosità della natura, al clima mite e alla vegetazione subtropicale con i suoi fiori lussureggianti, ha influito sulla decisione dei nuovi abitanti del Monte Verità di farne un “luogo di cura” che influisse sugli umori e sulla salute permettendo una nuova relazione con se stessi e con il mondo.
Un gruppo di giovani del tutto insofferenti dell’esistenza condotta sino ad allora, proprio agli inizi del Novecento, si mise alla ricerca di un luogo ideale in cui stabilirsi. A tale scopo giunsero in Ticino Henry Oedenkoven e Ida Hofmann, Jenni, sorella di Ida, Karl Gräser e suo fratello Gustav, chiamato Gusto e a Malesca, sulle sponde del lago Maggiore a duecento cinquanta metri sul mare con vista sulle isole di Brissago e la valle Maggia, trovarono il luogo che stavano cercando. Non c’era una strada d’accesso e naturalmente non vi arrivava l’elettricità, comprarono il primo ettaro di terreno con i soldi di Henri Oedenkoven, si misero a cercare un nome al luogo in cui insediarsi e lo trovarono trovandosi subito d’accordo: avrebbe dovuto chiamarsi Monte Verità.
Ma qual era la riforma di vita che gli abitanti del Monte Verità volevano realizzare e che doveva trasformare radicalmente la loro vita? Nell’epoca dei grandi poteri imperialistici, la critica e il rifiuto erano rivolti verso l’Europa guerrafondaia cui opponevano una comunità pacifista che permettesse un ritorno alla natura e ricostruisse un vero legame con la terra. Non accettando la vita anonima delle grandi città industriali, volevano stabilire un profondo legame con l’anima del luogo, un legame che la società capitalistica, ponendo come unico scopo la produzione di massa e il mercato, aveva spezzato. Il vuoto interiore che avvertivano li spinse a cercare una condizione originaria e a vivere a diretto contatto con la natura; perciò decisero di condurre un’esistenza estremamente autartica facendo ricorso solo a ciò che era strettamente necessario.
I giovani abitanti cominciarono a edificare con le proprie mani semplici abitazioni, le cosidette case Luce-Aria, con un cortile nel quale fare bagni di sole; e si misero a fabbricare anche mobili rudimentali; discutevano del ritorno alla natura predicato da Tolstoi, e intanto si dedicavano alla coltivazione della terra per nutrirsi di prodotti naturali e sani, e naturalmente si erano convertiti a una cucina rigidamente vegetariana. Vivevano soprattutto all’aperto: all’aperto facevano i bagni, danzavano, liberi, felici e nudi. Vivevano così alla luce della verità sul monte dell’utopia.
Che cosa è stato il Monte Verità? Un “sanatorio naturista”, come lo chiamavano? Una colonia comunista, “etico-social-vegetariana”? O una banda di “balabiott”? La parola, che in dialetto ticinese significa “coloro che danzano nudi”, fu utilizzata dai perplessi abitanti del Ticino che li osservavano da lontano senza capire che su quelle ridenti colline veniva praticato un ideale di vita egualitario all’insegna della salute.
Robert Landmann, il biografo del Monte Verità, ha scritto: “L’aria di questo posto è speciale. Insieme alla comune materia prima e ad alcuni elementi soprannaturali, c’è proprio una potente dose di dolce far niente”.
Come non è stata ancora data una spiegazione del magnetismo geologico, così anche le domande che ponevo all’inizio non trovano risposta univoca. Un’indagine puramente storica infatti non chiarisce completamente la particolarità dell’esperienza del Monte Verità e ancora meno tale prospettiva serve a spiegare esaustivamente l’esperienza delle Conferenze di Eranos e dello speciale magnetismo che l’ha connotata. Se infatti ci chiediamo quali circostanze storiche abbiano portato alla realizzazione degli incontri di Eranos non riusciamo a raggiungere il centro del problema. Se però rovesciamo la prospettiva chiedendoci non quali eventi culturali e storici abbiano prodotto il fenomeno Eranos, ma quale cultura è stata prodotta da Eranos, ci rendiamo conto che proprio in quel luogo è nata una straordinaria esperienza culturale che ancora ai nostri giorni ha un profondo significato.
Per coloro che prendevano parte alle conferenze di Eranos, il soggiorno in Ticino durava soltanto dieci giorni all’anno, sufficienti però per avvertire pienamente l’influsso benefico del luogo. E lo sentirono a tal punto che dalla data dell’inizio delle conferenze, il 1933, sino allo scoppio della guerra vi ritornarono ogni anno in agosto. Ma anche durante gli anni di guerra le conferenze di Eranos non furono interrotte. Olga Fröbe Kapteyn fu colei che permise la nascita alle conferenze. Senza che lo sapesse, veniva chiamata dai proprio ospiti e assidui conferenzieri la “grande madre”. Nata a Londra da genitori olandesi e divenuta vedova all’età di quaranta anni, ricevette in regalo dal padre un pezzo di terra in riva al lago Maggiore in cui sorgeva anche una casa: Casa Gabriella. Qui Olga cominciò a ricevere e ospitare pensatori, filosofi e artisti. Nella sua mente cominciò ad immaginare che quell’angolo di terra in riva al lago, con il suo lussureggiante giardino, all’ombra di grandi cedri del Libano, perlustrato quotidianamente da tutti i tipi di uccelli, insetti e altri animaletti poteva diventare un luogo di incontro ideale. Fece perciò costruire nel parco una sala delle conferenze e una foresteria, “Casa Shanti” (in sanscrito”Casa della pace”), senza avere la minima idea di chi ci sarebbe andato.
Il nome “Eranos”, un vocabolo greco che significa “banchetto sacro”, le era stato suggerito dallo storico delle religioni Rudolf Otto. Nel 1917 Otto aveva pubblicato Il Sacro, un libro che lo aveva reso famoso nel mondo. Come spiega Mircea Eliade, la causa del successo del suo libro dipendeva dalla novità della prospettiva: invece di rivolgere la sua ricerca all’idea di Dio, lo studioso aveva analizzato il “sapere dell’esperienza religiosa”. Aveva infatti capito che cosa significava per il credente l’esperienza del “Dio vivente”: non si trattava più del Dio dei filosofi, di un’idea astratta, di un’allegoria morale; nell’esperienza di Otto, Dio veniva percepito come una potenza terribile che si manifestava attraverso l’ “ira divina”. Il suo libro aveva permesso al lettore di confrontarsi con il mysterium fascinans del sacro e con la sua numinosità.
Nei giorni della prima conferenza di Eranos, Otto era però gravemente malato e questo gli impedì di partecipare. Ad Ascona andò invece l’altro consigliere di Olga Fröbe, il quarantottenne Carl Gustav Jung.
Il tema della prima conferenza o meglio del primo “banchetto sacro”, che avvenne proprio nell’anno della presa del potere in Gernania di Adolf Hitler, fu l’incontro tra Oriente e Occidente. Anche con Eranos, Ascona si trovò dunque ad accogliere di nuovo rifugiati politici che venivano banditi dalla Germania nazista. Alcuni erano i diretti partecipanti alle conferenze, altri i loro ascoltatori.
Heinrich Zimmer fu tra coloro che avrebbero abbandonato la Germania a causa delle persecuzioni naziste. Jung, che aveva già letto il suo affascinante libro “Kunstform und Yoga”, lo aveva conosciuto negli anni Trenta; lo aveva incontrato a Berlino e, come scrive in Ricordi, sogni e riflessioni, ne aveva serbato un ricordo vivissimo: “Vivemmo insieme alcuni giorni molto belli, pieni di colloqui dal contenuto ricchissimo e per me incredibilmente stimolanti. Parlammo soprattutto di mitologia dell”India”.
Anche Heinrich Zimmer aveva già letto un libro che Jung aveva pubblicato insieme a Richard Wilhelm, Il Segreto del fiore d’oro. Ma la sua prima reazione alla lettura del libro era stata ben diversa da quella entusiastica di Jung nei confronti della sua opera. Lo stesso Jung ricorda questo episodio: “Quando a Zimmer capitò in mano Il Segreto del fiore d’oro e cominciò a sfogliarlo ebbe uno scatto d’ira, a causa proprio del mio commento psicologico. E scaraventò il libro contro la parete”.
Una volta però che l’accesso d’ira gli fu passato raccolse il libro e si mise a leggerlo: “Ciò che provai fu l’improvvisa consapevolezza che i miei testi di sanscrito non presentavano solo difficoltà grammaticali e sintattiche, ma avevano anche un senso”.
Jung si era recato a Berlino per tenervi un seminario. Come racconta Barbara Hannah, che partecipò al viaggio, in quei giorni in Germania era palpabile il panico che teneva attanagliate le persone. In seguito Jung invitò Zimmer a partecipare a un seminario presso il Club psicologico di Zurigo sullo yoga Kundalini che infatti ebbe luogo di lì a qualche tempo.
Fu proprio Zimmer il primo conferenziere a prendere la parola nella prima conferenza di Eranos. Il ciclo di conferenze era dedicato allo yoga e alla meditazione in Oriente e in Occidente e il titolo della conferenza di Zimmer era L’importanza delloTantra-Yoga indiano.
Sicuramente Zimmer era entusiasta dell’atmosfera che si respirava durante gli incontri, partecipò infatti a più di una Conferenza anche se il suo atteggiamento nei confronti di quest’esperienza venne ad assumere col tempo una connotazione ambivalente. Per esempio consigliò a un suo amico dell’Università di Oxford di rinunciare alla visita ad Ascona e non solo per le sfavorevoli condizioni climatiche, rese difficili da un vento fastidioso: “Non venga ad Ascona, il Föhn soffia tutto il tempo ed è pieno di donne in transfert”.
Non aveva rivolto la sua attenzione solo alle donne in transfert, ma anche a colui cui doveva attribuirsi la causa di tale singolare fenomeno, proprio Carl Gustav Jung: “Che questo esemplare raro della specie umana abbia fatto la comparsa nella mia esistenza [lo vedo come] un grande dono che la vita mi ha fatto”.
A tavola sedeva proprio di fronte a Jung e aveva così modo di far esperienza molto ravvicinata delle fragorose risate di Jung. Anche Jung era consapevole della grande personalità che gli sedeva di fronte: “Trovavo in lui un uomo geniale, dal temperamento vivacissimo.”
Zimmer morì precocemente, come un altro amico di Jung, proprio l’autore del libro che Zimmer aveva scaraventato contro la parete: Richard Wilhelm. Il destino di Zimmer, come di altri partecipanti alle conferenze di Eranos, fu infaustamente segnato dagli eventi del tempo: nel 1938 gli fu tolto l’insegnamento universitario perché sua moglie Christiane, figlia di Hugo von Hofmannstal, era ebrea. Dovette così trasferirsi in America dove morì nel 1943.
Ma facciamo ritorno alla prima conferenza di Eranos. Jung dedicò la sua relazione all’Empiria del processo di individuazione dove prese in esame una serie di immagini di mandala che erano state dipinte dai suoi pazienti. Nella stessa conferenza parlò anche Caroline Rhys-Davids, Presidente della Pali Test Society e Erwin Rousselle che tenne una relazione sulla Guida delle anime nel taoimo vivo. Dopo la morte di Wilhelm, Rousselle era diventato direttore dell’Istituto cinese di Francoforte.
Anche lo storico delle religioni Friedrich Heiler tenne una conferenza e poiché uno dei temi all’ordine del giorno riguardava la contemplazione, fu pregato dalla signora Fröbe di dare una dimostrazione pratica degli esercizi spirituali. A questo proposito Walter Otto annotò: “La conferenza di Ascona deve essere stata magnifica. Heiler vi ha tenuto degli esercizi spirituali e celebrato messa, non so se con i paramenti da vescovo o meno, ma lo spero proprio. Rousselle ha servito come chierichetto”. Heiler era anche un profondo conoscitore dell’induismo e del buddismo tanto che Olga Fröbe lo chiamava “professor Krishna”.
Il terzo conferenziere a prendere la parola fu l’italiano Ernesto Buonaiuti che si confrontò con la mistica cristiana. Amico di Otto e di Heiler, proprio a causa del suo modernismo era stato scomunicato dal Vaticano. Il suo modernismo in realtà intendeva ritornare alle radici cristiane, al Cristianesimo delle origini, quello di Gioachino da Fiore e di Francesco d’Assisi, in cui la religione si manifesta come contemplazione e gioia più che come disciplina e teoria. Buonaiuti era un grande conoscitore di mistica e di gnosi antica. A causa della rottura col Vaticano il Ministero della Cultura fascista gli tolse la cattedra universitaria all’Università di Roma. Ma lo stesso Bonaiuti aveva già voltato le spalle all’università rifiutandosi, uno dei pochissimi casi in Italia, di giurare fedeltà al fascismo. Era il 1933.
Tra i conferenzieri fu dunque alto il numero degli oppositori del fascismo e del nazionalsocialismo. Anche se non si può considerare Eranos come un polo di opposizione al nazismo, si può essere d’accordo con la dichiarazione del filosofo delle religioni Alfons Rosenberg, anche lui esule in Svizzera: “Volente o nolente Eranos fu una risposta alla rovina dello Spirito”.
Alla seconda conferenza che si tenne l’anno successivo su La simbolica orientale e occidentale e la guida spiritale, presero parte gli stessi conferenzieri: Jung, Rousselle, Zimmer, Rhys-Davids, Heiler, Heyer e Buonaiuti. A questi teologi, psicologi e storici delle religioni si unì l’ebreo Martin Buber, un esperto di Chassidismo. “Religioso anarchico “, lo aveva chiamato Scholem. Anche Buber in quanto ebreo dovette abbandonare l’Università in Germania.
Un nuovo partecipante fu il tedesco Jakob Wilhelm Hauer, professore di Indologia a Tubinga. Nel 1932 aveva scritto Yoga come via di guarigione e lo aveva dedicato a Jung. Hauer era stato invitato a tenere al Club psicologico di Zurigo un seminario sullo Yoga-Kundalini. Negli anni successivi si avvicinò sempre di più al nazismo e quando nel 1938 sempre nel Club psicologico tenne una conferenza sulla croce uncinata fu criticato molto aspramente. In tale occasione scrisse nel suo diario: “Sono troppo tedesco per questa gente”. Quando ad Ascona si sparse la notizia che Hauer sarebbe arrivato sul Monte Verità non tutti erano d’accordo. Si progettò addirittura un piano, nel quale era coinvolto anche Max Ernst, che prevedeva che al suo arrivo gli avrebbero cosparso addosso pece e lo avrebbero riempito di piume.
Il tema dei rapporti tra C. G. Jung e il nazismo ha suscitato tante discussioni e non è il caso di affrontarlo anche in questa sede; bisogna tuttavia ammettere che i nomi dei conferenzieri fatti fin qui, ad eccezione di Hauer, sembrano dimostrare la non completa fondatezza di tale accusa.
Anche i nazisti erano interessati ad avere informazioni su Eranos; dopo un’indagine accurata, il Ministero della Cultura tedesco proibì ai partecipanti tedeschi di prendervi parte, come scrisse Olga Fröbe in una lettera a Jung del 29 luglio del 1936. La signora Froebe spiegò anche alla legazione americana di Berna che il motivo della proibizione dipendeva dalla presenza ad Eranos di Martin Buber. Qualche anno dopo il Ministero della Cultura tedesco accertò inoltre che ad Eranos erano presenti troppi ebrei e dichiarò che l’intera organizzazione doveva essere ritenuta “misteriosa “.
In occasione del secondo ciclo di conferenze parlò anche la psicoterapista e astrologa Sigrid Strauss-Klöbe fornendo per prima una spiegazione psicologica dei simboli astrologici.
Bisogna ammettere che fu una delle poche donne a tenere una relazione in occasione delle conferenze e un conflitto tra Olga Fröbe e l’archeologa V. C.C. Collum causò addirittura nel 1938 la completa esclusione delle donne come conferenziere. Olga Froebe non era nemmeno d’accordo che i conferenzieri fossero accompagnati dalla propria moglie. Nel suo diario Antoine Faivre racconta un aneddoto a proposito della moglie di Scholem: la signora Scholem stava discutendo animatamente con i conferenzieri quando comparve all’improvviso la signora Froebe che la interruppe e la costrinse ad andar via perché “le donne non hanno niente di cui discutere con i signori professori”.
Riguardo all’atteggiamento della signora Froebe nei confronti delle donne in una lettera del 1960 Jung interpretò un suo sogno: “Si tratta in lei di un complesso paterno con una sopravvalutazione del maschile, ecco perché dovrebbe compiere un’iniziazione attraverso una donna in un Ordine di suore. Sarebbe anche la cosa più favorevole per il futuro di Eranos. A un uomo manca il materno che invece sarebbe necessario.”
C. G. Jung non voleva essere considerato come patrono di Eranos, ma come collaboratore. Lo stesso Mircea Eliade aveva notato questo: “Jung era lo Spiritus rector di Eranos, ma non si può certo dire che i conferenzieri fossero per questo tutti junghiani”.
I titoli delle conferenze, le singole relazioni e la presenza di personalità così diverse mostrarono subito che Eranos era diventato un vero e proprio luogo di incontro: luogo di confronto tra Oriente e Occidente, tra mitologia, psicologia e le diverse religioni, Buddhismo, Taoismo, Induismo, Cristianesimo, Cattolicesimo e Protestantesimo, Ebraismo e presto anche Islamismo con le sue differenti correnti.
Ma da dove nasceva l’esigenza di rivolgersi ad Oriente per trovare un nuovo orientamento, per ritornare alle origini? C’è bisogno di un nuovo orientamento per trovare la via giusta quando i valori in cui si è creduto sino a quel momento sono messi profondamente in discussione e qui, a mio parere, Eranos mostra i suoi legami con l’esperienza precedente del Monte Verità: in un periodo in cui la vita individuale era messa così gravemente in pericolo, in cui le differenze tra gli uomini, le culture e le religioni potevano condurre a morte, nel periodo in cui i regimi totalitari propagavano l’idea di una sola razza pura e dell’inferiorità di tutte le altre, i conferenzieri di Eranos si riunirono in un circolo in cui tutti erano uguali per parlare delle differenti culture, religioni, mitologie. Per la prima volta con Eranos diventò essenziale tale confronto come il bisogno di penetrarle, di comprenderle. Si voleva riconoscere ciò che le differenziava, ma percepirne anche ciò che le univa.
Un confronto divenuto ai nostri giorni di grande attualità se non di urgente necessità, come dimostrano le continue immagini provenienti da varie parti del mondo e non solo dall’Irak.
Nei primi anni i partecipanti alle conferenze di Eranos alloggiavano nell’Hotel del Monte Verità che era diventato nel frattempo proprietà del barone Eduard von der Heydt. Il barone considerava i conferenzieri suoi ospiti personali e dunque li esentava dal pagamento. Anche Jung nei primi tempi soggiornò nell’albergo. Nelle sue sale erano esposte diverse sculture e appesi i dipinti della collezione d’arte orientale del barone che in seguito vennero trasferite al Museo d’arte Orientale di Zurigo. Chi conosce la collezione del Museo Rietberg di Zurigo può ben immaginare quanto potesse essere stimolante parlare delle divinità induiste o sentirne raccontare le vicende avendo intorno le bellissime statue della collezione.
Ma non dobbiamo dimenticare che la “Tenda dell’incontro” di Eranos fu innalzata proprio nello stesso periodo in cui Gandi aveva proclamato la resistenza passiva e aveva organizzato la marcia del sale mettendosi in cammino in direzione del mare. Insomma parallelamente al movimento vittorioso che portò l’India alla liberazione dal dominio straniero e la trasformò nella più grande democrazia del mondo, i conferenzieri di Eranos discutevano dell’insegnamento millenario dell’Induismo, del Buddhismo, dello Yoga nelle sue differenti forme e direzioni che aveva visto la luce proprio in India.
Eranos era in quel periodo in Europa, come disse Jung, l’unica “piattaforma europea, dove furono discusse delle domande sulle diverse nazionalità che riguardano l’umanità come un tutto”.
Nel 1938 Jung si recò in India per un viaggio di tre mesi e vi ricevette tre diplomi: ad Allabad, a Benares e a Calcutta: “Il primo rappresenta l’Islam, il secondo l’Induismo e il terzo la medicina e la scienza naturale angloindiana”. E’ interessante ricordare questo viaggio perché per la prima volta Jung compiva un lungo giro attraverso il Paese al quale aveva già dedicato parecchie riflessioni.
Nel Tempio di Konarak, in Orissa, gli capito di vivere una storia divertente. Il suo accompagnatore gli chiese improvvisamente: “Vede quelle pietre? Sa che cosa significano? Le voglio rivelare un grande segreto!” Ero sorpreso perché pensavo che la natura fallica di questo monumento fosse conosciuta perfino dai bambini. Ma lui con grande serietà mi sussurrò in un orecchio: “These stones are man’s private parts”.
Mi sarei aspettato che mi avrebbe detto che rappresentavano il grande dio Shiva. Lo guardai stupefatto, ma lui annuì gravemente come se volesse dire: “Sì, è proprio così. Tu nella tua ignoranza europea non lo avresti pensato!”
Quando gli raccontai questa storia, Zimmer esclamò entusiasta: “Finalmente sento qualcosa di vero sull’India”.
A Calcutta Jung si ammalò gravemente e dovette essere ricoverato per dieci giorni nell’Ospedale inglese. In quest’isola della salvezza si potè riprendere dal “mare” di impressioni che l’India gli aveva rovesciato addosso. E lì fece il sogno seguente: sognò di essere in un’isola nel sud dell’Inghilterra, nel cortile di un castello medioevale. Vi si doveva celebrare il Graal.
Jung stesso commentò il suo sogno: “Fui levato dal mondo dell’India e mi fu ricordato che l’India non era il mio compito, ma un pezzo di strada – se pure molto importante – che doveva avvicinarmi alla mia meta. Era come se il sogno mi chiedesse:” Che cosa ci fai in India? E’ meglio se cerchi per i tuoi simili il recipiente sacro, il salvator mundi di cui avete urgente bisogno. State per distruggere quello che secoli hanno edificato”.
Il confronto con l’Oriente lo aveva portato a un nuovo confronto con l’Europa e, se si guarda attentamente proprio la mitologia celtica, a un aspetto estremamente importante più che in altre mitologie, in quella celtica infatti la natura, le divinità e gli esseri umani hanno un ugual peso, non sono ordinati secondo una piramide, una gerarchia, ma raccolti in un cerchio che abbraccia tutti gli esseri. Attraverso questa mitologia nordica nacque in Europa la prima idea di democrazia. Gli eroi siedono tutti intorno alla stessa tavola, la famosa “tavola rotonda”.
In chiusura vorrei leggere una citazione di Adolf Portmann che chiarisce il significato e lo scopo di Eranos: “Plasmare quest’immagine globale dell’uomo è il compito che ci riunisce da sempre qui a Eranos in un comune lavoro. Infatti l’obiettivo dei nostri incontri è proprio quello di indagare l’ampiezza, la profondità e la ricchezza di forme del nostro mondo spirituale, di tentare la discesa degli abissi di quanto è poco o per nulla conosciuto, di scoprire alfine le grandi forme simboliche attraverso le quali la natura umana più nascosta cerca di dominare il mistero della vita”.
Attraverso le parole dello zoologo e biologo Portmann, facciamo ritorno al giardino di Eranos, alle sue piante, ai suoi fiori, ai suoi insetti. Le loro differenze, come dice Portmann rivolgendosi al pubblico di Eranos e additando come esempio il giardino di Casa Gabriella in riva al lago, ci permettono di entrare in contatto con un periodo completamente diverso della storia della Terra:
“Sulle foglie e sui fiori, nel giardino là fuori, si riposano dal volo, prendono il sole, anche delicate libellule. Ma nella loro vita i fiori non giocano alcun ruolo; le libellule sono animali predatori e rendono testimonianza sui primi periodi della vita degli insetti, quando non c’erano ancora i fiori e quando questo gruppo fece la sua comparsa insieme con le forme più antiche di insetti. Al biologo, queste libellule appaiono in una singolare trasparenza della storia, mentre in corrispondenza vede iniziare con farfalle e api un’era completamente nuova della terra: quella dei fiori. Allo stesso modo, anche le numerose conifere del nostro giardino, con tutte le loro varietà di verde bronzo, verde scuro e verde azzurro, testimoniano un’era della Terra del tutto diversa da quella degli alberi con foglie: olmi, castani e lauri”.
Portmann ci ricorda quanto è importante percepire le infinite forme di vita, le forme che provengono dalla natura e quelle create dall’umanità, la varietà di culture, religioni, miti che da sempre hanno accompagnato l’umanità nel suo sviluppo. Lo scienziato nota ancora come è diventata unilaterale la scienza che tra i miliardi di forme viventi ha privilegiato nelle sue ricerche la piccola mosca Drosophila divenuta in pochi decenni la forma animale più nota.
E qui, se mi è concesso, tentando di tradurre nel presente lo spirito del Monte Verità e di Eranos, vorrei fare un salto nel presente. Oggi assistiamo direttamente a un simile pericolo: delle innumerevoli specie di grano che vengono coltivate nel mondo, si rischia che ne restino soltanto poche non manipolate geneticamente, Per non parlare della perversa politica delle multinazionali che brevettando singole specie di grano deruba ai contadini proprio quelle specie di grano che hanno coltivato da sempre.
Ora che sono arrivata alle conclusioni, vorrei anch’io rivolgermi ad Oriente e cedere la parola a un uomo dell’India. Il premio Nobel dell’Economia Amartya Sen, a cui era stato chiesto quale fosse a suo parere l’evento più importante del secolo appena trascorso, pur consapevole dei totalitarismi da cui il Novecento è stato sconquassato, ha risposto che è stato l’avvento della democrazia. Lo studioso ha poi aggiunto: “Un paese non dovrebbe essere preparato alla democrazia, ma diventare democratico attraverso la democrazia”.
Con queste parole di Amartya Sen concludo ringraziandovi per l’attenzione.
Rossana DEDOLA, 2006
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1. Presento qui, con alcune modifiche, il testo della conferenza tenuta nel 2004 sul Monte Verità in occasione dell’assemblea annuale della Società di Psicologia analitica svizzera.
2. Molte delle informazioni di cui mi servo in questa conferenza le ho tratte dal ricchissimo libro di Hans Thomas Hakl, Der verborgene Geist von Eranos. Unbekannte Begegnungen von Wissenschafte und Esoterik.