L’idea che il nome di battesimo possa contenere una traccia del destino che attende i nascituri, affascina l’uomo da sempre. In tempi recenti sono state condotte ricerche di ogni tipo sul legame tra nome e aspetti della vita come la scelta di dove comprare casa, l’affinità con un partner piuttosto che un altro, e non ultimo il percorso lavorativo
Il destino nel nome
Nomen omen, ovvero il destino nel nome, dicevano i latini, ritenendo che nel nome si trovasse un presagio per la vita di ogni persona. Ancora oggi siamo portati, chi più chi meno, ad assegnare importanti valenze simboliche ai nomi di battesimo. Non è un caso, ad esempio, che i libri dedicati alla scelta del nome per un nascituro rappresentino un filone editoriale sempre florido.
L’attrazione in base all’assonanza
Moltissimi sono gli studi che, tra il serio e il faceto, hanno analizzato campioni variabili di popolazione in cerca di legami tra le scelte che si compiono nella vita e il suono del proprio nome. Pare, infatti, che molte persone siano portate a trovare un feeling spontaneo con chi ha un nome simile al proprio, che tendano ad abitare in Paesi o strade con cui condividono almeno l’iniziale del nome, e siano più propense a lavorare in Aziende il cui nome presenta un’assonanza con il proprio.
La posizione di uno scettico
Ad animare il dibattito cercando di smentire il collegamento, ci ha pensato Uri Simonshon, ricercatore dell’Università della Pennsylvania. In un campione di 438.000 cittadini americani, scelti tra i sostenitori delle campagne elettorali del 2004, ha osservato che – escludendo chi lavora nell’impresa di famiglia – il legame tra nome proprio e dell’Azienda sembra scomparire. Secondo Simonshon, la cui ricerca vuole essere una risposta a uno studio realizzato precedentemente in Belgio, si tratterebbe di casualità più che diattrazione inconscia verso parole assonanti. Una prima osservazione sul suo lavoro, però, viene proprio da uno degli autori di quello studio, Frederik Anseel: l’influenza della somiglianza dei nomi sulle decisioni è stata provata in diversi Stati del mondo. Critica la posizione di Simonshon anche Jean Twenge, professore di psicologia all’Università di San Diego, California, secondo cui il campione analizzato non è rappresentativo della popolazione: chi sostiene le campagne elettorali è generalmente benestante, quindi più propenso ad avviare un’attività in proprio.
Dennis il dentista
C’è anche un altro modo in cui il nostro nome può influenzare il nostro percorso lavorativo, ed è enunciato in uno studio realizzato presso l’Università di New York da Brett Pelham e soci: le persone sono più propense a scegliere una professione la cui denominazione ha un’assonanza con il proprio nome. Negli Stati Uniti, ad esempio, più della metà dei dentisti si chiama Dennis (ma non per questo tutti i Dennis e le Denise sono destinati a occuparsi di igiene orale). Si tratterebbe di scelte dettate da egotismo implicito: chi ha sensazioni positive riferite a se stesso, cerca anche all’esterno ciò che in qualche modo lo rispecchia, ad esempio nell’iniziale del nome. Tuttavia, si tratta di un’influenza di cui nessuno è effettivamente consapevole, che agisce come una sorta di attrazione inconscia.