Sotto il fardello di solitudine sotto il fardello
dell’insoddisfazione il peso, il peso che portiamo
è amore.
Chi può negarlo?
In sogno ci tocca il corpo, nel pensiero costruisce
un miracolo, nell’immaginazione s’angoscia
fino a nascer nell’umano –
s’affaccia dal cuore bruciando di purezza –
poiché il fardello della vita è amore,
ma noi il peso lo portiamo stancamente,
e dobbiamo trovar riposo tra le braccia dell’amore
infine, trovar riposo tra le braccia dell’amore.
Non c’è riposo senza amore, né sonno senza sogni
d’amore –
sia matto o gelido ossesso d’angeli o macchine,
il desiderio finale è amore – non può essere amaro
non può negare, non può negarsi se negato:
il peso è troppo deve dare senza nulla in cambio
così come il pensiero si dà in solitudine
con tutta la bravura del suo eccesso.
I corpi caldi splendono insieme al buio
la mano si muove verso il centro
della carne, la pelle trema di felicità
e l’anima viene gioiosa fino agli occhi –
sì, sì, questo è quel che volevo, ho sempre voluto,
ho sempre voluto, tornare al mio corpo
dove sono nato.
Allen Ginsberg, 1954