Coole Park, 1929
Medito su una rondine e il suo volo,
medito su una donna anziana e la sua casa,
su un sicomoro e un tiglio persi nella notte,
per chiara che sia quella nube ad occidente,
su opere grandi erette lì a dispetto di natura
per poeti e letterati dopo di noi,
medito su pensieri orditi in un pensiero solo,
gloria come danza data al mondo da quei muri..
Ecco Hyde, non ancora, no, battuta nella prosa
quella lama nobile di cui lo cinsero le Muse;
ecco colui che si agitava in posa, posa maschia
nonostante il cuore timoroso; ecco quell’uomo
lento e pensoso, John Synge, e quegli altri
impetuosi di Shawe-Taylor e Hugh Lane.
Là, nell’umiltà trovarono, essi, posta la fierezza,
scena messa bene, compagni all’altezza.
Come rondini in arrivo, come rondini in partenza,
eppure era in una donna quel potere, di vigore,
di tenere ferma lì la rondine al suo primo intento.
E una mezza dozzina in formazione,
che pareva volteggiare su di un punto cardinale,
in quell’etere di sogno vi trovò certezza,
dolcezza d’intelletto in quelle righe
che d’incontro infilano e trapassano, sì, il tempo…
Qui, viandante, letterato, poeta, prendi posizione,
quando questi passaggi e queste stanze
non saranno più, quando sarà l’onda delle ortiche
su un acervo informe e frutici fra pietre rotte,
e qui dedica, gli occhi in basso fissi a terra,
la schiena volta alla fulgidità del sole
e alla sensualità dell’ombra, dedica memoria
d’un momento, a quell’alloro, a quella gloria.