Nisargadatta Maharaj
I AM THAT pag. 188-89- 374-375
Libera Traduzione dall’inglese di F. Falzoni.
Il reale non muore l’irreale non è mai esistito. Immagina un grande palazzo che crolla, alcune stanze sono in rovina altre intatte. Ma è possibile parlare dello spazio come in rovina o intatto?
E’ solo la struttura e la gente che ci viveva che hanno sofferto. Nulla è successo allo spazio stesso. Similmente, nulla succede alla vita quando le forme scompaiono ed i nomi sono cancellati.
Il gioielliere fonde vecchi gioielli per farne dei nuovi. Una volta che sai che la morte accade al corpo e non a te, puoi osservare il tuo corpo che se ne va come un indumento smesso. Il tuo vero se è senza tempo al di là di nascita e morte. Il corpo sopravvivrà sino a che è necessario, non è importante che viva a lungo…
Alla domanda: – come rendere attuale la consapevolezza della nostra unità con la sorgente della coscienza e con Dio – Nisargadatta Maharaj risponde:
Non puoi fare nulla per rendere attuale questo stato, ma puoi evitare di creare ostacoli. Guarda la tua mente, come essa venga in essere, come essa opera. Appena guardi la mente, scopri te stesso come l’osservatore. La sorgente della luce è oscura, sconosciuta la scorgente della conoscenza. Solo questa sorgente è. Ritorna a questa sorgente e stabilisciti in essa. Non è nel cielo e neppure nell’etere onnipervadente. Dio è tutto ciò che è grande e meraviglioso; io non sono nulla non ho nulla, non posso fare nulla. Tuttavia tutto viene fuori da me – la sorgete è me; la radice l’origine sono io. Quando esplode la realtà in te, puoi chiamarla esperienza o Dio, oppure che è Dio che fa esperienza di te. Dio ti conosce quando tu conosci te stesso.
La realtà non è il risultato di un processo; è un’esplosione. E’ definitivamente oltre la mente, ma tutto ciò che puoi fare consiste nel conoscere bene la mente. Non che la mente ti possa aiutare, ma conoscendo la mente puoi evitare che essa t’inganni. Devi essere molto allerta, oppure la mente t’ingannerà. E’ come tener d’occhio un ladro – non che tu ti aspetti qualcosa dal ladro, ma non vuoi essere derubato. Allo stesso modo poni molta attenzione alla mente senza aspettarti nulla da essa.
Oppure prendi un altro esempio: noi dormiamo e ci svegliamo. Dopo un giorno di lavoro viene il sonno. Ora sono io che vado al sonno oppure l’inconsapevolezza – caratteristica dello stato del sonno – viene da me? In altre parole noi siamo svegli perché dormiamo. Non ci risvegliamo ad un vero stato di veglia. Nella veglia il mondo emerge a causa dell’ignoranza e coinvolge in uno stato simile ad un sogno ad occhi aperti. Sia il sonno che la veglia sono ingannevoli. Stiamo solo sognando. Solo lo jnani (colui che ha la vera conoscenza) conosce il vero stato di veglia ed il vero sonno. Sogniamo di essere svegli e sogniamo di dormire. I tre stati sono solo varietà dello stato di sogno. Trattare ogni cosa come un sogno ci libera. Finché prendiamo per realtà i sogni siamo loro schiavi. Immaginando di essere nato così e così diventi uno schiavo del così e così. L’essenza della schiavitù consiste nell’immaginare se stessi come un processo, avere un passato ed un futuro, avere una storia. Infatti, non abbiamo storia, non siamo un processo, non abbiamo sviluppo e decadimento; vediamo tutto come un sogno e siamo altre ad esso.
Interrogante:
Può il Guru assicurare l’iniziazione (diksha)?
Maharaj:
Il Guru può dare qualunque iniziazione, ma l’iniziazione alla Realtà deve venire dall’interno.
Interrogante:
Chi l’iniziazione finale?
Maharaj:
E’ data dal Sé.
Interrogante:
Mi pare di girare in tondo. Dopo tutto io conosco solo un sé, il presente io empirico. Il se interiore o il Sé superiore è solo un idea concepita per spiegare ed incoraggiare. Noi si parla di avere un’esistenza indipendente, non è così?
Maharaj:
Il sé interiore ed esteriori sono immaginati. L’ossessione di essere un “Io” ha bisogno dell’altra ossessione di un se superiore per essere curati, come abbiamo bisogno di un’altra spina per toglierci una spina o di un veleno per neutralizzare un altro veleno. Ogni asserzione richiama una negazione, ma questo è solo il primo passo. Dobbiamo andare oltre ad entrambi.
Int.:
Posso comprendere che il Guru è necessario per richiamare la mia attenzione su me stesso ed all’urgente bisogno di far e qualcosa riguardo a me stesso. Posso anche riconoscere come egli non possa fare nulla di fronte a un certo profondo cambiamento in me. Ma poi lei porta la questione del Satguru, il Guru interiore senza principio, senza cambiamento, radice dell’essere, la promessa imminente, la certa realizzazione. E’ questo un concetto o la realtà?
Maharaj:
E’ la sola realtà. Tutto il resto è solo un’ombra proiettata dalla mente-corpo (deha buddhi) sulla facciata del tempo.
Certamente anche un’ombra è in relazione con la realtà, ma di per se stessa non è reale.
La tua perdita è il tuo guadagno. Quando l’ombra è riconosciuta come solo un’ombra, smetti di seguirla. Ti volti e ti accorgi che il sole è sempre stato là, alle tue spalle.
Int.:
Il Sé interiore da insegnamenti?
Maharaj:
Garantisce la convinzione che tu sei l’eterno, senza mutamenti, realtà-consapevolezza-amore, all’interno ed oltre tutte le apparenze.
Int.:
Una convinzione non è sufficiente deve essere una certezza.
Maharaj:
Esatto. Ma in questo caso la certezza prende la forma del coraggio. La paura scompare assolutamente. La sensazione di coraggio è così inequivocabilmente nuovo, e nello stesso senso vissuto come così proprio che non può essere negato. E’ come quando si ama il proprio bambino; chi potrebbe dubitare?
Nisargadatta Libera traduzione da POINTERS FROM NISARGADATTA MAHARAJ
Se vuoi l’integrazione, devi sapere chi vuoi integrare. Lo specchio rimanda l’immagine, ma l’immagine non modifica lo specchio. Tu non sei né lo specchio, né l’immagine nello specchio. Puoi lucidarlo per renderlo trasparente, e poi ti ci guardi dentro. L’immagine che ti rimanderà, non sei tu; tu sei l’osservatore dell’immagine. Capisci bene: qualunque cosa tu percepisca, non sei quello.
Poiché puoi vedere sia l’immagine che lo specchio, non sei nessuno dei due. Chi sei? Non pensare per formule. La risposta non è nelle parole. L’enunciazione più adatta è: ” io sono ciò che rende possibile la percezione”, la vita stessa, oltre lo sperimentatore e la sua esperienza. Ed ora, distanziati sia dallo specchio che dall’immagine, e resta solo, fermo.
Quanti sono i tuoi processi automatici? Digerisci, fai circolare il sangue e la linfa, muovi i muscoli, e poi percepisci, senti, pensi senza sapere come e perché. Analogamente, sei te stesso senza saperlo. Non c’è nulla di sbagliato in te in quanto te stesso, il quale è come deve essere. Lo specchio invece non è chiaro e verace, e perciò ti dà delle false immagini: non devi correggerti ma solo mettere a punto la tua idea di te stesso. Impara a distanziarti dall’immagine e dallo specchio; allenati a ripetere: “Non sono la mente, non sono le sue idee”. Se lo fai con pazienza e convinzione, arriverai a vederti direttamente come la fonte eterna e universale dell’essere-conoscenza-amore. Tu sei l’infinito, concentrato in un corpo. Per ora vedi solo il corpo. Se insisti, arriverai a vedere solo l’infinito.
Ogni esperienza è necessariamente transitoria. Ma ha un fondo immutabile. Nulla che si possa definire un evento, è destinato a durare. Però alcuni eventi purificano la mente e altri la intorbidano. Istanti di profonda intuizione, di amore illimitato purificano la mente; invece i desideri e le paure, le invidie e l’ira, le credenze cieche e l’arroganza intellettuale inquinano e intorpidiscono la psiche.
Senza l’autorealizzazione sarai consumato dai desideri e dalle paure che si rinnovano futilmente. I più ignorano che si può arrestare il dolore. Ma, una volta udita la buona novella, bisogna immediatamente porsi al di sopra di ogni conflitto. Ora sai che puoi essere libero, e che dipende da te. Hai due alternative: sarai per sempre torturato dalla fame e dalla sete, spinto dal desiderio a cercare, afferrare, trattenere, in un gioco di perdite e rimpianti, o ti inoltrerai nella ricerca appassionata dello stato d’immutabile perfezione, cui nulla si può aggiungere e nulla sottrarre. I desideri e le paure dileguano, non perché vi si sia rinunciato, ma perché hanno perso ogni senso.
Non devi “fare”. Sii e basta. Non c’è da scalare montagne o giacere in caverne. E neppure ti dico: “Sii te stesso”, giacché non ti conosci. Limitati a essere. Non sei né il mondo “esterno” dei percepibili, né quello “interno” dei pensabili, né il corpo né la mente. Non ci si accosta per gradi. Accade, ed è irreversibile. Ruoti in una nuova dimensione, dalla quale i vecchi abiti mentali appaiono vuote astrazioni. Come al sorgere del sole si vedono le cose come sono, così, nell’autorealizzazione, tutto si mostra com’è, lì mondo delle illusioni è lasciato alle spalle. Non è l’esperienza della realtà, bensì dell’armonia dell’universo