Provate a chiedere ad un romano cos’è l’hanami. Vi guarderà interdetto per un secondo, per poi sbottare dicendo: “Hana-che?”. Eppure, ogni anno migliaia di cittadini si riversano nel parco del laghetto dell’EUR per godere della fioritura dei ciliegi giapponesi “sakura”. Grandi e piccini li ammirano, li fotografano e si fanno fotografare con essi, passeggiano romanticamente, fanno un picnic o giocano a pallone lì accanto, tutto all’insegna del tempo libero a contatto con la natura. La stragrande maggioranza delle persone ignora, però, che i 1000 alberi che formano la Passeggiata del Giappone sono stati donati dalla città di Tokyo al comune di Roma, e men che meno sa cosa sia l’hanami. Ma, in fondo, ciò non ha molta importanza, poiché l’obbiettivo primo dell’hanami è raggiunto: contemplare la fioritura e celebrarla. Poi conta poco se si riesce ad avvistare qualche giapponese (di solito si riuniscono nel prato antistante Giolitti), qualche ragazza in kimono o qualche cosplayer impegnato negli scatti di un “book” ai piedi di un ciliegio.
Hanami: etimologia
Dicevamo che il romano medio non sa cosa sia l’hanami, ma voi lo sapete?
Hanami letteralmente vuol dire “osservazione/contemplazione dei fiori” (in cui “hana” significa fiore, “mi” vedere); è il “rito” tradizionale giapponese legato al piacere di osservare la fioritura degli alberi. Subito saltano alla mente le immense chiome in fiore dei ciliegi “sakura” (Prunus serrulata), ma non bisogna dimenticare i prugni “ume“, diffusi in tutto il Giappone.
Hanami oggi
Ma come festeggiano esattamente i giapponesi l’hanami?
Al giorno d’oggi i giapponesi partono per gite fuoriporta o restano in città nei parchi; in entrambi i casi organizzano “picnic-party”, più o meno spontanei, nei punti di maggior concentrazione di alberi in fiore. Ci si siede sui classici teli blu portati da casa, metodo fai da te, o nelle aree organizzate dei vari festival locali. Si festeggia durante il giorno, ma i festeggiamenti continuano anche di notte. Con il buio l’hanami cambia nome in yozakura ovvero “La notte del ciliegio“; per la festa vengono adibiti banchetti e bancarelle, si mangia, si canta, e soprattutto si beve; scorrono fiumi di sakè, in compagnia. L’oscurità viene rischiarata dalle tradizionali chōchin, colorate lanterne di carta.
Ogni anno moltitudini di persone riempiono i parchi sotto gli alberi in fiore, festeggiando fino a tarda notte. Ciò nonostante vi è ancora chi, non avendo perso del tutto il contatto con il significato iniziale dell’hanami, non si dà ai bagordi, ma alla cura dell’anima, passeggiando con lo scopo di rilassarsi, contemplando i ciliegi e purificando il proprio spirito.
A livello nazionale sono quattro le località più rinomate:
Il parco Maruyama a Kyoto è celebre per lo shidarezakura, ovvero il ciliegio piangente. Si tratta di una varietà di ciliegio unica al mondo, la cui fioritura dà vita ad uno spettacolo naturale da ammirare, valorizzato dagli armonici giardini giapponesi, in cui è inserito.
Il Parco di Ueno a Tokyo, è forse il più bel luogo in cui festeggiare l’hanami, di tutta la metropoli. Oltre ad ospitare lo zoo e il laghetto Shinobazu-ike, il parco ha al suo interno alcuni templi risalenti al XVII secolo, fatti erigere dal primo shogun Tokugawa.
Il Castello di Himeji (prefettura di Hyōgo) è il più imponente castello nipponico, da sempre visto nell’immaginario collettivo come il castello simbolo del Giappone. Ai suoi piedi si estende un bosco di ciliegi, disposto a formare un labirinto. Perdersi in questo dedalo non farà rimpiangere il filo di Arianna.
Il Castello di Hirosaki (prefettura di Aomori, nel nord) è famoso per il festival della fioritura dei ciliegi Hirosaki Sakura Matsuri: nel parco vi sono, infatti, ben 2,600 ciliegi.
A Tokyo oltre al parco di Ueno, i parchi più gettonati sono: lo Shinjuku Gyoen, il parco di Sumida, Chidorigafuchi, il giardino botanico di Koishikawa, il cimitero di Aoyama e il parco di Inokashira. Sono talmente affollati che molti vanno ad occupare il posto la sera prima, disposti a dormire all’aperto, pur di conquistare il posto migliore per amici e parenti che li raggiungeranno la mattina seguente, per poi festeggiare fino a notte fonda.
Oltre alla fioritura ritengo che sia molto suggestiva la “sfioritura”: basta una folata di vento ed i fiori si trasformano in una fiabesca pioggia rosa, che provoca una sensazione unica in coloro che vengono investiti da questa romantica precipitazione. I petali cadono a terra, formano un magico tappeto ed abbelliscono tutto ciò su cui si posano.
Lo sakurazensen: le previsioni della fioritura
Quindi, ricapitolando: hanami, yozakura, o in alternativa “ohanami” (“osservare la fioritura dei fiori”), sono tutti termini che indicano una festa molto importante per i giapponesi, tanto che la data precisa della fioritura dei ciliegi è calcolata scrupolosamente.
Ogni anno l’Agenzia Meteorologica Giapponese studia il clima e la nascita dei primi boccioli (kaika) così da prevedere (sakurazensen) la data esatta della fioritura nelle varie regioni. Il periodo di massima fioritura è denominato mankai e la sua durata varia a seconda della pioggia e del vento: solitamente si tratta di non più di due settimane. L’Agenzia Meteorologica Giapponese ha una grandissima responsabilità, dato che dai suoi calcoli dipende un’importante fetta del bilancio del settore turistico locale, poiché i tour operator lavorano molto di più nel periodo, mentre gli enti locali organizzano festival. Non c’è perdono per gli errori, si tratta di una questione seria, quasi sacra. L’inizio dell’hanami è stimato dalla fine di marzo all’inizio di maggio. I primi ciliegi fioriscono nelle isole subtropicali di Okinawa, mentre chiudono la fase quelli delle isole dell‘Hokkaido, nel nord. In più di metà Giappone il periodo coincide con l’inizio dell’anno scolastico e dell’anno fiscale, che in Giappone, diversamente dall’Italia, iniziano proprio in primavera.
Storia ed origini
Non è possibile indicare una data precisa che segni la nascita dell’hanami, le sue origini si perdono tra la leggenda e la storia.
Si stima che ebbe inizio durante il Periodo Nara (710-784) grazie all’influenza della dinastia Cinese Tang. Venne importato lo studio della natura, che consisteva fondamentalmente nell’osservazione delle sue trasformazioni, in special modo il cambio delle stagioni. Nello stesso periodo nacque anche il Momijigari (da momiji “foglie rosse” e a kari “caccia”), la tradizione di visitare i luoghi che si colorano delle suggestive tinte autunnali.
All’inizio venivano apprezzati i fiori di prugno (ume), e solo in seguito durante il Periodo Heian (794-1185) l’attenzione si spostò sui fiori di ciliegio. A corroborare questa teoria abbiamo il racconto-leggenda Genji Monogatari di Murasaki Shekibu, scritto proprio nel periodo Heian, in cui il termine hanami fu usato la prima volta.
Si iniziò a diffondere la credenza che gli dei vivessero all’interno di piante e di fiori. Si credeva che nel ciliegio abitasse una divinità che, attraverso la fioritura, indicava il periodo più propizio per la semina del riso. Seguire questi segni avrebbe comportato ottenere un buon raccolto, quindi per garantirsi la benevolenza della divinità, si lasciavano offerte votive ai piedi dell’albero.
Inoltre secondo una leggenda, nel VII secolo un sacerdote chiamato En-noOzuno, piantò i primi alberi di ciliegio giapponesi a Yoshino e lanciò, in protezione, una maledizione contro chiunque avesse osato abbatterli. Al giorno d’oggi sulle colline di Yoshino, Yoshinoyama si stima che vi siano oltre 30,000 sakura.
L’imperatore Saga (786 – 842, è stato il 52° imperatore del Giappone, regnò dal 809 all’823) colse lo spunto da credenze popolari, miti e leggende, e cominciò ad organizzare presso la sua corte, a Kyoto, delle feste all’aperto in cui si ammirava la fioritura. Si beveva il sakè e si declamavano versi dedicati ai fiori di ciliegio, così belli ma effimeri, al pari della vita umana. I sakura oltre a diventare una metafora della vita, divennero l’icona della cultura giapponese, ed inoltre il fiore cominciò a rappresentare donne di rara bellezza e dal grande fascino.
Quindi l’hanami era una pratica sofisticata nata come prerogativa della corte imperiale, ma pian piano cominciò a diffondersi presso le famiglie di samurai, finché nel Periodo Edo (1603-1868) lo shogun Tokugawa Yoshimune (1684-1751, pronipote di Tokugawa Ieyasu, fece piantare ciliegi in molte aree del paese, per incoraggiare la diffusione del rito anche tra i ceti più popolari. Così la gente comune iniziò a recarsi nei i parchi e presso templi, con i bento, prendendo l’abitudine di mangiare e festeggiare sotto i fiori appena sbocciati, con po’ di musica tradizionale e balli. Come si può ben immaginare questa consuetudine annuale venne considerata sempre più come una festa, portando a dimenticare la vera ragione dell’hanami: la contemplazione dei fiori.
Cibo: hanami-dango
Un dolce tipico servito durante l’hanami è l’hanami-dango. I dango sono delle polpette di riso accompagnate dal tè verde, che si mangiano durante tutto l’anno, ma per la festa per l’hanami se ne prepara un tipo particolare, costituito da tre polpette di colori primaverili: rosa, bianco e verde.
Vi è un famoso proverbio legato all’hanami ed ai dango, hana yori dango ovvero “polpette piuttosto che fiori”: è usato con tono dispregiativo per criticare la massa che preferisce mangiare i dango, bere e divertirsi, piuttosto che ammirare i fiori.
L’hanami e la morte, ed altre credenze popolari
È molto famosa la frase “i cadaveri sono sepolti sotto i ciliegi! Puoi crederci”, tratta dal racconto “Sotto i ciliegi” di Motojirō Kajii del 1925. Nell’immaginario giapponese i ciliegi spesso rimandano al concetto di “morte”. Ma il collegamento tra ciliegi e cimitero, non è chiaro. Infatti anche nel racconto di Sakaguchi Ando, Sakura no Mori no Mankai no Shita (Nella foresta, sotto il ciliegio in piena fioritura), vi è questo parallelismo. Yanagita Kunio studioso del folclore giapponese (1875-1962) scrisse che certi luoghi antichi, che portavano il nome “sakura”, erano “luoghi dei morti”. Inoltre Saigyo, bonzo poeta, amava i ciliegi a tal punto da voler morire sotto uno di essi: “Se è possibile, vorrei morire nella stagione di ciliegi, sotto l’albero e la luna piena”. Il motivo per il quale si voglia scegliere il ciliegio come propria tomba è oscuro, forse influisce il fatto che ad ogni primavera qualcuno verrà ad adorare i fiori, e di conseguenza il luogo di sepoltura non sarà mai abbandonato. Ma è solo un’ipotesi. Comunque la si veda, è una morte romantica.
Infine, è una credenza popolare che bere una bevanda in cui sia caduto un petalo sia di buon auspicio.
Pubblicato 28 April 2010 – 22:25 DDL Fantasy