L’uomo è capace anche di questo: sfruttare, maltrattare, privare della libertà e ridurre alla schiavitù povere scimmie per la raccolta delle noci di cocco.
Il cocco stesso e i prodotti a base di noce di cocco stanno acquisendo sempre più popolarità in Occidente, specie nel campo della cosmetica oltre che in quello alimentare. Noi siamo abituati a guardare il prodotto in sé, non sappiamo cosa c’è oltre, non immaginiamo come si è arrivati a quel prodotto dalla materia prima al prodotto finito.
Molti prodotti nascondono delle inquietanti verità e tra questi ci sono quelli a base di cocco.
Facciamo riferimento ai macachi nemestrini, detti anche macachi dalla coda di maiale, che vengono addestrati e utilizzati dai piccoli produttori del Sud-Est Asiatico per raccogliere, con una catena al collo, noci di cocco. La raccolta viene praticata in Thailandia, Malesia, Sri Lanka e Indonesia.
Li strappano alle loro madri già piccolissimi e gli fanno raccogliere, in base al sesso, all’ età e alla forza fisica, dalle 300 alle 1000 noci di cocco al giorno.
Queste scimmie vengono addestrate in delle apposite scuole le quali fanno sembrare l’addestramento un gioco per questi animali, i quali sono molto propensi nel farlo, contemporaneamente imparano ad eseguire ripetutamente lo stesso movimento, ossia raccogliere la noce di cocco e riporla nel recipiente più vicino, il tutto con una corda al collo, proprio come degli schiavi dell’antichità.
Prima, durante e dopo l’addestramento, i macachi sono tenuti in gabbia, vengono quindi utilizzati solo ed esclusivamente per addestrarsi e lavorare.
<<Le scimmie sono forti, amano arrampicarsi, non soffrono di vertigini, non si lamentano, non protestano per salari più alti e non vengono corrotte. Non hanno bisogno di sindacati o di assicurazioni contro gli incidenti. Le scimmie possono essere considerati come “macchine viventi”, cosa inestimabile per i coltivatori di noci di cocco>>. Ha scritto una scuola di addestramento come slogan per vendere le scimmie sul proprio sito.
Ciò produce manodopera a costo zero, niente lamentele, niente sussidio per malattia, e morto un macaco ne arriva subito un altro. Durante il lavoro non possono mangiare, quindi non è raro vedere queste scimmie cadere a terra per la stanchezza o la fame. Le morti infatti sono abbastanza frequenti in quanto si fanno lavorare questi macachi fino allo sfinimento.
L’industria delle noci di cocco ha un valore di oltre 2 miliardi di dollari e un risparmio per i produttori non indifferente grazie allo sfruttamento di queste povere scimmie. Tutto ciò si traduce in un buon guadagno netto. Di fronte a queste cifre il benessere di questi animali non vale quasi nulla per molti produttori. Più il loro mercato cresce più macachi vengono sfruttati, ma ognuno di noi può fare qualcosa per porre fine, o perlomeno limitare questa ingiustizia: scegliere prodotti a base di cocco in cui è specificata chiaramente la provenienza, e che non provengano dai paesi sopra citati.