Atena? Artemide? Afrodite?
Le dee sono l’archetipo dell’immagine femminile umana, così come dall’universo maschile sono state rappresentate. La distribuzione delle caratteristiche desiderabili fra un certo numero di simboli femminili piuttosto che la loro concentrazione in un unico essere è appropriata ad una società patriarcale.
Ma vediamo come una tesi del genere possa essere riscontrabile anche nei meccanismi socio-culturali del nostro tempo e come oggi ogni donna per una scelta quasi irrevocabile sia di volta in volta Artemide, Era, Afrodite, Atena, Estìa.
Queste erano le cinque dee principali dell’Olimpo sin da quando Zeus introdusse l’ordine morale e la cultura.
Atena presiedeva alla Sapienza: protettrice di guerrieri, talvolta si presentava in sembianze maschili per facilitare il contatto con i suoi protetti. Atena era vergine e nata da Zeus: è l’archetipo della donna mascolina che trova il successo nel campo maschile, negando la propria femminilità.
Al contrario della comunicativa Atena, Artemide era una cacciatrice che lanciava frecce da lontano. Era anch’essa vergine, assoluta padrona di se stessa : rappresenta ciò che d’indomito e ritroso alberga nell’animo femminile.
Estìa, sorella di Zeus, è l’archetipo invece dell’anziana signorina che preferisce la quiete del focolare ai banchetti degli dei olimpici. Comunemente era raffigurata non antropomorficamente ma con una fiamma ardente.
Afrodite rappresenta la bellezza fisica, l’amore sessuale e la fertilità. La sua origine dagli organi sessuali recisi dal dio celeste Urano e dal mare, che suggerisce l’idea del liquido amniotico, sottolinea la natura di Afrodite come emblema della fertilità.
Concludiamo con Era, la sposa di Zeus.
Moglie e regina potente era costretta a soffrire per l’infedeltà del marito, lei sempre fedele.
Una civiltà incapace di comprendere ed affrontare una molteplicità di poteri riuniti in un’unica essenza femminile, ha rappresentato, dunque, la donna in ruoli alternativi.
E’ da pensare che forse un essere divino femminile e completo avrebbe provocato conflitti nell’immaginario collettivo del mondo antico.
Ma purtroppo una tale concezione del “femminile” è presente, larvata mente, ancora oggi. Il fatto che le donne moderne siano frustrate dalla necessità di scegliere fra essere Atena / una donna intelligente ma asessuata) o essere Afrodite (un frivolo oggetto sessuale) oppure essere moglie e madre rispettabile come Era, dimostra che le dee greche continuano a costituire l’archetipo dell’esistenza femminile.
Se le caratteristiche delle dee maggiori fossero state sommate ne sarebbe emerso un essere completo con illimitate capacità potenziali di sviluppo, l’equivalente femminile di Zeus.
Le donne oggi si accorgono di soggiacere sempre più ad un giogo che impone alcuni ruoli con l’esclusione di altri.
E’ vero che per comunicare un nuovo messaggio, qualunque esso sia, occorre che il mittente s’impossessi del linguaggio del destinatario (nel nostro caso è la donna che parla il linguaggio maschile ) ma questo può essere un espediente utile solo in una fase iniziale della comunicazione; bisogna evitare pertanto, in un secondo momento, di inglobare il proprio nel linguaggio degli altri.
Lisistrata, la protagonista di una delle più famose commedie di Aristofane presentata nel 411 a.c., diceva di condurre la propria lotta contro l’uomo affermando di essere particolarmente accorta per aver imparato tanto dai discorsi degli uomini e degli anziani. E Aristofane, l’autore, sembra osservarla senza darle troppa importanza: in fondo Lisistrata ha accettato di entrare a far parte del sistema maschile, rinnegando la sua funzione di donna.
Perché dunque scegliere tra Atena e Afrodite?
Il problema per la donna d’oggi non dovrebbe più porsi. Il mito, la storia della cultura, gli stessi avvenimenti della cronaca contemporanea parlano chiaro. La ricerca odierna, da parte dell’universo donna, di una nuova dimensione personale completa e piena, ci indica una direzione che ha l’ambizione di scavalcare i secoli, che ci riconduce al mondo mitico dell’antica religione della Terra, quando la Dea Madre, avendo in sé i principi di vita e di morte, dominava l’universo.
Così è alla Terra e alla Madre che dobbiamo ritornare per ri unificare ciò che nel nostro essere è stato separato.
E adesso, dopo decenni di furia iconoclasta, la donna ha il diritto-dovere di ricomporre dentro di sé quell’unità, quella completezza che è segno di una riconquistata posizione di potere.