L’inulina è un oligosaccaride non digeribile appartenente alla categoria dei fruttani, molecole caratterizzate dalla presenza di più unità monomeriche di fruttosio, contraddistinta dalla presenza di particolari legami lineari non idrolizzabili dagli enzimi salivari e intestinali umani.
Il termine inulina tuttavia è impropriamente utilizzato per indicare una serie di molecole, note come fruttani inulino-simili, accumunate dalla presenza di più unità monomeriche a base di fruttosio e classificate in base alla loro complessità strutturale in oligofruttani a corta o lunga catena.
Sono infatti i suddetti oligosaccaridi, ottenuti attraverso differenti processi di idrolisi controllata delle radici di cicoria, a costituire la maggior parte di integratori prebiotici presenti sul mercato e venduti comunemente con il nome di inulin.
Assunti oralmente, raggiungono il tratto gastro-intestinale dove mantengono la propria struttura, venendo infine fermentati dalla microflora batterica in gas quali idrogeno e anidride carbonica, lattato e acidi grassi a corta catena come acetato, propionato e butirrato.
Questo complesso destino metabolico permette all’inulina di acidificare l’ambiente intestinale, aumentando la biomassa batterica e modificando la composizione della microflora, promuovendo sensibilmente la crescita dei Bifidobatteri.
INULINA COME PREBIOTICO
I prebiotici sono una vasta categoria di fibre alimentari strutturalmente differenti ma accumunate dalla capacità di indurre la crescita di microrganismi intestinali, attraverso una modificazione del microambiente, utile a selezionare le specie batteriche endogene come i Bifidobatteri.
L’inulina e i vari composti associati rispondono a pieno a queste caratteristiche raggiungendo inalterati l’ambiente intestinale e venendo successivamente fermentati in lattato ed acidi grassi a corta catena utili a sostenere la crescita di Bifidobatteri e Lattobacilli, inibendo al contempo quella di specie potenzialmente dannose come il Clostridium.
Questa attività, particolarmente utile in corso di terapia antibiotica orale, sindrome da colon irritabile, disbiosi intestinale e patologie associate, sembra essere dose-dipendente tanto da presentare un effetto iniziale a 2,5 grammi giornalieri e uno massimo intorno ai 10 grammi giornalieri.
INULINA ED ALTRE APPLICAZIONI
Nonostante l’inulina sia nota per le sue proprietà prebiotiche e riequilibranti la microflora intestinale, la letteratura scientifica propone numerosi studi, seppur nella maggior parte dei casi ancora in fase sperimentale, nei quali si testano potenzialità alternative di questo oligosaccaride.
Più precisamente l’inulina si è rivelata utile anche nel:
Ridurre la stitichezza: azione mediata sia dalle proprietà igroscopiche dell’inulina, utili ad aumentare sensibilmente la massa fecale, sia dalle capacità riequilibranti la microflora intestinale;
Migliorare il profilo lipidemico, riducendo le concentrazioni di colesterolo LDL, modulando il trasporto intestinale di grassi e colesterolo, preservando così la salute cardiovascolare del paziente;
Migliorare il metabolismo glucidico, riducendo il carico glicemico del pasto e permettendo un assorbimento graduale dei carboidrati in grado di minimizzare picchi insulinemici e le relative ipoglicemie reattive;
Migliorare l’assorbimento intestinale di oligoelementi e nutrienti vari;
Ridurre l’insorgenza di carcinomi colon-rettali, inducendo l’apoptosi di cellule trasformate e regolarizzando il ciclo cellulare delle cellule in attiva replicazione;
Controllare lo sviluppo e la progressione di patologie infiammatorie intestinali, migliorando l’integrità della barriera intestinale e modulando la produzione di citochine a carattere infiammatorio.
INULINA: MODALITÀ D’USO
Nonostante una dieta equilibrata sia in grado di fornire all’incirca 3-5 grammi di inulina al giorno, salvaguardando così la salute intestinale, l’attività prebiotica sembra espletarsi ottimamente tra i 4 e gli 8 grammi giornalieri, rendendo quindi necessaria l’integrazione.
La combinazione con probiotici potrebbe migliorare sensibilmente l’effetto prebiotico dell’inulina, garantendo risultati maggiori in intervalli di tempo limitati.
Dosaggi decisamente superiori possono essere utilizzati, sotto indicazione medica, nel trattamento di patologie infiammatorie intestinali o in corso di terapie antibiotiche particolarmente aggressive.
L’assunzione di inulina secondo schemi settimanali ciclici con dosaggi via via crescenti, potrebbe ridurre la comparsa di effetti collaterali intestinali.
EFFETTI COLLATERALI
Nonostante l’inulina risulti un composto praticamente innocuo per la salute umana, l’ingestione di grandi quantità di questa fibra, in virtù delle sue proprietà osmotiche e lassative, potrebbe determinare la comparsa di crampi addominali e diarree acquose.
La produzione di gas che segue il processo di fermentazione dell’inulina, potrebbe invece causare dolori intestinali crampiformi e meteorismo.
Studi di farmacocinetica hanno dimostrato come l’inulina, anche se assunta oralmente, potrebbe filtrare la barriera ematoplacentare e raggiungere in piccolissime concentrazioni il liquido amniotico; alla luce di questi dati è opportuno consultare il proprio medico prima di intraprendere l’assunzione di questo prodotto durante la gravidanza o nel successivo periodo di allattamento.
Articolo a cura del Dr. Davide Racaniello
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