Un’importante figura della tradizione religiosa celtica è quella del dio cornuto Cernunnos, la cui fisionomia si può riconoscere nelle incisioni e nei dipinti mesolitici e neolitici ritrovati sulle pareti di numerose grotte, spesso associati ai rituali di caccia. Il personaggio di Cernunnos è connesso al culto magico che celebra e agisce con le forze della Natura e la sua unione con il mondo degli animali è più che evidente nelle raffigurazioni giunte fino a noi. Sul calderone di Gundestrup è rappresentato nella posizione a gambe incrociate, circondato da un grande cervo, due tori, due lupi e da un bambino che cavalca un delfino. Sulla testa spiccano due corna di cervo e porta al collo un torq, ne stringe un altro nella mano destra e nella sinistra afferra un serpente con la testa d’ariete. Egli è il Signore degli animali selvaggi, terrestri e acquatici ed è espressione di forza, potenza, abbondanza e perennità nella trasformazione, simboleggiata dalle corna che cadono e ricrescono più possenti delle precedenti. Cernunnos è sempre stato rappresentato seduto a gambe incrociate (forse in uno stato di concentrazione- meditazione) e con corna di cervo che ne sormontano il capo (a volte anche con orecchie di cervo, come nel monumento di Reims, Francia), probabilmente indicanti un irraggiamento solare, un’illuminazione, che nella tradizione cristiana ritroviamo nelle aureole dei santi. Cernunnos unisce in sé la forza della Terra e quella del Cielo e che richiamano la figura di Taranis, il dio che in particolari momenti dell’anno assumeva sembianze animali per unirsi alla Madre Terra e generare la Vita sul pianeta. È interessante notare che durante l’alto medioevo si svolgevano feste, censurate in seguito dalla Chiesa, durante le quali i partecipanti si travestivano da cervidi e che celebravano il ritorno di Esus-Taranis sulla Terra. Al dio Cernunnos vengono spesso associati anche due serpenti tendenti verso un sacco o una coppa da cui sgorga una sorgente a cui si abbeverano un cervo e un toro. La presenza di serpenti connette Cernunnos al fuoco presente all’interno della terra (e quindi al fuoco interiore) e per i Celti il serpente con la testa d’ariete era un simbolo di potere. Si potrebbero a questo punto fare diverse congetture circa un suo aspetto iniziatico. Cernunnos è il Signore degli animali che a livello simbolico rappresentano le forze del desiderio racchiuse nell’inconscio umano e che l’aspirante all’iniziazione, colui che vuole padroneggiare la sua natura inferiore e spostare la propria coscienza in quella superiore e divina (entrando quindi “in contatto con gli dèi”), deve saper dominare. La sua raffigurazione con le corna indica la sua connessione con i mondi spirituali superiori e il fatto di tenere nella mano sinistra un serpente fa supporre che sia in grado di controllare la forza tellurica che scaturisce dalla Terra, il “fuoco interiore”. Similmente la sua mano destra stringe un torq, oggetto che è connesso con il Cielo e le forze celesti. In quelle rappresentazioni in cui un toro (simbolo della forza sessuale o vitale di base) e un cervo (simbolo della forza dei sentimenti) vengono a nutrirsi da un sacco, è chiaro che Cernunnos è il simbolo della parte divina dell’uomo in grado di padroneggiare le forze sia terrene che celesti e portarle in manifestazione sulla Terra. Ritroviamo quindi uniti nella figura di Cernunnos i simboli dei Tre Mondi (Inferiore-Sotterraneo/Medio o Umano/Superiore o Celeste-Divino) che ogni iniziato di qualsiasi tradizione deve attraversare, conoscere e padroneggiare.