Uno degli intervistatori di Gandhi, sentendo che al Mahatma, sia agendo nelle opere buone e sia pregando, si avveravano dei desideri che non avrebbe potuto realizzare con le sue sole proprie forze disse: “Ma lei si meritava tutto ciò per suo Karma. Dio è giustizia non misericordia. Lei è un uomo buono e le succedono cose buone”. Gandhi gli rispose:
“Non abbia paura. Non sono buono abbastanza perché mi accadano cose del genere. Se dovessi basarmi sulla concezione filosofica del Karma, resterei spesso deluso. Il mio Karma non mi verrebbe in aiuto. Benché creda nella legge inesorabile del Karma, mi sforzo di fare un’infinità di cose: non c’è momento della mia vita in cui non mi protenda in qualche strenuo sforzo, nel tentativo di rafforzare sempre più il Karma, per liberarmi del passato e arricchire il presente. E’ pertanto sbagliato dire che il bene che mi accade al presente dipende dalla bontà del mio passato. Tale passato si esaurirebbe ben presto, e devo costruirmi il futuro con la preghiera. Le dico che il Karma, da solo, non ha valore. “Accendi questo fiammifero”, mi dico, e tuttavia non vi riuscirei senza una qualche cooperazione dall’esterno. Mi si paralizzerebbe la mano prima ancora di sfregare il fiammifero oppure avrei soltanto un fiammifero e il vento me lo spegnerebbe. Si tratta di un caso, di Dio o di una Forza Superiore? Bè, preferisco servirmi del linguaggio dei miei antenati o dei bambini. Non sono migliore di un bambino. Anche se cerchiamo di disquisire dottamente di libri, quando arriviamo al sodo, quando ci troviamo di fronte a una calamità, ci comportiamo come bambini e cominciamo a piangere e a pregare e il nostro credo intellettuale non ci è di alcun conforto!”
GANDHI