L’8 settembre 1943 fu per tutti una data importante. Ognuno, dal suo punto di vista, si trovò di fronte ad un bivio. Ovviamente anche coloro che erano stati fascisti, obbligati dalla situazione, dovettero prendere una decisione che avrebbe drasticamente determinato il loro avvenire. Come sappiamo, coloro che aderirono furono una minoranza (e ciò, come vedremo, si verificò anche nel Biellese), ma sufficiente per poter far nascere il nuovo stato fascista.
L’arrivo dei tedeschi
A differenza di altre zone del Nord Italia che furono immediatamente occupate, “tra l’annunzio dell’armistizio e il 21 settembre Biella e il Biellese furono quasi del tutto liberi non solo dagli occupanti tedeschi, ma da qualsiasi controllo di autorità militari”.
I tedeschi giunsero nel Vercellese con la divisione “Leibstandarte-Ss-Adolf-Hitler” (nota per i tremendi eccidi di Boves, Meina e per la deportazione degli ebrei di Borgo San Dalmazzo) il 10 settembre. Provenivano da Reggio Emilia e nei pressi di Voghera si divisero in due gruppi: una minoranza delle forze militari si diresse a sud del Po, mentre il grosso del gruppo verso Vercelli, da dove continuò in direzione di Torino. Prima di arrivare a Biella i tedeschi iniziarono a presidiare i punti più importanti del capoluogo di provincia, che entro l’11 settembre fu completamente sotto il loro controllo e che il 14 venne inserito tra le città “disarmate”.
Il primo provvedimento della divisione tedesca fu di istituire anche a Vercelli centri di raccolta per prigionieri, composti nella maggior parte dei casi da ex militari del dissolto esercito regio. Ci vollero altri dieci giorni per occupare l’intera provincia. Da una preziosa ricostruzione degli eventi che si svolsero in quei giorni, sappiamo che il 14 settembre arrivò a Biella una delegazione dell’unità corazzata tedesca di stanza a Ghemme, con a capo il maggiore Moser. L’impressione tra i cittadini fu forte; temevano che la città sarebbe stata presidiata. L’intenzione del comandante tedesco fu quella di riunire alla caserma dei carabinieri il commissario prefettizio comm. Maggia, il segretario comunale avv. Pignaris, il commissario di Ps Marrocco e il capitano dei carabinieri Francesco Crimi. “Fu un colloquio breve, stringato, privo di preamboli quello che l’ufficiale tedesco ebbe con le nostre autorità. ‘Noi non intendiamo interferire nella vita civile della regione, a patto però che voi sappiate mantenere l’ordine e la tranquillità’. ‘Ciò significa’ - disse il commissario prefettizio Maggia - ‘che Biella non sarà occupata dai tedeschi?’. Il maggiore Moser evase la risposta. ‘L’organizzazione alimentare viene affidata all’autorità civile come prima. Quanto agli ammassi, niente deve essere innovato. Il Comando germanico prende in consegna soltanto i magazzini militari al fine di garantirne l’integrità’. ‘E per quanto riguarda l’ordine pubblico?’ - disse il capitano dei carabinieri. Moser lo fissò: ‘La tutela dell’ordine pubblico è affidata personalmente al comandante della compagnia dei carabinieri di Biella. Da questo momento lei assume la veste di comandante del presidio militare’. Alla fine il maggiore Moser assicurò che una diretta occupazione di Biella da parte dei tedeschi non sarebbe avvenuta se tutto si fosse mantenuto nella tranquillità”...