estratto
dal libro MONGRANDO, TERRA DI TELERIE
Storia e storie di donne, di uomini e di fabbriche
di Angela Capellaro Siletti

... La mattina, quando mancava un quarto d'ora alle otto, un piccolo esercito
composto di donne e di ragazze attraversava di buon passo le vie di Ceresane.
Erano le operaie delle telerie Siletti e Graziano: ai piedi portavano
degli zoccoletti di legno che facevano un gran rumore, e, passando, davano
la sveglia ai dormiglioni e ai bambini che dovevano prepararsi per la
scuola; i più mattinieri già che c'erano regolavano gli orologi di casa
la suono della prima sirena di Gabello, fin dalle sei meno venti, e di
lì a poco altre operaie raggiungevano le telerie Pistono e Guabello Rolandino:
alcune, dai paesi vicini, si erano messe in cammino al buio, con in tasca
qualche mela per far colazione; quelle del turno pomeridiano, invece,
sarebbero tornate a casa soltanto a notte fonda, con le dita indolenzite
dalla stanchezza e dal freddo, e in tasca qualche mela messa da parte
per la cena. Così andavano le cose a Mongrando mezzo secolo fa, o giù
di lì, quando nelle telerie non erano ancora arrivati i telai automatici,
e nelle case si usavano ancora telai a mano costruiti in paese. Questo
libro è nato per ricordare quei tempi, che oggi sembrano tanto lontani,
e invece per i vecchi operai non lo sono affatto: ti ricordi, Annita,
di quando scendevi dal Borgo con le tue amiche per entrare in fabbrica?
E tu, Adelchi: il primo giorno in tessitura una navetta ti ha centrato
in pieno, e sei scappato via di corsa, ti ricordi? Vanda, quante lenzuola
hai orlato nella tua vita? E chi lo sa… sono state troppe! La storia delle
telerie di Mongrando, che continua tuttora, incomincia secoli fa, con
la coltivazione e la lavorazione della canapa, l'unica pianta tessile
largamente diffusa nel Biellese fin nell'antichità, resasi ben presto
indispensabile per integrare gli stentati redditi agricoli locali.

LA CANAPA
... largamente coltivata fin dall'antichità per la sua fibra tessile piuttosto
grossolana, ma facile da lavorare e resistentissima. La canapa, con ogni
probabilità, è originaria dell'Asia centro-meridionale: in Cina era già
coltivata tre secoli prima dell'era cristiana, e in seguito si diffuse
senza difficoltà in regioni a clima temperato e umido, come l'India, l'Arabia,
la Persia, e quindi l'Europa. In virtù dell'eccezionale resistenza delle
sue fibre, di gran lunga superiore a quella del cotone e della lana, venne
usata per produrre le vele delle navi, gomene e cordami di ogni tipo,
reti da pesca, ma anche stuoie, tendaggi, biancheria per la casa, abiti
da lavoro e uniformi per soldati. Gli usi della canapa, del resto, erano
e sono molteplici: nel Medioevo servì a produrre le prime mappe geografiche
e, ancora all'inizio del Novecento, la quasi totalità della carta era
ricavata dalla sua liberazione - la canapa è composta al 70% da cellulosa
- mentre i suoi semi fornivano un ottimo olio combustibile e, in campo
farmaceutico, era usata per combattere le affezioni asmatiche, e perfino
in sostituzione del tabacco...
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BIANCHERIA
DA TAVOLA
I servizi da tavola erano la vera specialità delle telerie di Mongrando,
nate, non a caso, come mantilerie, cioè come manifatture di tovaglie e
tovaglioli. … Alla fine dell'Ottocento, le tovaglie erano vendute sia
in pezza che già confezionate, con annesse "salviette": le più eleganti
e costose erano in tela di lino fine e finissimo, o in rista di canapa,
"imbianchite", cioè candeggiate "al naturale sul prato, senz'alcun acido",
in modo che il filato conservasse la massima robustezza... In seguito,
a mano a mano che i telai jacquard prendevano piede, divennero di moda
i servizi a disegno "dama", o "dametta", cioè a effetto scacchiera, e
quindi quelli a piccoli motivi floreali e geometrici, a "quattrifoglio",
"pisello", "pivellino", "occhio di pernice", "grana di riso", o perfino
in stile "medioevale": all'occorrenza, su presentazione di un campione
tessuto, le telerie, più importanti erano del resto in grado di riprodurre
qualsiasi motivo, o di crearne di nuovi su indicazione dei clienti. Ogni
teleria, naturalmente, aveva i suoi cavalli di battaglia. Alla fine dell'Ottocento,
Emilio Siletti aveva introdotto a Mongrando i motivi a rosoni e margherite,
le "ghirlande stellate" e le "felci con ecusson" (l'ecusson, conviene
precisarlo, era uno spazio atto a ospitare monogrammi, stemmi o altri
motivi ricamati a mano, o tessuti a jacquard), lo stile Bizantino e l'Intreccio
satino. Nei primi decenni del Novecento sarebbero comparsi i tovagliati
Firenze e Primavera, dai disegni piuttosto semplici, ma di larghissimo
smercio, e i ben più raffinati servizi Ninfea, Impero, Egizio e, soprattutto,
Bouquet, quest'ultimo destinato ad un successo senza precedenti, tanto
da rimanere in produzione fino al secondo dopoguerra, con piena soddisfazione
di negozianti, ristoratori e famiglie di ogni località d'Italia.

FAZZOLETTI
La produzione di fazzoletti era, si può dire, il primo gradino per chi
intendeva impiantare una teleria, sia pure di modeste dimensioni: i fazzoletti,
già confezionati oppure ancora da tagliare e orlare, erano una necessità,
e si vendevano ovunque e a chiunque; bastava procurarsi, anche di seconda
mano, un telaio da mezzo metro o poco più, adatto anche agli spazi ridottissimi
di un laboratorio montato in camera da letto o in un angolo della cucina.
Molte delle telerie casalinghe di Mongrando, ancora negli anni del secondo
dopoguerra, producevano soltanto fazzoletti o asciugamani; la massimo,
se l'andamento degli affari era incoraggiante, potevano avventurarsi nello
smercio delle lenzuola in pezza. ... L'articolo, è il caso di notarlo,
si prestava a molteplici usi, alcuni dei quali oggi dimenticati. Oltre
ai fazzoletti da naso, un tempo c'erano stati i fazzoletti "da mano",
da sventolare negligentemente qua e là, i fazzoletti da manica, da manicotto
e da guanti (20 o al massimo 25 di lato), i fazzoletti da taschino, più
che altro "di figura", quelli da collo, usati dai lavoratori a mo' di
cravatta, per detergere il sudore e non macchiare le camicie, i fazzoletti
da testa che proteggevano i capelli e quelli che le donne portavano sulle
spalle al posto dei colletti o per coprire scollature, o come veri e propri
scialli, i fazzoletti "da trasporto" (nel senso che, ben annodati e appesi
a un bastone, servivano a trasportare gli oggetti più diversi a mo' di
fagotto), i fazzoletti da lutto (bianchi col bordo nero), i fazzolettini
da uomo, i fazzolettini da signora e quelli ancora più piccoli, per i
bambini.
brano
e immagini tratti dal libro
MONGRANDO,
TERRA DI TELERIE
Storia e storie di donne,
di uomini e di fabbriche
di Angela Capellaro Siletti
fotografie di Riccardo Ramella Volta
© 2003 - Priuli & Verlucca, editori

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