2017, testo e fotografie dell'architetto Gianni Valz Blin

L'idea di dar vita ad una casa museo, atta a favorire la conoscenza del territorio dell'Alta Valle del Cervo e la valorizzazione della sua memoria storica, nasce nel 1964, in occasione di una mostra etnografica realizzata all'interno dell'Ospizio di San Giovanni Battista, dove nel corso di un'intera estate, migliaia di biellesi ebbero modo di riscoprire il valore delle tradizioni di vita e di lavoro e l'efficacia documentaria di quei molti oggetti d'uso raccolti ed esposti con un richiamo alle loro originarie funzioni. Negli anni successivi seguirono altre rassegne sull'architettura rurale, sull'alpeggio, sull'emigrazione e sul ruolo svolto dalla donna nella società locale; finalmente nel 1973, con la costituzione della Comunità Montana e con l'approvazione dello Statuto, si posero le basi programmatiche per l'attuazione di quel proponimento originario e la costituzione del museo del territorio valligiano. Si definirono gli obiettivi ed il significato educativo e sociale della proposta volta, in via prioritaria, alla formazione civile delle nuove generazioni e alla rivalutazione dell'originale identità culturale dell'area. Nel 1985 l'acquisto di un edificio di impianto settecentesco, ristrutturato interamente nel 1876, consentì ad una apposita Commissione di sensibilizzare la popolazione e di sollecitarne una fattiva collaborazione, già nelle fasi di impostazione del museo e di formazione della dotazione documentaria, facendole prendere coscienza dell'importanza che l'iniziativa veniva ad assumere ai fini della crescita dell'immagine collettiva. Due ingressi, doppia scala, ampio sottotetto e quindici piccole stanze distribuite su cinque piani fuori terra, in un edificio di buon pregio formale posto all'interno del nucleo storico di Rosazza, in un contesto ambientale integro e qualificato, che costituisce un richiamo costante alla storia del luogo, sono un esempio concreto di museo diffuso. Un contenitore non anonimo, dove pietra e legno si integrano e con le decorazioni pittoriche e gli elementi strutturali utilizzati, sottolineano una consolidata agiatezza famigliare, non sminuita dalla presenza della stalla al piano terreno e dell'unico accesso alla casa, per il bestiame e gli abitanti: elemento costante in tenitori segnati da un'economia autarchica di sussistenza, sia nell'abitazione della gente povera che in quelle della borghesia agiata. Fu necessario attivare il volontariato locale e costituire un'associazione culturale di gestione del museo, per far fronte alle esigenze della struttura, da quelle più complesse inerenti la catalogazione e la selezione dei materiali da esporre, fino alle più modeste, relative alla custodia, all'accompagnamento dei visitatori, alle pulizie ed alla vita dell'edificio nella sua quotidianità.
Il gruppo "Valétte an gipoun", costituito da una decina di donne, da qualche anno organizzatesi per la valorizzazione del costume femminile locale, fornì un'immediata disponibilità ed una piena e assidua collaborazione, attraverso un lavoro qualificato ed attento, senza orario e compenso, al di fuori dei ruoli istituzionali. L'Associazione nella sua attività di educazione ai problemi del territorio e di diffusione della conoscenza dell'Alta Valle tenta di fornire strumenti e stimoli per la formazione di una coscienza ecologica che porti ad un riconoscimento dei valori presenti nell'area e ad una loro tutela attiva. La documentazione non convenzionale è articolata per ambienti di vita, per temi e categorie di argomenti rappresentativi di particolarità locali: la lavorazione della sienite, la confezione degli "scapin", le antiche scuole professionali a indirizzo edile, la secolare emigrazione degli uomini.
La "Casa Museo" risulta così ramificata all'interno del territorio valligiano e si integra efficacemente con episodi significativi del paesaggio urbano, che costituiscono presenze storiche e documentarie rilevanti, ricchezze da utilizzare socialmente ed. esposizioni all'aperto della cultura dei valligiani; consente una lettura integrale di una realtà viva che non necessita di interventi particolari, ma solo di sensibile valutazione globale dei suoi contenuti e di riscoperta dei segni utili alla trasmissione della conoscenza complessiva del luogo.
Si sono proposti percorsi tematici, diffusi nell'intera Alta Valle: il parco degli "arbo" di Riabella, il Sacro Monte, le faggete e l'Ospizio di San Giovanni Battista, le cave di sienite abbandonate e parte integrante del paesaggio locale, le antiche strade mulattiere di collegamento alle borgate, le cappelle votive ed i luoghi della religiosità popolare, i cascinali e gli alpeggi legati alla transumanza del bestiame ed alla tradizione pastorale, le opere del Senatore Federico Rosazza Pistolet e del suo eclettico collaboratore Giuseppe Maffei, con le iscrizioni rupestri, le fontane ed i molti lavori in pietra realizzati dagli scalpellini locali; tutte costituenti un sistema ambientale aperto che esalta la presenza dell'uomo come elemento forte e insostituibile nella costruzione dell'immagine del territorio valligiano.
Non è secondaria l'attività formativa e documentaria, di riproposizione dei mestieri artigiani caratteristici: la confezione degli "scapin" e la ripassatura dei tetti in "lose"; due iniziative che hanno visto un discreto seguito di partecipanti ai corsi di apprendimento, nonché la redazione di due brevi monografie illustranti le diverse fasi di esecuzione e le particolarità tecniche delle due lavorazioni.





www.casamuseo-altavalledelcervo.it





2021, fotografie di Giovanni Bertone



www.capotrenogio.it



Prima Pubblicazione dicembre 2017, aggiornamento settembre 2023

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