Nel 1852 nasce la Barbisio, l'azienda viene fondata da una dozzina di cappellai sotto la ragione sociale "Ramasco Bertolen Carlo & C". Nel 1874 la società si scinde in due tronconi, uno dei quali prenderà la denominazione Rolando Barbisio Milanaccio & C". Nel 1886 il cappellificio conta 16 operai, ha una produzione media giornaliera di 50 cappelli. Nel 1900 il numero di operai sale a 85 e nel 1914 i dipendenti sono 350 e la produzione aumenta a 250.000 cappelli prodotti ogni anno. La diffusione del cappello Barbisio fu determinata da una qualità mantenuta costante ed agli inizi degli anni '30 aveva una rete commerciale in Europa, America, Asia, Africa. L'azienda produceva anche per la comunità ebraica di New York, si chiamava Sterne quello che forniva i cappelli neri di tutti gli ebrei che ancora oggi si vedono quando vanno a pregare al muro del pianto. Resta ancora famoso il motto che, negli anni '40-'50, permise al Cappellificio Barbisio di distinguersi: "Barbisio, un nome, una marca, una garanzia".
Il Cappellificio Cervo nasce nel 1897 a Sagliano Micca, sotto forma di cooperativa e nel 1920 si trasferisce in uno stabilimento di nuova costruzione che si estende su una superficie di 5000 mq. Con l'avvento del Fascismo la forma cooperativistica lascia il posto alla società Anonima il cui capitale è conseguito anche mercè la partecipazione delle ritenute sulle paghe quindicinali agli operai. L'aumento di capitale dai 2 milioni del 1922 ai 2 milioni e mezzo nel 1924 consente nuovi investimenti ed il Cappellificio Cervo agli inizi degli anni '20 dispone di 215 addetti. In pochi anni diviene il secondo più importante cappellificio del Biellese e entra nel novero delle ditte conosciute in tutto il mondo. Il Cappellificio Cervo oggi racchiude nelle sue creazioni la grandezza dei due celebri marchi: Barbisio e Bantam, il cappello alpino per eccellenza adottato dall'esercito italiano.
Come nasce il cappello - La prima operazione per la produzione del cappello è la "lavorazione in bianco" che inizia con la mischia di vari pelli e termina con il feltro sagomato. La mischiatura è il passaggio per avere una perfetta distribuzione del pelo, per ottenere ciò si impiega la melangeuse e si affina il tutto con la soffiatrice. Da queste operazioni si ottiene il vello o materasso che in seguito suddiviso costituisce le pesate necessarie per la produzione delle falde. Dopo la rassodatura, la falda viene denominata imbastitura. Dopo la trasformazione dell'imbastitura in coni si passa alla follatura eseguita con acqua bollente, vapore e pressioni diverse sul manufatto. Di seguito il cono viene inviato alla sbarbatrice per mondarlo dalle impurità. Il cono subisce le operazioni di allargatura tese, allargatura testa ed apprettatura. L'ultimo passaggio è alla formatrice. Avvengono poi le operazioni di modellatura, guarnitura, l'attacco delle fodere, l'ornamento e così via. Curiosa la nomenclatura utilizzata nelle varie fasi di lavorazione: la pomiciatura, la piazza, la scialopa, la bridatura, il cifun, il lissuàr, il marocchino, il sommacco, la vallutatrice, ...
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