Racconti
della Valle Cervo Tanti e tanti anni fa, nella località di Bele (sopra San Giovanni d'Andorno), in una caverna viveva un uomo selvaggio. Nessuno ha mai saputo da dove né come fosse arrivato fin lì. L'uomo di Bele (chiamato anche “om salvei”) scendeva abitualmente, parecchie volte la settimana, fino al piano di Bussetti, vicino a Rosazza, e riceveva un'accoglienza festosa dalle donne del posto, che da lui avevano imparato molte cose interessanti: fare il burro, i formaggini e le "miasse". Si fermava un po' con loro e in cambio dei suoi insegnamenti riceveva un bicchiere di vino o una ciotola di latte, un po' di formaggio o di lardo e della farina; a volte anche la pelle di qualche montone o del lo spago per cucire i suoi abiti. Aveva l’aspetto di un mostro: era brutto, magro e piccolino, con la testa grossa e i capelli ispidi. Un giorno l'om salvei si innamorò della più bella fanciulla del villaggio e, in un pomeriggio d'estate, la rapì e la portò con sé in montagna. Una vecchietta, che aveva assistito alla scena, diede l'allarme e subito partirono le ricerche. Gli uomini del paese impiegarono due giorni e due notti a trovare il nascondiglio dell'om salvei. Nella sua caverna, l'om salvei dormiva, e poco distante la ragazza piangeva, appoggiata a un letto di foglie secche. Appena vide la luce della torcia, la ragazza si alzò e uscì dalla grotta. Uno dei quattro uomini era il suo fidanzato, che baciò e prese in braccio la ragazza, e così se ne tornarono in paese. L'om salvei, a cui era stata risparmiata la vita (una leggenda diceva infatti che chiunque avesse ucciso l'uomo di Bele senza essere stato assalito, si sarebbe procurato ogni sorta di sventura), si arrabbiò parecchio, e giurò che non avrebbe mai più messo piede al Pian dei Bussetti. E così fu. E le donne del paese persero per sempre il loro maestro... |
Fotografie
e racconto di Stefania
Nardi
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© agosto 2005