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Rodolfo Boccalatte

Rodolfo Boccalatte è nato a Roma da genitori biellesi che, poco dopo la sua nascita, sono tornati a stabilirsi a Biella, città nella quale egli ha sempre vissuto. Laureatosi in filosofia, si è dato all'insegnamento dedicandosi, nel tempo libero, alla pittura e alla scrittura. Ha esposto in diverse mostre, sia collettive che personali. Documentazione della sua attività pittorica è presente nell'Archivio Storico di Palazzo Bandera.
Ha pubblicato due romanzi: Il vessillo dei re (Eventi e Progetti Editore, 1997) e La fanciulla e lo stregone (Ennepilibri, 2005).

Ho incontrato Rodolfo e gli ho domandato di tracciare un breve autoritratto di se stesso:
Rodolfo è il primo dei miei tanti nomi, quello a cui sono più affezionato. Significa "lupo vittorioso": esprime bene il carattere solare e terrestre al quale mi lega anche il mio destino astrale, il segno del leone.
Sono nato a Roma, il due di agosto dell'anno 1956. La città eterna era allora, come una donna opulenta dai veli disfatti, accasciata sotto la vampa d'un sole che creava miraggi nell'aria e faceva liquefare l'asfalto delle strade. Questo abbacinamento di caldo mi ha procurato - complice anche il passaggio dal latte materno a quello artificiale - un'enterocolite che per poco non ha posto precocemente fine ai miei giorni. Il mal di testa che mi perseguita e mi ha perseguitato per tutta la vita, a partire dagli anni dell'adolescenza, deve aver trovato in quell'antica malattia il terreno adatto per le sue radici. La base materiale è la catena alla quale siamo legati: il mio carattere dispone inni alla terra e al sole, ma il fisico spesso mi tradisce, l'animo non può volare se il corpo lo abbandona.

Lei si dedica sia alla pittura sia alla scrittura:
Fin dall'infanzia mi sono sfogato e coinvolto innanzitutto con la pittura. Scarabocchiavo in modo tremendamente espressivo. Era lì il mio vero istinto, la mia vera direzione. Il non averla coltivata fino in fondo, il non averla accudita a tempo costituisce un rammarico da cui a volte non riesco a liberarmi. Il colore è il mio panteismo, il mio respiro naturale. Assatanavo di tinte pagine e cartoni e immensi fogli di carta da imballaggio. Progettavo la mia Cappella Sistina: una guerra cosmica tra le forze del bene e del male. La mia solarità è stata spesso conturbata da orribili mostri, specialmente durante l'infanzia. C'era un muro scrostato di fronte al letto nel quale dormivo: alla luce del lumino s'animava di creature fantastiche e bizzarre che mi trascinavo nei sogni.

Nel suo ultimo racconto, La fanciulla e lo stregone, Forgio, il protagonista, sfugge l'oppressione di un'estate di città immergendosi nel mondo fantastico e magico vissuto nell'infanzia:
L'elemento magico ha esercitato su di me un influsso profondo e perturbatore. Con la lucidità della ragione ho fugato poi la magia, alla quale credo di non più credere, anche se il sentimento e l'istinto mi riportano ad essa. Amo le favole. Ne ho lette tante. Mi ci sono perso. Mi perdo tuttora. Mi ha incantato - io, per filosofia, illuminista - l'oscuro medioevo. L'Europa ricoperta da foreste, raccontata nelle vite dei briganti o dei santi. Coi pellegrini mi son messo in marcia anch'io alla ricerca di amuleti e di reliquie. Incontri incredibili. Prodigi. Gli spiriti, sul far della sera, che si danno appuntamento nelle radure. Nel profondo bosco l'eremita, raccolto in preghiera, che percuote i tronchi con un bastone per rompere l'assoluto misterioso silenzio di certe ore meridiane. La notte, gli animali fanno sentire i loro agghiaccianti gridi. Oppure le leggende di Dolasilla e del regno dei Fanes, l'arcobaleno che si frantuma e naufraga nel lago di Carezza.
Io: un impasto di ragione e di torbida fantasia, di illuminismo e di romanticismo.


Anche il paesaggio, il bosco in particolare, è un elemento determinante e fondamentale del suo ultimo racconto:

Amo le rughe degli alberi e le cortecce nodose, i rami contorti, ma anche l'apollineo faggio che è per me emblema dell'azzurro, il colore che più mi fa spasimare. Amo la natura in tutta la sua gagliardia limpida e fosca. Detesto la superstizione, ma certe superstizioni mi affascinano.


"La battaglia "
tempera su carta cm.33,5x47,5


"Nel bosco"
acrilico su faesite cm.40x30

 

Due sono stati i romanzi pubblicati:

Il primo romanzo si intitola Il vessillo dei re, pubblicato nel 1997 e in breve tempo esaurito. Il secondo romanzo - o sarebbe più esatto dire racconto lungo - lo conclusi di lì a poco, l'anno successivo. S'intitola La fanciulla e lo stregone che sono riuscito a pubblicare solo alla fine del 2005.
La fanciulla e lo stregone
rivela, dei miei lati, quello magico ed intimistico e l'aspetto contemplativo. Tale aspetto s'intreccia e s'alterna in me con quello trionfalistico e vitale del canto al sole che sorge: eccolo là, fiammeggiante, tra le nere montagne
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Immagine giovanile

 

 

Per concessione dell'autore.
Per suggerimenti, segnalazioni, consigli e materiali su fatti, personaggi e curiosità biellesi: patti.u@libero.it


Patrizia Umilio - 14/01/06

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