Don Marchi un punto di riferimento per i cristiani biellesi.
Forte, deciso, organizzatore, coinvolgente, amico, ha dedicato la sua vita a Dio, alla Chiesa, ed al biellese.

 

"...dimenticate pure me ma non quello che ho detto"

 

Don Fernando Marchi Ha saputo amministrare la chiesa biellese con grande piglio manageriale. Nato a Castell’Arquato, in provincia di Piacenza si era trasferito nel biellese, a Pollone, iniziando la formazione presso il Seminario Vescovile di Biella. Risale al 12 Giugno 1954 la sua ordinazione sacerdotale da parte dell’allora Vescovo di Biella Monsignor Carlo Rossi. Fu viceparroco a Mosso Santa Maria e dal 1960 parroco a Pratrivero. Nel 1979 venne nominato Canonico del Capitolo della Cattedrale di Biella e poi Vicario Episcopale. Servì la chiesa biellese al fianco di quattro vescovi: Piola, Mensa, Giustetti e Mana.

 

 

 

Lo ricordiamo con alcune testimonianze di chi lo aveva conosciuto profondamente:

 

Mons.MASSIMO GIUSTETTI, Vescovo Emerito di Biella:

Il Canonico Monsignor Fernando Marchi è nato nel 1931, è stato Vicario Generale della Diocesi di Biella e Presidente del Capitolo della Cattedrale. La sua morte tragica e improvvisa ha destato grande impressione e commozione.

Una frase del suo testamento spirituale (scritto il primo di novembre 1989 e confermato il 18 gennaio 1996 e nel 2000) mette in rilievo l'autenticità dei suoi sentimenti. "Il più grande desiderio che porto nel cuore è la comunione fraterna, vera e operativa, fra tutti i miei cari confratelli, tra loro e il Vescovo, che amo, stimo e servo con sincerità...".

"Valoroso" è un aggettivo che riassume ed esprime bene la ricchezza di doti e di impegno che hanno caratterizzato la sua vita sacerdotale.

Nella grande celebrazione diocesana del Corpus Domini (22 giugno 2000) esclamò: "Noi vogliamo cantare a Cristo via, verità e vita, ieri oggi e sempre". Ricordando Monsignor Marchi vogliamo tutti nella fede cantare un inno di ringraziamento al Signore per la testimonianza preziosa di questo nostro Sacerdote.

 

 

Il Canonico LORENZO VIOLA, l’amico che lo ha visto l’ultima volta, lo ricorda così:

Il mio ricordo per Mons.Marchi si ferma istintivamente all’ultimo incontro: il martedì 30 aprile 2002, a Veruno, presso una casa di convalescenza dove mi trovavo da una settimana.

Don Fernando proveniva dalla festa annuale del Santo Cottolengo celebrata al mattino presso la "Piccola Casa della Divina Provvidenza" di Biella, e aveva di certo programmato quella visita a me per il primo pomeriggio.

Mi portò i cari saluti del Vescovo e dei confratelli, raccontandomi della lieta ricorrenza liturgica e conviviale.

Fu un quarto d’ora circa di conversazione amichevole, di interessamento per la mia salute, di ragguaglio su pratiche correnti di ufficio, di ricordi comuni, chiuso come sempre con preghiera e di benedizione,e da un abbraccio particolarmente affettuoso.

Lo guardai mentre si avviava sul viale di uscita verso la strada di Gattinara, alle ore 19,45.

Il ricordo, tra i più vividi e pungenti della mia vita, con l’acuta sofferenza di quei giorni, col rimpianto e la riconoscenza sempre viva, è la mia personale testimonianza che l’ultima azione di Don Fernando, il suo ultimo quarto d’ora di vita relazionare, fu quel gesto di carità pastorale e fraterna, di un sacerdote superiore per un confratello infermo.

 

DON MARIO MACULAN, parroco di Pollone, lo ricorda nel bollettino parrocchiale del MAGGIO 2002 con la frase “Non c’è amore più grande per chi dà la vita per la persona amata”.

Descrive inoltre la passione per la montagna ed il canto.

audio: in sottofondo state sentendo frammento di un canto per coro di montagna scritto da Don Marchi

 

 


 

Testamento spirituale di Don Marchi

 

“Magnificat anima mea Dominum…quia fecit mihi magna, qui potens est!”.

Sono vissuto e muoio nella gioia del mio sacerdozio, la grazia più bella, dopo quella della fede.

Amo la chiesa.

Offro a Dio la mia povera vita per la santificazione del clero biellese, per la salvezza di tutte le anime che il Signore mi ha fatto incontrare durante il ministero sacerdotale.

Il più grande desiderio che porto nel cuore è la comunione fraterna, vera ed operativa, tra tutti i miei cari confratelli, tra loro e il Vescovo, che amo, stimo e servo con sincerità.

Chiedo perdono per tutto quello che nelle mie parole, gesti, scelte può essere stato motivo di sofferenza o di cattivo esempio; specialmente se, involontariamente, sono stato causa di contrasti o divisioni.

Nessuno deve chiedermi perdono, perché da nessuno mi sento offeso. Prego la Vergine Immacolata e Regina d’Oropa, di essermi vicina ora e sempre.

Saluto e ringrazio i miei famigliari, tutti; in particolare le sorelle Velia e Giovanna per la paziente e premurosa collaborazione datami nel servire Pratrivero e la Diocesi.

Saluto i parrocchiani diletti pratriveresi, i collaboratori, i giovani (cuore del mio sacerdozio).

Per tutti continuerò a pregare e a tutti chiedo la carità del suffragio.

Abbraccio il mio Vescovo e gli amici sacerdoti.

Se a qualcuno il Signore mi ha concesso di fare un po’ di bene, chiedo una sola cosa: dimentichi pure in fretta questo prete ma non quello che gli ho detto.

Dio ci è Padre.

Addio.

 

 

29 novembre 2002
a cura di Giorgio Gulmini e Stefania Nardi, si ringraziano Susanna Peraldo e il canonico Felice Bertola per la gentilezza mostrata.